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Cyberpunk 2077, il nuovo videogame dai creatori di The Witcher ci proietta in un futuro oscuro

Il gioco di ruolo di CD Projekt Red, che vede lʼattore Keanu Reeves nei panni di Johnny Silverhand, riprende lʼopera di Mike Pondsmith trasformandola in un coinvolgente viaggio interattivo

Dopo otto anni dall’annuncio, Cyberpunk 2077 arriva su PC, console e Google Stadia in tutta la sua grandezza. Il nuovo progetto di CD Projekt Red (già autori di The Witcher 3: Wild Hunt) è un gioco di ruolo in prima persona enorme, rigido nella forma, ma in grado di offrire ore e ore di divertimento e coinvolgimento, grazie a una scrittura molto avvincente e a un sistema di crescita del personaggio profondo e ben caratterizzato.

ALLA SCOPERTA DI NIGHT CITY - La vera protagonista del gioco è Night City, la città-stato californiana immaginata negli anni ‘80 da Mike Pondsmith, creatore del gioco di ruolo cartaceo Cyberpunk 2020, che rappresenta l’ispirazione del titolo di CD Projekt Red. L’impatto con la città voluta da Richard Night nel 1994 è lo stesso che si ha la prima volta che si vede una metropoli dal vivo, o una città molto più grande di quella in cui si è cresciuti.

 

C’è un senso di spossatezza, di intimidazione e di spaesamento che dà un po’ di vertigini, e CD Projekt Red, in un atto di lucida follia, decide di cavalcarlo subito senza nessuna remora. Le prime ore di Cyberpunk 2077 possono essere annichilenti, avvilenti e persino complicate, soprattutto se dal titolo di CD Projekt Red, per qualche motivo, vi aspettate una sorta di Grand Theft Auto con silicio e cyber impianti.

 

 

Cyberpunk 2077 è un gioco di ruolo fatto e finito, in una sua versione ovviamente moderna, ibrida, che strizza l’occhio a tantissimi altri generi videoludici, ma resta un titolo formalmente quasi rigido nel modo in cui inserisce il giocatore in un sistema fondamentalmente numerico e statistico. C’è una scheda del personaggio su cui ragionare, un modello di progressione non immediato che si estende allo stesso tempo in orizzontale e in verticale, alcune meccaniche ferree per cui, in modo molto lineare, alcune azioni sono fattibili solo se soddisfiamo requisiti dal punto di vista delle abilità, del background, della storia.

 

Se siete giocatori di ruolo abituali, le prime ore di Cyberpunk vi gettano nella paranoia totale del voler sapere come funziona tutto subito e dei dubbi amletici riguardo la build o la versione di V che volete interpretare, se non lo siete può capitare di sentirsi persi, privi di una direzione, quasi asfissiati. Io faccio parte della prima categoria, e ho comunque avvertito un senso di grandezza quasi spaventoso. Ma è tutto normale, poi passa, soprattutto quando si realizza e si scende a patti con un concetto molto chiaro: le cose a Night City succedono, a volte anche a prescindere dalla nostra volontà, e non si può avere la presunzione di vivere tutto, di controllare tutto.

 

 

La fase di prologo dura tanto e serve per ambientarsi con i tanti sistemi messi a punto dal gioco, che si configura, in termini di riferimenti, come la sintesi di Vampire: Bloodlines e Deus Ex: Human Revolution dal punto di vista della struttura di gameplay, ma il tutto è visto attraverso la prospettiva di gigantismo di un Fallout o di uno Skyrim. L’organizzazione narrativa e delle quest, invece, ricorda il precedente titolo di CD Projekt Red, ovvero The Witcher 3: Wild Hunt.

 

Cyberpunk 2077, pur essendo un open world, non è un sandbox, e la città non offre attività secondarie come minigiochi o elementi fini a se stessi. Tutto è organizzato sulla base di tre grandi categorie di missioni: incarichi principali, incarichi secondari e contratti. Dall’interazione di questi tre livelli e in base al modo in cui li si risolve la trama si dipana attraverso tante piccole scelte che possono portare a ben cinque finali differenti. Il rapporto tra le missioni e la città è fondamentale per godersi il viaggio, perché tutto ruota intorno all’esplorazione e alle tante piccole storie che popolano la città.

