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Antifa, cos'è il movimento antifascista e perché Trump lo ha dichiarato terrorista

Il presidente degli Stati Uniti firma un decreto esecutivo per inserire Antifa tra le organizzazioni terroristiche: ecco le origini, il funzionamento e i legami con altri movimenti come Black Lives Matter

23 Set 2025 - 01:22
 © IPA

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Il 22 settembre 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un decreto esecutivo per designare Antifa - il movimento antifascista attivo negli Stati Uniti - come "organizzazione terroristica domestica". La decisione, annunciata dalla Casa Bianca e già oggetto di ampio dibattito politico e legale, riaccende i riflettori su un movimento spesso citato, ma poco conosciuto dal grande pubblico. Cosa significa essere considerati "terroristi interni" negli Usa? Chi sono gli attivisti Antifa? E quali sono i legami - reali o presunti - con altre mobilitazioni come Black Lives Matter? In questo approfondimento, spieghiamo in modo chiaro e documentato la natura del movimento, le motivazioni dietro il provvedimento di Trump, e le principali critiche sollevate dagli esperti.

Cos'è il movimento Antifa e come si è sviluppato negli Stati Uniti

 Il termine "Antifa" è l'abbreviazione di "anti-fascist" e si riferisce a un movimento ideologico e politico che si oppone apertamente al fascismo, al suprematismo bianco e a tutte le forme di autoritarismo. Non si tratta di un'organizzazione centralizzata: Antifa non ha leader ufficiali, una sede fisica o una struttura gerarchica. È composto da una molteplicità di collettivi locali e attivisti indipendenti, spesso anonimi, che si coordinano occasionalmente per azioni di protesta.
Le origini del movimento risalgono agli anni Ottanta, con gruppi come l'Anti-Racist Action, impegnati a contrastare la presenza crescente di skinhead neonazisti e organizzazioni suprematiste. Un esempio significativo è il gruppo Rose City Antifa, fondato a Portland nel 2007, considerato tra i più visibili e organizzati negli Stati Uniti.
Le attività di Antifa spaziano da iniziative pacifiche - come campagne di sensibilizzazione e manifestazioni pubbliche - ad azioni più conflittuali, come contro-proteste e, in alcuni casi, scontri con gruppi di estrema destra o le forze dell'ordine. Questa varietà di approcci e l'assenza di una struttura unitaria rendono difficile attribuire responsabilità legali o politiche a livello collettivo.

Il decreto di Trump: contenuto, obiettivi e implicazioni legali

 Con il decreto firmato il 22 settembre, l'amministrazione Trump ha ufficialmente designato Antifa come "organizzazione terroristica domestica". Il documento afferma che il movimento porta avanti una "campagna di violenza politica" volta a ostacolare l'applicazione della legge, intimidire avversari politici e organizzare proteste violente mascherate da azioni antifasciste. Secondo la Casa Bianca, tale classificazione consentirà alle agenzie federali di aumentare la sorveglianza, bloccare finanziamenti sospetti e intervenire più efficacemente per disarticolare le attività del gruppo. Tuttavia, numerosi esperti hanno espresso dubbi sulla legittimità e l'efficacia del provvedimento.
Negli Stati Uniti, infatti, non esiste un quadro normativo chiaro per dichiarare "terroristi" soggetti interni privi di una struttura organizzativa. Inoltre, la libertà di espressione e di associazione, garantita dal Primo Emendamento della Costituzione, pone seri limiti all'applicazione pratica del decreto. Critiche sono arrivate anche da gruppi per i diritti civili, secondo cui la decisione rischia di criminalizzare l'attivismo politico e di colpire indiscriminatamente manifestanti legittimi.

Leader, sostenitori e visibilità pubblica: Antifa ha un volto?

 Una delle caratteristiche più controverse di Antifa è l'assenza di volti riconoscibili o figure pubbliche ufficiali. Il movimento si fonda sull'anonimato e sull'autonomia locale, senza portavoce istituzionali. Tuttavia, negli anni alcune figure si sono espresse, in passato, come ex attivisti o critici interni. Gabriel Nadales, ad esempio, è stato un membro attivo del movimento e in seguito ha preso le distanze, denunciando alcune pratiche violente e l'assenza di trasparenza. Nadales oggi è un sostenitore del dialogo tra posizioni politiche opposte e ha testimoniato davanti al Congresso in merito alla natura del movimento.
Dall'altro lato, esponenti politici come i senatori repubblicani Ted Cruz e Bill Cassidy hanno più volte chiesto una classificazione formale di Antifa come entità terroristica. In ambito culturale e sociale, alcune celebrità hanno espresso simpatia per le cause antifasciste, ma non esistono endorsement espliciti e ufficiali nei confronti del movimento Antifa nel suo insieme.

