Scatta il cessate il fuoco

Tregua tra Thailandia e Cambogia: oltre 260mila sfollati, ora si punta alla pace

Dopo cinque giorni di scontri e decine di vittime, le due nazioni firmano un cessate il fuoco immediato. Ora incontri militari e meccanismi di monitoraggio per evitare nuove escalation

28 Lug 2025 - 13:45
 © Afp

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Dopo cinque giorni di violenti scontri armati lungo il confine, Thailandia e Cambogia hanno annunciato un cessate il fuoco immediato e incondizionato. La decisione è stata ufficializzata al termine di un incontro trilaterale a Putrajaya, in Malesia, presieduto dal premier malese Anwar Ibrahim. La tregua entra in vigore a partire dalla mezzanotte di oggi, ora locale. L'offensiva, scoppiata lo scorso giovedì, ha provocato almeno 35 vittime e ha costretto oltre 260mila persone ad abbandonare le proprie case, alimentando una crisi umanitaria su larga scala. La comunità internazionale, inclusi Stati Uniti e Cina, ha esercitato forti pressioni per porre fine alle ostilità.

Una tregua inaspettata

 Il primo ministro cambogiano Hun Manet e il premier thailandese ad interim Phumtham Wechayachai hanno stretto un accordo di cessate il fuoco senza condizioni, auspicando un ritorno alla normalità per le popolazioni colpite. L'intesa, mediata dalla Malaysia nell'ambito dell'ASEAN, è stata accolta con favore dalla comunità internazionale. Anwar Ibrahim ha parlato di "un primo passo vitale verso la de-escalation e la restaurazione della sicurezza nella regione". I due leader si sono stretti la mano al termine della conferenza stampa, esprimendo la volontà di "ricostruire fiducia e cooperazione".

Bilancio drammatico

 I combattimenti, iniziati con l'esplosione di una mina che ha ferito cinque soldati thailandesi, hanno rapidamente degenerato in scontri a fuoco e bombardamenti lungo la linea di confine. Secondo fonti ufficiali, le vittime accertate sono almeno 35, mentre gli sfollati superano i 260mila. In diverse province cambogiane e thailandesi sono stati allestiti campi di accoglienza. Le testimonianze raccolte nei centri di evacuazione raccontano di famiglie in fuga sotto il fuoco, costrette ad abbandonare tutto nel giro di poche ore. "Non voglio più scappare, voglio solo tornare a casa", ha dichiarato una donna rifugiata nella provincia di Siem Reap.

Mosse diplomatiche decisive

 Determinante è stato l'intervento della diplomazia internazionale. Il presidente americano Donald Trump ha avvertito che eventuali accordi commerciali con Bangkok e Phnom Penh sarebbero stati sospesi in caso di proseguimento delle ostilità. Anche Pechino ha partecipato al negoziato, inviando i propri rappresentanti all'incontro in Malesia. Nella dichiarazione congiunta, USA e Cina sono indicati come "co-organizzatori del vertice". Le pressioni bilaterali hanno accelerato il processo di pace, con la definizione di una roadmap che prevede meccanismi di verifica multilaterali sul rispetto della tregua.

Già domani, alle ore 7:00 locali, i vertici militari dei due Paesi si incontreranno per discutere modalità operative e disinnescare eventuali punti di frizione residui. È inoltre previsto un incontro del comitato congiunto di frontiera il prossimo 4 agosto in Cambogia, per definire i dettagli del monitoraggio della tregua. La diplomazia resta attiva anche sul fronte civile, con l'obiettivo di accelerare il ritorno degli sfollati e favorire la ripresa dei rapporti istituzionali tra i due governi.

Perché la città aspetta il ritorno alla normalità

 Il confine tra Thailandia e Cambogia, lungo circa 800 chilometri, è da decenni oggetto di dispute territoriali, in particolare per l'area intorno al tempio di Preah Vihear, riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità. Nel 2011, un altro confronto armato aveva provocato vittime e danni a siti archeologici. L'attuale crisi è la più grave da oltre un decennio e ha alimentato tensioni interne in entrambi i Paesi. Le popolazioni locali, già segnate da povertà e difficili condizioni di vita, ora sperano che l'accordo rappresenti l'inizio di un processo duraturo di stabilizzazione.

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