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The Lost Crown, il convincente ritorno alle origini di Prince of Persia

Il nuovo gioco di piattaforme di Ubisoft si ispira al filone dei "metroidvania" per dar vita a viaggio ricco d'azione, alla scoperta delle insidie del Monte Qaf

The Lost Crown, il convincente ritorno alle origini di Prince of Persia - foto 1
Ufficio stampa

Sedici anni: tanto è passato dall'ultima apparizione di Prince of Persia, gioco di piattaforme creato da Jordan Mechner nel 1989 e finito ben presto nelle mani di Ubisoft.

Dopo aver proposto varie evoluzioni negli anni, oggi il franchise si riaffaccia sul mercato con un episodio che segna un vero e proprio ritorno alle origini: The Lost Crown, nuovo esponente del genere "metroidvania" disponibile su PC e console.

Era la fine degli anni Ottanta quando Prince of Persia, primo capitolo della serie creata da Mechner, arrivò sul mercato lasciando un segno indelebile sull'industria videoludica: l'esperimento realizzato dall'autore statunitense sotto l'egida di Brøderbund è passato successivamente a Ubisoft, che ha cercato più volte di ampliarne la formula dapprima con la trilogia de Le Sabbie del Tempo, poi con un reboot e con l'episodio portatile The Fallen King, entrambi lanciati nel 2008.

 

 

ALLA RICERCA DEL PRINCIPE PERDUTO

The Lost Crown abbandona la formula tridimensionale per riabbracciare con orgoglio la struttura di un gioco di piattaforme a due dimensioni, prendendo in prestito gli elementi che hanno reso così apprezzato il filone dei "metroidvania" (nome con cui vengono accomunate tutte quelle produzioni che hanno ereditato determinati tratti da saghe storiche come Metroid e Castlevania) e portandoci in un'avventura tra le insidie del Monte Qaf.

 

Una storia, quella realizzata da Ubisoft Montpellier, che pesca a piene mani dalla mitologia persiana per offrire un'epopea capace di intrecciare intensi combattimenti, esplorazione di scenari a scorrimento e risoluzione di enigmi in un mondo dove il concetto di "tempo" assume tutto un altro significato. Nei panni di Sargon, uno dei sette combattenti degli Immortali (un gruppo di guerrieri capaci di sfruttare abilità sovrannaturali), il giocatore si trova a esplorare scenari ricchi di pericoli nel tentativo di salvare il principe Ghassan (qui non più nei panni del protagonista). È l'inizio di un viaggio lungo circa venticinque ore capace di ridare prestigio a un brand rimasto nell'ombra per tanto, troppo tempo.

 

 

L'aspetto principale del gameplay di Prince of Persia: The Lost Crown è certamente il suo sistema di combattimento, che fin dalle prime battute di gioco risulta vivace, impegnativo e davvero soddisfacente. I giocatori possono sfruttare una varietà di attacchi e mosse elusive (inclusa una schivata e una sorta di "parata" che si attiva in frangenti specifici) che si evolvono nel tempo, offrendo una capacità acrobatica ancora superiore e una serie di abilità che, una volta "caricate", fanno la differenza contro i nemici più ardui e gli immancabili boss di fine livello.

 

Anche il concetto di tempo, elemento ricorrente della saga ed elemento centrale nella trilogia de Le Sabbie del Tempo, dà vita a meccaniche originali e utili nei contesti più avanzati, aggiungendo uno strato tattico alle battaglie che viaggia di pari passo a un sistema di equipaggiamento incentrato su alcuni amuleti. Ciò dà ai giocatori la possibilità di adattare l'esperienza con un grado di personalizzazione e flessibilità significativo, abbracciando vari stili di gioco per far fronte a una difficoltà che risulta particolarmente ostica già al livello di sfida intermedio.

 

Per fortuna, è possibile intervenire in modo granulare sulla complessità degli elementi (dalla salute dei nemici ai danni che possono infliggere, dalla difficoltà della parata all'intervallo in cui è possibile effettuare una schiavata), venendo incontro anche agli utenti che desiderano vivere una storia interessante senza lasciarsi andare alla frustrazione che, inevitabilmente, può verificarsi di fronte a continue dipartite e altrettante ripartenze dagli immancabili checkpoint, che consentono il viaggio rapido tra le zone già sbloccate durante il cammino ma, come nel caso dei "soulslike", rigenerano i nemici ogni volta che si recupera energia.