Antifa e Black Lives Matter: collegamenti, differenze e punti in comune

 Durante le proteste esplose negli Stati Uniti in seguito all'uccisione di George Floyd nel 2020, attivisti Antifa e sostenitori del movimento Black Lives Matter sono spesso scesi in piazza fianco a fianco. Entrambi condividono la denuncia del razzismo sistemico e la critica alla violenza delle forze dell'ordine, ma si tratta di realtà distinte.
Black Lives Matter è un movimento strutturato, con leadership, campagne politiche e un'agenda chiara incentrata sulla giustizia razziale. Antifa, invece, è un insieme fluido di collettivi che operano con metodi e obiettivi più ampi, incentrati sull'opposizione all'estrema destra e all'autoritarismo. Secondo diverse fonti, non esistono legami formali o coordinamenti ufficiali tra i due movimenti. Tuttavia, è documentata una sovrapposizione di partecipanti in alcune manifestazioni, così come la condivisione di spazi pubblici nelle proteste. È importante distinguere tra partecipazione congiunta a eventi e alleanza politica, che non è mai stata formalizzata.

Episodi violenti eclatanti attribuiti ad Antifa

 Negli ultimi anni, diversi episodi di violenza durante proteste politiche negli Stati Uniti sono stati attribuiti, a vario titolo, ad attivisti Antifa o a soggetti che si identificano con il movimento. Tuttavia, la natura decentralizzata e priva di leadership formale rende complesso dimostrare un coinvolgimento diretto e organizzato da parte di Antifa nel suo insieme.
Uno degli episodi più discussi è l'uccisione di Aaron Danielson, avvenuta nell'agosto 2020 a Portland (Oregon), durante una manifestazione che vedeva la presenza di gruppi di estrema destra. L'aggressore, Michael Reinoehl, si era definito un sostenitore di Antifa e affermò di aver agito per “difendere un amico di colore”. Fu successivamente ucciso in uno scontro con le forze federali. L'episodio è stato usato come argomento centrale nelle critiche mosse da Donald Trump al movimento.
Nel 2017, a Berkeley (California), le proteste contro un evento dell'oratore di estrema destra Milo Yiannopoulos sfociarono in scontri violenti, danneggiamenti e lanci di oggetti. Gruppi di attivisti antifascisti vennero identificati come principali responsabili dei disordini.
Più recentemente, nel 2025, l'omicidio dell'attivista conservatore Charlie Kirk ha riacceso l'attenzione sul tema della radicalizzazione politica. Sebbene l'amministrazione Trump abbia indicato l'estremismo di sinistra tra le motivazioni per la classificazione di Antifa come gruppo terroristico, non sono emerse prove pubbliche del coinvolgimento diretto del movimento nell'episodio.
Le autorità federali hanno inoltre citato altri incidenti - come danneggiamenti, incendi controllati e scontri durante proteste antirazziste - per giustificare la nuova linea dura. Tuttavia, secondo diversi analisti legali, tali episodi, pur essendo gravi, non costituiscono di per sé prove sufficienti per applicare una designazione unitaria di tipo terroristico a un'entità che non ha una struttura centralizzata.

Perché Trump vuole eliminare Antifa: le motivazioni dietro il decreto

 La decisione del presidente Donald Trump di classificare Antifa come organizzazione terroristica si inserisce in un contesto politico altamente polarizzato, dove l'estremismo di sinistra viene visto da una parte dell'elettorato conservatore come una minaccia crescente all'ordine pubblico e alla stabilità istituzionale. Secondo quanto dichiarato dalla Casa Bianca, il provvedimento ha l'obiettivo di "interrompere una rete di violenza organizzata che cerca di minare lo stato di diritto e le istituzioni democratiche". 
Dal punto di vista dell'amministrazione, Antifa rappresenterebbe un "nemico interno" capace di influenzare negativamente le dinamiche sociali attraverso proteste violente, disinformazione, infiltrazioni in manifestazioni pacifiche e forme di sabotaggio. In particolare, il movimento è stato accusato di fomentare disordini urbani, attaccare le forze dell'ordine e intimidire oppositori politici durante eventi pubblici.

Politicamente, la mossa di Trump risponde anche all'esigenza di rafforzare la propria immagine come garante della sicurezza nazionale e dell'ordine interno. In un'epoca segnata da scontri ideologici sempre più accesi, l'operazione Antifa diventa un simbolo forte da opporre alla "minaccia della sinistra radicale", termine frequentemente utilizzato nei discorsi del presidente per mobilitare il consenso tra la propria base elettorale.
Infine, la scelta di includere Antifa nella lista nera del terrorismo domestico consente all'esecutivo di attivare strumenti legali e investigativi straordinari - come sorveglianza ampliata, controllo dei finanziamenti e sanzioni penali aggravate - normalmente riservati alle minacce terroristiche estere. Una strategia che, secondo i critici, potrebbe aprire un precedente pericoloso nell'uso del potere esecutivo contro movimenti politici interni.

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