IL CASO RECORD

Paziente con Hiv resta positivo al Covid per oltre due anni: "L'infezione è durata 750 giorni"

Secondo i ricercatori dell'Università di Boston, la sua condizione di immunodepressione ha portato alla replicazione del virus per un periodo di tempo estremamente lungo, con persistenti difficoltà respiratorie

18 Set 2025 - 10:29
 © Pixabay

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Un uomo di 41 anni, affetto da Hiv-1 in stadio avanzato, è rimasto positivo al coronavirus per oltre due anni. Si tratta di un caso clinico da record, visto che allo stato attuale rappresenta l'infezione da Sars-Cov-2 più lunga mai documentata. La vicenda è stata riportata sulla rivista scientifica The Lancet Microbe, che ha pubblicato lo studio dei ricercatori dell'Università di Boston che hanno avuto in cura il paziente. Secondo gli esperti, a far protrarre così a lungo l'infezione (ben 750 giorni totali, ossia due anni e 20 giorni) sarebbe stato la sua condizione di immunodepressione.

La sua storia

 Nello studio, citato da Repubblica, viene descritta la storia clinica del 41enne. L'uomo ha raccontato di essersi ammalato di Covid a maggio 2020. All'epoca era periodo di lockdown, e l'uomo non ha avuto la possibilità di accedere alle cure mediche necessarie. In altre parole, non si trovava in terapia antiretrovirale. Dal marzo 2021 a luglio 2022 la bioinformatica Joseline Velasquez-Reyes, insieme ai colleghi dell'Università di Boston, ha raccolto dal 41enne dei campioni virali, che poi ha analizzato. Dallo studio è emerso come il virus, nel paziente, accumulasse mutazioni a una velocità molto elevata, simile a quella che si registra solitamente in una comunità di persone. Sono state poi trovate diverse variazioni nella proteina Spike, usata dal virus per infettare le cellule bersaglio: dieci di queste variazioni, hanno spiegato i ricercatori, corrispondevano alle stesse posizioni osservate nella variante Omicron. Ciò significa che, all'interno di un individuo, il coronavirus può sviluppare mutazioni dello stesso tipo di quelle che danno origine a nuove varianti su scala più ampia.

Non è Long Covid, ma...

 Come scrivono i ricercatori, le persone immunocompromesse possono sviluppare infezioni persistenti da Sars-Cov-2. Il virus sarebbe infatti sopravvissuto per oltre due anni nel paziente a causa dei suoi livelli estremamente bassi di cellule T helper immunitarie presenti: il 41enne ne ha 35 per microlitro di sangue, mentre una persona sana tra le 500 e le 1.500. Non si tratta di un caso di Long Covid, ma di replicazione virale del Sars-CoV-2, che ha causato sintomi respiratori persistenti. Il Long Covid, invece, è la condizione di quei soggetti che, dopo la negativizzazione, continuano ad avere problemi come difficoltà di memoria e respiratorie. In sostanza, dopo la guarigione, accusano strascichi dell'infezione.

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