Atmosfera e interazione si fondono nel nuovo videogioco di Double Fine Productions: un'avventura che sfrutta regia, luce e montaggio ambientale per dare un senso senza parole
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La prima produzione dell'autunno di Xbox è Keeper, un'avventura sperimentale creata da Double Fine Productions che riflette, senza parole, su tematiche come connessione e rinascita. Tra surrealismo e fantasia, la nuova opera dello studio narra la storia di una coppia insolita composta da un faro e un gabbiano, pronti a portarci alla scoperta di un viaggio contemplativo in un mondo che cambia faccia al loro passaggio.
Ideato da Lee Petty, figura creativa di spicco dello studio guidato da Tim Schafer, Keeper è un'avventura che mette al centro della sua storia una figura liminale: un faro, conosciuto come Custode. Un dispositivo che emette, guida, connette per definizione, qui si risveglia su un'isola dove non c'è traccia degli esseri umani, crolla e si ricompone in forma deambulante. Una scelta che sulle prime può sembrare bizzarra, ma che rappresenta in realtà una metafora: la trasformazione del faro da architettura a soggetto marca il passaggio da oggetto da osservare ad agente che osserva e modifica, passo dopo passo, caduta dopo caduta.
Keeper attinge a immaginari precisi: i paesaggi impossibili di Ernst e Dalí, le fiabe inquietanti e gentili di The Dark Crystal e Nausicaä della Valle del vento. Non si tratta di citazionismo fine a sé stesso, bensì di una grammatica visiva usata con misura per costruire un luogo fantastico e coerente. La regia "autoriale" voluta da Petty e il resto del team di Double Fine per questa nuova avventura è parte del linguaggio: conduce lo sguardo senza mai costringere, suggerisce senza mai spiegare.
Il gesto di chi impugna il controller è altrettanto misurato: Ramoscello, il piccolo pennuto alleato, può assistere il protagonista raccogliendo e piazzando oggetti, mentre il faro proietta un fascio luminoso che può modificare lo scenario, fa crescere piante, apre passaggi, protegge dalle insidie e, all'occorrenza, può "far luce" su un enigma.
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Già, perché Keeper è un'avventura che basa buona parte del suo fascino sui rompicapo, che nascono dal mondo senza interromperlo. Alcune aree sono più ricche di segreti od oggetti da scoprire per apprendere, tramite i brevi testi che appaiono negli Obiettivi di Xbox, qualche informazione in più sul mondo di gioco e sui suoi abitanti. Altre, invece, chiedono soltanto di sostare, guardare, ascoltare e lasciarsi guidare. Un gioco in cui non esiste il concetto di fallimento o di sconfitta: la progressione, nella manciata di ore richieste prima di arrivare alla conclusione dell'avventura, è un dialogo tra curiosità e risposta dell'ambientazione, che sposta il valore dal superamento alla scoperta, dalla punizione al ritmo contemplativo.
La rinuncia alla difficoltà come metro di valore può spiazzare chi identifica i videogiochi con prove e ostacoli, ma è coerente con i temi che lo studio vuole narrare nella storia silenziosa e affascinante di Keeper (rinascita, compagnia e metamorfosi) che lo studio sceglie di trattare per sottrazione, senza ricorrere a testi (a eccezione dell'interfaccia di gioco e dei succitati obiettivi) né tantomeno alle voci: solo immagini, suoni e le conseguenze delle azioni di chi si trova a guidare il Custode e Ramoscello in questa misteriosa avventura.
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L'ambiguità, nel caso di Keeper, non è indecisione ma spazio interpretativo: si sale verso la montagna non per "chiudere un arco", ma per immedesimarsi in un percorso, per posare il proprio significato tra una scena e l'altra. In cima, forse non ci sono risposte. E in fondo va bene così.
Sul fronte tecnico, la direzione artistica e il comparto sonoro reggono l'impianto audiovisivo: la palette scelta da Double Fine Productions per l'avventura è decisa ma non aggressiva, con creature che si muovono in un delicato equilibrio tra stramberia e dolcezza all'interno di paesaggi da cartolina lunare. La musica composta da David Earl accompagna il Custode e il suo alleato con melodie sommesse, presenti quanto basta per immergerci nello strano mondo in cui si muovono i due. La durata contenuta evita che l'esperienza di gioco possa risultare pesante, anche se il ritmo decisamente compassato (in particolare nelle fasi iniziali dell'avventura) potrebbe non essere adatto a chiunque.
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Con Keeper, Xbox e Double Fine Productions ampliano, senza grossi proclami, la definizione di avventura, seguendo uno stile che in passato è già stato ammirato in produzioni come Journey (e non solo). La sua stessa natura rende impossibile che tutti possano amarlo allo stesso modo, ma chi ha voglia di lasciarsi guidare dalla luce del Custode e dalle intuizioni di Ramoscello troverà nel mondo creato dalla software house un'isola da abitare, più che da conquistare.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo affrontato il viaggio di Keeper su Xbox Series X, accompagnando il Custode e Ramoscello nella loro avventura alla scoperta di un mondo fantastico. Il gioco è completamente localizzato in italiano nell'interfaccia di gioco, mentre non sono presenti dialoghi (e, di conseguenza, un doppiaggio). Keeper è disponibile anche in versione PC e può essere scaricato da chiunque abbia un abbonamento a Xbox Game Pass Ultimate.
Può piacere a chi…
… ama le avventure con una forte identità estetica
… adora l'idea di un mondo memorabile dove la luce è il linguaggio principale
… vuole una storia da scoprire e interpretare lentamente
Potrebbe deludere chi…
… preferisce esperienze di gioco più tradizionali
… ama i videogiochi impegnativi e ricchi di sfide
… non ama le storie dal ritmo contemplativo
Keeper è un gioco consigliato a un pubblico con età maggiore di 7 anni.