Il suolo di New York "cede" di 2 millimetri l'anno, quello di Houston di 10. Lo rivela uno studio di Virginia Tech, basato su misurazioni satellitari
Statua della Libertà, Liberty Island, New York, USA © Istockphoto
New York, Dallas, Seattle, Houston e molte altre: ben 28 grandi città statunitensi stanno sprofondando. E lo fanno a una velocità notevole: da 2 a 10 millimetri all'anno. Il fenomeno di subsidenza, cioè il progressivo abbassamento del suolo, è stato evidenziato dalle misurazioni radar satellitari e interessa aree urbane abitate complessivamente da 34 milioni di persone, circa il 12% della popolazione totale degli Stati Uniti. È quanto indica uno studio pubblicato su Nature Cities da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Virginia Tech, il celebre Politecnico di Blacksburg.
In tutte le città analizzate, si sta abbassando almeno il 20% della superficie urbana. In 25 delle 28 città, almeno il 65% sta sprofondando. Città come New York, Chicago, Seattle e Denver stanno sprofondando di circa 2 millimetri all'anno. Mentre la città che si sta abbassando più rapidamente è Houston, con oltre il 40% della sua superficie che cala di oltre 5 millimetri all'anno, e il 12% che sprofonda addirittura a una velocità doppia. Alcuni punti localizzati si abbassano anche di 5 centimetri l'anno. Secondo gli studiosi, il fenomeno è principalmente causato dell'estrazione di acqua dalle falde sotterranee. Ecco perché interessa le zone urbane densamente popolate.
In Texas, dove la subsidenza è aggravata dall'estrazione di petrolio e gas, altre due città (Fort Worth e Dallas) si trovano in una situazione simile a quella di Houston. Altre zone localizzate a rapido sprofondamento includono le aree intorno all'aeroporto LaGuardia di New York e alcune zone di Las Vegas, Washington e San Francisco. Il fatto che alcune parti ben localizzate stiano sprofondando più velocemente delle aree adiacenti fa sì che il terreno si muova in modo irregolare, rischiando di destabilizzare edifici e infrastrutture come strade, ponti e dighe. Il fenomeno è particolarmente rilevante a Houston, New York, Las Vegas e Washington.
Il movimento irregolare del terreno "implica che le infrastrutture possano essere silenziosamente compromesse nel tempo, con danni che diventano evidenti solo quando sono gravi o potenzialmente catastrofici", afferma il professore associato di Virginia Tech che ha curato lo studio, Manoochehr Shirzaei. "Questo rischio è spesso aggravato nei centri urbani in rapida espansione", dove la crescente domanda di acqua dolce porta a depauperare le falde più velocemente di quanto possano essere reintegrate, con conseguenze sulla stabilità del terreno. Secondo Shirzai, l'effetto combinato dei cambiamenti meteorologici con la crescita della popolazione sta accelerando i tassi di subsidenza e trasformando aree urbane precedentemente stabili in zone vulnerabili a inondazioni, guasti infrastrutturali e degrado del suolo nel lungo termine.