 

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TRA COLPI SPECIALI E SFIDE IMPLACABILI

I combattimenti, com'è lecito immaginare in un genere come quello dei "metroidvania", viaggiano di pari passo all'esplorazione e alle meccaniche tipiche dei giochi di piattaforme: man mano che si progredisce e si esplorano le aree del Monte Qaf, Sargon ottiene un'agilità sempre più marcata, sbloccando la possibilità di eseguire manovre più dinamiche e raggiungere punti altrimenti inaccessibili. Così il design dei livelli di gioco, che inizialmente sembra non offrire poi così tanti spunti per gli amanti dell'esplorazione, si apre con passaggi segreti, aree nascoste in bella vista e altre zone che richiedono il completamento di intricate sequenze con tempismo e precisione.

 

Sforzi, questi, che sono ricompensati con tesori nascosti, collezionabili e altri oggetti che torneranno utili lungo il cammino. E quando sembra che non esista una soluzione per raggiungere quel punto particolare, ecco che un pratico sistema di "istantanea" studiato da Ubisoft Montpellier consente di memorizzare uno scatto digitale dello scenario, per poi tornare al luogo designato una volta ottenuta l'abilità che, magicamente, consente di andare oltre l'ostacolo.

 

La miscela tra combattimenti e meccaniche acrobatiche da gioco di piattaforme rende l'esperienza ludica tanto impegnativa quanto entusiasmante, con l'ulteriore bonus caratterizzato da un sistema di enigmi che aggiunge un po' di profondità senza mai risultare eccessivamente cervellotica, richiedendo ai giocatori di utilizzare le nuove abilità acquisite in modi inconsueti. Pur non rappresentando certamente il focus principale dello studio francese, gli enigmi contribuiscono a incoraggiare gli utenti a esplorare con cura gli scenari, rendendo l'idea di tornare nelle aree precedenti un'attività interessante anche dopo decine e decine di ore.

 

 

The Lost Crown eccelle anche nella narrazione e nel worldbuilding, distaccandosi particolarmente dal passato per raccontare la storia di un nuovo personaggio che, di sicuro, nasconde una personalità molto più complessa di quanto si potrebbe intuire dopo le prime battute di gioco. La natura maledetta del Monte Qaf, così come i suoi abitanti che esistono fuori dal tempo, aggiungono un tocco unico al comparto narrativo e fondono insieme le tradizioni di un popolo lontano e uno stile di gioco in cui gli elementi "metroidvania" funzionano benissimo.

 

Abilità sbloccabili ed equipaggiamenti sempre più potenti sono elementi che la software house ha implementato con stile nella formula di gioco e che consentono di mantenere l'esplorazione fresca e avvincente, mentre l'uso delle meccaniche temporali, pur esplorando nuove possibilità di gameplay, è sapientemente intrecciato nella narrazione creando un senso di continuità con l'eredità di Prince of Persia. Non tutto funziona sempre bene, e per certi versi lo stile estetico scelto dallo studio (tanto per la caratterizzazione dei personaggi, quanto per la creazione dei filmati d'intermezzo) potrebbe non riscontrare i gusti di chiunque.

 

Ciò non toglie che questo nuovo corso di Prince of Persia abbia tutte le carte in regola per sorprendere sia fan di vecchia data che sono letteralmente cresciuti con i salti millimetrici e gli ostacoli implacabili del principe originale, sia chi dovesse scoprire per la prima volta la saga con The Lost Crown. Ubisoft ha fatto certamente un ottimo lavoro per consegnare al pubblico un prodotto in grado di accontentare chiunque, riuscendo a garantire una maggiore accessibilità attraverso tante opzioni di supporto che rendono la nuova produzione degli studi di Montpellier adatta a una platea più ampia.

 



Come lo abbiamo giocato

Abbiamo affrontato l'avventura di Sargon in Prince of Persia: The Lost Crown su Xbox Series X, grazie a un codice fornito dal distributore italiano. Per portare a termine l'avventura, a seconda del livello di difficoltà selezionato e della vostra propensione ad andare in cerca del benché minimo segreto, possono essere necessarie dalle venti alle trenta ore. La nuova produzione di Ubisoft offre una localizzazione in italiano, anche se il doppiaggio nella nostra lingua non è presente: i giocatori dovranno accontentarsi dei sottotitoli e dei testi che accompagnano le numerose sequenze d'intermezzo.


Può piacere a chi…
… ama i sistemi di combattimento intensi e veloci
… adora i giochi di piattaforme in cui esplorare e cercare segreti
… vuole vivere una storia che omaggia il passato di Prince of Persia e guarda al futuro

Potrebbe deludere chi…
… sperava in un seguito più tradizionale per la saga
… non tollera le sfide complesse e potenzialmente frustranti
… voleva uno stile estetico e narrativo più in linea gli episodi passati

Prince of Persia: The Lost Crown è consigliato a un pubblico dai 16 anni in su.

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