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Morte George Floyd, cosa sappiamo sul caso che sta infiammando gli Stati Uniti

Non si placano le rivolte dopo lʼuccisione dellʼafroamericano per mano di un agente di polizia durante un controllo a Minneapolis, nello stato del Minnesota: ecco cosa è successo dal 25 maggio ad oggi

George Floyd, 46enne afroamericano di Houston, viveva in un sobborgo di Minneapolis da cinque anni ed era un addetto alla sicurezza di ristorante chiuso durante l'emergenza Covid-19. Lunedì 25 maggio è stato arrestato dalla polizia per il sospetto uso di una banconota falsa da 20 dollari per l'acquisto di sigarette. Diciassette minuti dopo l'intervento degli agenti l'uomo è stato dichiarato morto. In un video diffuso succesivamente viene mostrato l'agente di polizia Derek Chauvin premere il suo ginocchio sul collo di George Floyd per 8 minuti e 46 secondi e gli altri agenti non fare nulla per fermarlo. Il filmato ha scatenato una vera e propria ondata di proteste e indignazione prima a Minneapolis, poi in altre metropoli e città americane.

Il rapporto ufficiale della polizia e quello che si vede nel video - Stando al rapporto del dipartimento della polizia di Minneapolis, quattro agenti avevano risposto a una chiamata su un uomo sospettato di falsificazione di documenti. Quando sono arrivati, Floyd si trovava in auto e sembrava star male. Sceso dal mezzo, è stato ammanettato ed è stata chiamata un’ambulanza. Poco dopo Floyd è morto.  Nel filmato si vede invece un poliziotto  che preme il ginocchio sul collo dell'afroamericano per diversi minuti mentre lui dice ripetutamente “Non riesco a respirare”, “Per favore non riesco a respirare”. Pochi minuti dopo l’uomo resta in silenzio e immobile, mentre il poliziotto continua a premere il ginocchio su di lui. fino all'arrivo dell'ambulanza. Floyd verrà portato in ospedale, quindi verrà dichiarato morto.

 

 

Le prime proteste a Minneapolis - Il giorno dopo la morte di George Floyd mentre il video dell'arresto diventava virale centinaia di manifestanti hanno riempito le strade di Minneapolis. La  polizia in tenuta antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni e sparato proiettili di gomma contro la folla, i manifestanti hanno vandalizzato negozi, automobili della polizia e dato alle fiamme il commissariato. “Se partono i saccheggi, si inizia a sparare”, ha minacciato Trump, che ha inviato a Minneapolis cinquecento uomini della Guardia Nazionale. Nella guerriglia urbana sono stati coinvolti anche i media: un giornalista della Cnn è stato arrestato mentre era in collegamento dalla protesta e poi rilasciato.

 

 

L'arresto del poliziotto Derek Chauvin e il licenziamento di altre tre colleghi coinvolti - I quattro agenti di polizia coinvolti nel arresto di Floyd e nella sua morte sono stati licenziati. Uno di loro, Derek Chauvin, è stato arrestato e accusato di omicidio. Secondo quanto riferito dal vicepresidente del consiglio comunale di Minneapolis, Andrea Jenkins, Chauvin e Floyd si conoscevano. Avevano infatti lavorato insieme anni fa come buttafuori in un night club, l'El Nuevo Rodeo.

 

 

Le due autopsie - Secondo un rapporto preliminare sul cadavere di Floyd non sarebbero risultati segni di asfissia o strangolamento fatali per lo stesso uomo. Sono però state messe in evidenza pregresse condizioni di salute alterate dell'uomo, quali problemi di ipertensione cardiaca e disturbi alle arterie coronarie, verosimilmente aggravatisi dalla manovra adoperata da Chauvin al punto da risultare letali. La famiglia di Floyd ha richiesto una autopsia indipendente secondo la quale viene determinata come causa di morte l'asfissia provocata dalla manovra di Chauvin, che ha ostruito il flusso sanguigno verso il cervello nella zona del collo. Anche l'autopsia ufficiale ha stabilito che la morte di Floyd è stata un omicidio e che il cuore e i polmoni dell’uomo avevano smesso di funzionare mentre veniva tenuto fermo dalla polizia

 

 

 

Le proteste dilagano - Nei giorni successivi all’omicidio Floyd la protesta è degenerata in violenza in diverse città americane nonostante la mobilitazione della guardia nazionale in una decina di Stati e il coprifuoco in almeno 25 città: scontri con la polizia, saccheggi, incendi e atti vandalici, che nel Sud hanno travolto anche i monumenti confederati, considerati simbolo dell'epoca schiavista e suprematista bianca. Il bilancio registra anche un morto e due feriti a Indianapolis, nell'Indiana, dopo l'esplosione di alcuni colpi d'arma da fuoco, mentre a Jacksonville, in Florida, un agente è stato pugnalato al collo ed è ricoverato in ospedale. Due morti e un agente ferito nello IowaA Detroit un 21enne è rimasto ucciso. A Minneapolis, epicentro della rivolta, il corpo di un uomo è stato trovato vicino ad un'auto bruciata. Sono oltre 4mila le persone arrestate.

 

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Trump e le proteste - Per il presidente americano non ci sono dubbi sull'appartenenza dei manifestanti riconducibili all'estrema sinistra: "Il ricordo di George Floyd è ora sfruttato da rivoltosi, saccheggiatori e anarchici", Il presidente ha dichiarato in un tweet che “gli Stati Uniti designeranno Antifa come organizzazione terroristica“.

 

 

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Il tycoon aveva già puntato il dito contro il movimento antifascista della sinistra antagonista, accusandolo di essere “promotore delle proteste” scaturite in seguito alla morte di George Floyd per mano della polizia di Minneapolis. Antifa è un movimento politico militante di sinistra e antifascista, che comprende gruppi di attivisti autonomi pronti anche ad atti violenti per combattere tutto ciò che ritengono fascista, razzista o di estrema destra.

 

 

 

#blackouttuesday: si mobilitano il mondo dello sport e dello spettacolo - Da Lebron James ai tweet di Kylian Mbappè, da Naomi Osaka ai sei giocatori Nba che hanno manifestato per strada tra la folla, dai calciatori della Bundesliga che si sono inginocchiati 'alla Kaepernick' o hanno mostrato la scritta "giustizia per George Floyd" dopo aver segnato: il mondo dello sport è in prima fila nelle manifestazioni per la morte dell'afroamericano. Oltre al mondo dello sport anche le star del cinema, della musica, della moda e dello spettacolo si sono fermati sui social per 24 ore. L’iniziativa consiste nell’oscurare il proprio profilo social o condividere un post completamente nero  in segno di protesta e per riflettere su quanto sta accadendo negli Stati Uniti.

 

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