 

 

IN GIRO CON KEANU REEVES - L’altro elemento cardine del gameplay (e della storia) è il rapporto tra il personaggio principale, V, che può essere caratterizzato come abilità e aspetto fisico, ma non per personalità, e Johnny Silverhand, interpretato magistralmente da Keanu Reeves. La convivenza tra i due è lo snodo principale della storia e costituisce l’ossatura dell’intera main quest. Da un lato fissa degli obiettivi chiari che trasformano l’ascesa di un giovane mercenario di Night City come V in una vicenda più grande, più definita, che diventa contemporaneamente un racconto di redenzione e di formazione, di persone, più che di eventi, di vita e di morte nel senso più spicciolo e urgente del termine.

 

Il rocker boy non è l’unico personaggio con cui V deve interagire, anzi, e la rete sociale è una delle fonti principali di missioni. Ci sono, infatti, i fixer, che sono i mediatori che offrono lavori ai mercenari come V, nonché un cast di veri e propri comprimari che permette di vivere una serie di archi narrativi secondari. La scelte fatte durante questi incarichi influiscono sulla storia che viviamo e sullo stato del mondo alla fine del gioco.

 

 

Tra i punti di forza dell’ambientazione c’è l’aderenza al canone cyberpunk di Night City, che immaginava il futuro del suo gioco un luogo di eccessi, una sorta di modello che la realtà avrebbe fatto bene a non seguire. Per questo motivo, l’universo narrativo è più pop, glamour ed eccentrico rispetto alla letteratura cibernetica più nota e  il punk conta più della tecnologia. Cyberpunk 2077 racconta una storia che di conseguenza, ha un tono volgare, assoluto, sessista, massimalista e sporco, in un mondo dove lo status quo è rappresentato dal provare a coprire il marciume attraverso lo stile, le luci abbaglianti, la superfici lucide e i soldi, vagonate di soldi. In una città basata sul vizio e l’affermazione di sé, tutto quello che conta è salvarsi la pelle e stringere rapporti personali.

 

Questo contrasto continuo rende le avventure di V e Johnny Silverhand divertenti e la storia raccontata dal gioco coinvolgente e matura.

 

 

ESSERE V - In termini di gameplay il titolo di CD Projekt Red è la summa, fuori scala e imponente, di tutto quello che i giochi a cui si ispira hanno già fatto. Dal punto di vista delle meccaniche non c’è nulla di particolarmente originale, se non il fatto che nessuno, prima d’ora, avesse osato ambire a una simulazione urbana così dettagliata, soprattutto in un contesto dove la tecnologia riveste un ruolo molto importante. Il suo integrare, rielaborare e incastrare in maniera intelligente, senza grosse frizioni, una serie di sistemi già visti non è un difetto, anzi, è una virtù, ma sposta il discorso sulle aspettative. In questi mesi ognuno di noi ha immaginato il proprio gioco ideale, dove magari si sparava come in uno shooter, si guidava come in un racing game e ci si nascondeva come in uno stealth super raffinato. No, Cyberpunk 2077 non è così, e non può esserlo, non oggi, almeno.

 

La rigidità formale con cui si presenta all’inizio Cyberpunk 2077 serve a definire il campo da gioco, che è quello dei giochi di ruolo dove i numeri e la messa in scena sono più importanti dell’azione vera e propria. Quando si spara, sotto c’è un sistema numerico, la struttura schematica dello stealth dipende dai valori del personaggio ed è chiaramente meccanica con i suoi alert a tempo e coni di visuale standard. 

 

 

Le sequenze d’azione, dunque, per quanto abbondanti e frequenti, restano il compendio di un’avventura che ha ritmi lenti, in cui il focus è sulle chiacchierate, sui messaggi del proprio cyberdeck, sul modo in cui si evolvono le situazioni e i rapporti. Si tratta di qualcosa che può non soddisfare il palato di tutti, soprattutto se si associa la prima persona alle dinamiche sparatutto. Questo non significa che i combattimenti non siano divertenti in sé, perché in realtà lo sono, e permettono di sfruttare l’ambiente in tantissimi modi diversi, ma il feedback fisico dei colpi resta sempre molto blando, l’intelligenza artificiale dei nemici non particolarmente brillante e lo stealth parzialmente guidato, affetto dalla solita piaga dei nemici che si divertono a darci le spalle e dei companion che possono permettersi di ballare davanti al centro dell’azione impunemente.

 

Tutto questo accade nonostante i tentativi, intelligenti, di CD Projekt Red di nascondere queste incongruenze, lavorando in maniera a tratti pazzesca sul level design e sulla creatività degli approcci. Rimanere bloccato in un cunicolo perché incapace di aprire un canale discolo (a causa di un attributo basso) e cambiare approccio in corsa, hackerando le difese dei nemici e rendendoli più vulnerabili al fucile da cecchino regala comunque attimi di adrenalina e gioia profonda, nonostante una disposizione non esattamente brillante delle difese nemiche.

