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"Via il nome Ucraina e rieducazione per la popolazione": il manifesto politico di Putin sulla denazificazione in un articolo di Ria Novosti

Sul sito dell'agenzia di stampa della Federazione è apparso un lungo editoriale del politologo e filosofo russo Timofey Sergeytsev sul piano del Cremlino: "Durerà una generazione"

"Cosa deve fare la Russia dell’Ucraina": il manifesto politico di Putin in un articolo di Ria Novosti

"Oggi la questione della denazificazione dell'Ucraina si è spostata su un piano pratico".

E' così che sul sito dell'agenzia di stampa della Federazione Ria Novosti il politologo e filosofo russo Timofey Sergeytsev, in un lungo editoriale, spiega l'operazione speciale in Ucraina e svela il piano del Cremlino. L'obiettivo della denazificazione del territorio ucraino era stato rivelato dallo stesso presidente Putin a inizio invasione. "Durerà 25 anni - rivela Sergeytsev, - via il nome Ucraina e rieducazione per la popolazione".

Il piano di de-ucrainizzazione dell'Ucraina - "L'operazione russa - sostiene Sergeytsev - ha rivelato che non solo la leadership politica in Ucraina è nazista, ma anche la maggioranza della popolazione. Tutti gli ucraini che hanno preso le armi devono essere eliminati, perché sono responsabili del genocidio del popolo russo".

 

"La giusta punizione di questa parte della popolazione è possibile solo sopportando le inevitabili fatiche di una giusta guerra contro il sistema nazista, svolto con la massima cura e discrezione nei confronti dei civili. Un'ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si realizza attraverso la repressione ideologica degli atteggiamenti nazisti e una severa censura: non solo nell'ambito politico, ma anche necessariamente nell'ambito della cultura e dell'istruzione".

 

"Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione è necessario il sostegno della popolazione, il suo passaggio dalla parte della Russia dopo la liberazione dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kiev, dopo il ritiro dall'isolamento informativo. Naturalmente, ci vorrà del tempo prima che le persone si riprendano dallo shock delle ostilità, per essere convinte delle intenzioni a lungo termine della Russia, che non saranno abbandonate".

 

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E anche "l'élite politica ucraina deve essere eliminata perché non può essere rieducata. Gli ucraini devono sperimentare tutti gli orrori della guerra e assorbire l'esperienza come lezione storica ed espiazione della loro colpa".
 

"Gli ucraini mascherano il nazismo chiamandolo 'desiderio di indipendenza' e 'modo di sviluppo europeo'. L'Ucraina non ha un partito nazista, un Führer, - continua l'esperto russo, - ma a causa della sua flessibilità, il nazismo ucraino è più pericoloso per il mondo di quello di Hitler".

 

 

"Denazificazione significa de-ucrainizzazione. La storia dimostra che l'Ucraina, - si legge in un altro stralcio, - al contrario di Georgia e Stati baltici, non è uno Stato naturale, ma i tentativi di costruire uno Stato hanno naturalmente portato al nazismo. Gli ucraini sono un costrutto artificiale anti-russo. Non dovrebbero più avere un'identità nazionale. Un Paese denazificato non può essere sovrano. Denazificazione dell'Ucraina significa anche la sua inevitabile de-europeizzazione".

 

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Di conseguenza "il territorio liberato e denazificato dello Stato ucraino non dovrebbe più essere chiamato Ucraina. La denazificazione dovrebbe durare almeno una generazione, (25 anni), che deve nascere, crescere e raggiungere la maturità nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell'Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ricevuto forme legali e legittime di espressione politica e ha guidato il movimento per 'l'indipendenza' verso il nazismo". Così, "iniziata con una fase militare, seguirà in tempo di pace la stessa logica a tappe di un'operazione militare" e "la Russia non avrà alleati nella denazificazione dell'Ucraina. Poiché si tratta di un affare puramente russo".

 

"La denazificazione come obiettivo di un'operazione militare speciale nell'ambito di questa stessa operazione è intesa come una vittoria militare sul regime di Kiev, la liberazione dei territori dai sostenitori armati dei nazisti, l'eliminazione degli implacabili nazisti, la cattura di criminali di guerra e la creazione di condizioni sistemiche per la successiva denazificazione in tempo di pace".

 

"Per attuare il piano di denazificazione dell'Ucraina, la Russia stessa - ammette l'autore - dovrà finalmente rinunciare alle sue illusioni europeiste e filo-occidentali, per realizzarsi come ultima istanza di protezione e conservazione dei valori del Vecchio Mondo".

 


 

L'attacco all'Occidente - Non solo l'Ucraina nel mirino del Cremlino, ma tutto l'Occidente, che è stato storicamente ingrato nei confronti della Russia, è l'accusa. "La Russia - scrive Sergeytsev- ha fatto tutto il possibile per salvare l'Occidente nel Ventesimo secolo. Ha realizzato il principale progetto occidentale, l'alternativa al capitalismo che ha sconfitto gli Stati nazionali, il progetto socialista. Valori che l'Occidente ha abbandonato, avendo perso nella lotta per se stesso. Questa lotta è andata avanti per tutto il Ventesimo secolo e si è manifestata nella guerra mondiale e nella rivoluzione russa, inestricabilmente legate l'una all'altra".

 

 

Senza dimenticare, inoltre, che la Russia "ha schiacciato il nazismo tedesco, la mostruosa progenie della crisi della civiltà occidentale. L'ultimo atto di altruismo russo è stata la mano tesa di amicizia della Russia, per la quale la Russia ha ricevuto un colpo mostruoso negli anni '90".

 

Bari, bufera sulla statua di San Nicola donata da Putin: c'è chi vuole rimuoverla

Era il 14 marzo 2007 e Vladimir Putin era in visita alla chiesa ortodossa di San Nicola, nel centro antico di Bari, per donare una statua raffigurante il santo alla basilica nella quale sono conservate le sue reliquie. Oggi nel capoluogo pugliese c'è chi chiede di rimuovere quella statua, scatenando forti polemiche: c'è chi grida allo scandalo perché la città conserva una statua dell'uomo che ha scatenato la guerra in Ucraina, c'è chi ribatte che un gesto come la rimozione servirebbe solo ad inasprire i già tesi rapporti internazionali. Fa uno strano effetto vedere oggi quelle immagini di 15 anni fa, quando il presidente russo venne in visita in Italia per un vertice con l'allora premier Romano Prodi, portando in dono la statua, che ora si trova nella piazza della basilica, di fronte al suo ingresso. 

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"Tutto quello che la Russia ha fatto per l'Occidente, - conclude Sergeytsev - l'ha fatto a proprie spese, facendo i più grandi sacrifici. Ma l'Occidente alla fine ha rifiutato tutti questi sacrifici, ha svalutato il contributo della Russia alla soluzione della crisi occidentale e ha deciso di vendicarsi della Russia per l'aiuto che ha disinteressatamente fornito".

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