Era agli arresti domiciliari a Buenos Aires dal 29 agosto sulla base della decisione del governo di Javier Milei di revocargli lo status di rifugiato
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La Corte Suprema argentina ha espresso parere favorevole all'estradizione in Italia dell'ex Brigate Rosse, Leonardo Bertulazzi. Era agli arresti domiciliari a Buenos Aires dal 29 agosto sulla base della decisione del governo di Javier Milei di revocargli lo status di rifugiato e in virtù anche della richiesta di estradizione dall'Italia, dove l'ex Br deve scontare una pena a 27 anni per il sequestro di Pietro Costa del 1977 e banda armata.
L'ex Br è stato prelevato martedì sera con un blitz delle forze dell'ordine e trasferito in un centro di detenzione in attesa di essere portato in Italia. Lo riferisce il suo avvocato difensore, Rodolfo Yanzón, sottolineando che l'intervento della polizia nel domicilio di Bertulazzi e il suo eventuale trasferimento immediato in Italia "avvengono mentre è ancora aperto un ricorso contro la revoca del suo status di rifugiato politico da parte delle autorità del governo di Javier Milei".
Gli eventi sono precipitati poche ore dopo che la Corte Suprema argentina aveva espresso parere favorevole all'estradizione di Bertulazzi, ai arresti domiciliari dal 29 agosto proprio sulla base della revoca dello status di rifugiato. La sentenza del massimo tribunale argentino accoglieva il parere favorevole espresso dal Procuratore della Repubblica, Eduardo Casal, che riteneva "infondate" le ragioni espresse dalla Difesa nell'appello contro una prima sentenza favorevole all'estradizione della giustizia federale. Ma la stessa Corte precisava a ogni modo nella sentenza che la decisione sull'estradizione non riguarda invece il ricorso presentato dall'ex Br sulla revoca dello status di rifugiato che rimane quindi ancora aperto. Per l'avvocato Yanzón l'arresto di Bertulazzi e una sua eventuale estradizione immediata rappresenta in tale contesto "uno scandalo" e ha annunciato la presentazione di un ricorso anche "in sede internazionale".
Bertulazzi aveva ottenuto lo status di rifugiato nel 2004 sotto il governo di Néstor Kirchner (centro-sinistra), dopo che nel luglio 2003 il giudice federale María Servini de Cubría aveva stabilito che doveva essere rilasciato perché la giustizia italiana lo aveva condannato "in contumacia", un'opzione non prevista dalle leggi processuali argentine. Il 29 agosto, mezz'ora prima di essere arrestato, l'uomo si era visto revocare la decisione amministrativa che sostiene il suo status di rifugiato, una misura tuttavia non completa. Perché, come spiegato dall'avvocato specializzato in diritti umani Rodolfo Yanzón, la perdita definitiva dello status dipende dalla conferma delle autorità giudiziarie.