PASSI IN AVANTI

Germania: i videogiochi migliorano la salute mentale delle persone con schizofrenia

Una ricerca ha svelato che giocare ai videogiochi può migliorare significativamente le funzioni cognitive e la salute mentale nei soggetti con schizofrenia

10 Lug 2024 - 11:27
 © Ufficio stampa

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In campo medico sono stati fatti enormi passi avanti grazie alla tecnologia. Da quando anche i videogiochi sono entrati nel novero degli ausili utili alla terapia, i progressi nel trattamento di alcune malattie sono aumentati. Un recente studio condotto in Germania ha svelato che giocare ai videogame aiuta i pazienti con schizofrenia a migliorare la propria salute mentale e ne aumenta le funzioni cognitive.

Lo studio è stato redatto da Maxi Becker, docente ricercatore della University Medical Center Hamburg-Eppendorf in Germania e il suo team composto dagli esperti Djo J. Fischer, Simone Kühn e Jürgen Gallinat.

La ricerca ha rivelato che allenarsi ai videogiochi migliora l'attenzione e la connettività cerebrale, offrendo un nuovo promettente approccio al trattamento di questo complesso disturbo mentale. Precedenti ricerche avevano già dimostrato che giocare ad alcuni tipi di videogame potesse migliorare le prestazioni cognitive e la struttura cerebrale in individui sani: si ritiene che questi benefici derivino dall'interazione continua e orientata all'obiettivo con il gioco, che attiva il sistema di ricompensa del cervello e aumenta la plasticità neuronale (cioè il modo in cui il cervello può riorganizzarsi formando nuove connessioni tra i neuroni, che sono le cellule cerebrali). 

Dato che i pazienti con schizofrenia presentano spesso deficit cognitivi e una ridotta plasticità cerebrale, i ricercatori hanno voluto esplorare se questi benefici potessero estendersi anche a questa popolazione. Il team ha reclutato 95 pazienti con schizofrenia e 82 controlli sani. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a uno dei tre gruppi: il primo di allenamento con videogiochi 3D, in cui è stato utilizzato Super Mario 64, il secondo di allenamento con videogiochi 2D a cui è stato assegnato New Super Mario Bros. e un terzo di lettura di eBook come gruppo di controllo attivo, in cui è stata fornita ai partecipanti una selezione di tredici libri tra cui scegliere.

I pazienti coinvolti hanno svolto l'attività assegnata per 30 minuti al giorno per un periodo di otto settimane. Prima e dopo l'intervento sono state condotte valutazioni cognitive e cliniche, mentre per misurare i cambiamenti nella connettività cerebrale è stata utilizzata la risonanza magnetica funzionale. Dopo aver analizzato i dati, Becker e colleghi hanno scoperto che entrambi i gruppi di allenamento ai videogiochi 3D e 2D hanno mostrato miglioramenti significativi nell'attenzione sostenuta rispetto al gruppo di controllo. Questo miglioramento era legato a un aumento della connettività funzionale in una rete che aveva coinvolto l'ippocampo e la corteccia prefrontale, aree del cervello associate rispettivamente alla memoria e alla funzione esecutiva.

In particolare, i pazienti che si sono sottoposti all'allenamento con i videogiochi hanno mostrato anche una riduzione dei sintomi negativi, come l'anedonia (ossia la perdita della capacità di provare piacere dalle attività che di solito piacciono) e l'amotivazione (cioè la mancanza di motivazione o di spinta a impegnarsi nelle normali attività quotidiane). I pazienti hanno anche riferito un migliore recupero generale della salute mentale. "L'interazione continua e guidata da obiettivi con il gioco può avere un impatto sull'autoefficacia sperimentata dai pazienti (definita come la convinzione di essere in grado di padroneggiare i compiti e di affrontare le situazioni prospettiche), che è stata collegata alla salute mentale e alla psicopatologia", hanno spiegato i ricercatori.

I risultati dello studio suggeriscono che i videogiochi potrebbero essere un valido approccio terapeutico supplementare per le persone con schizofrenia, in particolare per affrontare i deficit cognitivi e i sintomi negativi che non sono ben gestiti dai trattamenti attuali. Tuttavia, come tutti gli studi sul tema, anche questo presenta alcune limitazioni, come quella delle ridotte dimensioni del campione, a causa dell'abbandono dello studio da parte dei pazienti.

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