 

Nelle fasi di azione Cyberpunk 2077 abbandona quasi la sua natura di raffinata simulazione di città futuristica per abbracciare senza vergogna la sua natura di gioco genuinamente imperfetto, ma incredibilmente divertente, ricco di situazioni molto varie, in grado di alternare momenti di azione frenetici a scene di un’umanità travolgente.

 

 

UNA CITTÀ IMPERFETTA - Per completare Cyberpunk 2077 sono necessarie un minimo di 35/40 ore, ma per scoprire tutte le storie che ha da raccontare sono da mettere in conto oltre 60-70 ore almeno. L’agglomerato urbano realizzato da CD Proket Red è semplicemente ricco di storie che vale la pena vivere. La qualità delle quest secondarie è davvero alta, e il consiglio è di investire tante ore nel conoscere tutti i personaggi che fanno la loro comparsa sul palcoscenico pieno di luci al neon della metropoli neo-americana.

 

La più grande qualità di Cyberpunk 2077, però, è sicuramente la sua capacità di assorbire completamente, senza riserva alcuna, nel suo universo, ed esercita questo magnetismo anche dopo la prima run. Il loop di gameplay articolato da CD Projekt Red è un frullato perfetto di elementi già visti, nonché una delle esperienze più coinvolgenti dell’anno per il modo in cui sono confezionate e messe insieme.

 

Se il titolo di CD Projekt Red, come esperienza, è sicuramente ottima, è altrettanto vero che tecnicamente il gioco presenta dei problemi. Le versioni PC e Stadia, al momento, sono quelle migliori da vedere e da giocare, ma comunque sono presenti diversi bug grafici e qualche errore di troppo, anche se le prime patch uscite dopo il lancio hanno migliorato la situazione, e ne sono in arrivo anche altre. 

 

 

Su console, la situazione è più complicata: la versione PlayStation 4 e Xbox One, se giocata su console di nuova generazione (PlayStation 5 e Xbox Series X|S) è un buon compromesso (e arriverà la patch next gen, gratuita nel 2021), mentre se giocata su PlayStation 4 Pro e Xbox One X il gioco è discreto, ma graficamente le rinunce sono molte. Attualmente, invece, la situazione è disastrosa sui modelli base di PlayStation 4 e Xbox One, dove graficamente è insufficiente e la quantità di bug rende difficoltoso procedere nell’avventura. CD Projekt Red, però, è a lavoro su diverse patch che arriveranno nei prossimi mesi.

 

Di certo, dopo otto anni e qualche inciampo di comunicazione di troppo, da Cyberpunk 2077 potevamo aspettarci un day one migliore. Il paradosso vero è che all’atto pratico il titolo di CD Projekt Red mantiene assolutamente le promesse fatte, e si è rivelato un gioco di ruolo appagante, coinvolgente e memorabile, ma spiace che questa promessa sia stata fatta a un numero di persone decisamente superiore rispetto a quelle che, effettivamente, potranno constatarne l’effettiva veridicità fino a un intervento più deciso da parte degli sviluppatori polacchi.

 



Come lo abbiamo giocato

Abbiamo giocato a Cyberpunk 2077 su un PC equipaggiato di processore Intel Core i7-7700, 16 GB di RAM, NVIDIA GeForce RTX 2070 Super e monitor Acer XB280HK, impostando la risoluzione a 1440p, qualità ultra e raytracing abilitato su medio, ottenendo prestazioni ottime. Su PC con schede grafiche meno potenti trovare un punto di equilibrio invece è più complicato. Abbiamo provato il gioco anche su console, con i risultati non lusinghieri descritti nell’articolo a meno di farlo girare su PlayStation 5 e Xbox Series X/S.


Può piacere a chi…
… ama i giochi di ruolo in prima persona basati sulla storia
… adora i dialoghi a scelta multipla e avere più opzioni per affrontare le missioni
… interessa sperimentare con una personalizzazione del personaggio dettagliata

Potrebbe deludere chi…
… si aspetta un GTA in salsa futuristica
… non ama leggere troppo testo, i ritmi lenti dell’esplorazione e i tantissimi dialoghi
… vuole un gioco d’azione focalizzato sui combattimenti e le sparatorie

Cyberpunk 2077 è un gioco consigliato a un pubblico maggiorenne.
 


 

Vieni su IGN Italia per altre notizie e video su questo gioco!

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