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Giocare ai videogiochi in famiglia fa bene ai bambini, secondo uno studio

Condividere i videogame con parenti e amici offre diversi benefici ai giocatori in erba, stimolando le capacità psicomotorie e la flessibilità cognitiva

Giocare ai videogiochi in famiglia fa bene ai bambini, secondo uno studio - foto 1
Ufficio stampa

In molte occasioni, la tecnologia corre in aiuto di genitori e famiglie permettendo di gestire le problematiche della caotica vita moderna, suscitando tuttavia preoccupazioni sui possibili rischi della dipendenza da gaming nei più piccoli.

In occasione della Giornata Internazionale della Famiglia, uno studio ha rivelato che il gioco online tra familiari non può che far bene ai bambini, rinsaldando anche i rapporti tra genitori e figli.

Lo studio condotto dagli esperti di Horizon Psytech, società attiva nel settore della psicologia sociale, ha avuto come punti di riferimento alcuni servizi videoludici online come quello offerto da Nintendo Switch, focalizzandosi specialmente sulla fruizione degli sparatutto.

 

 

Prendendo in esame il più recente Splatoon 3, il team ha tenuto a precisare come un utilizzo controllato dei videogiochi possa permettere ai bambini di ottenere benefici dal punto di vista cognitivo, nonché nell’allenamento e miglioramento delle capacità visuo-spaziali. "Pur rientrando nella categoria degli sparatutto, Splatoon 3 comprende delle dinamiche che attenuano fortemente l’impatto dei propri contenuti, in linea con l’utenza di bambini (PEGI 7) a cui è dedicato", spiegano gli esperti. "Il mondo di gioco è presentato in formato cartone animato, non si sparano proiettili ma vernice, e non è possibile morire o ferire gli altri giocatori. Pur includendo una dinamica a squadre competitiva, è orientato al lavoro di squadra".

 

I videogiochi appartenenti al genere degli sparatutto sono spesso legati a scene virtuali violente, ma numerose ricerche hanno mostrato come non siano la causa di comportamenti aggressivi. Al contrario, questi videogame potrebbero favorire lo sviluppo di alcune aree del cervello coinvolte in vari processi, come la conoscenza spaziale, le abilità visuo-spaziali, l'azione motoria, l'inibizione degli stimoli e i movimenti oculari.

 

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Gli sparatutto richiedono infatti flessibilità mentale, reazioni rapide e capacità di cambiare compito in tempi relativamente brevi per adattarsi alla situazione, aiutando il giocatore a sviluppare diverse capacità. Queste includono l'attenzione selettiva, il mantenimento dello stimolo visivo, l'inibizione, l'efficacia della ricerca visiva, la soppressione dell'interferenza visiva, la flessibilità cognitiva, il decision making e il multitasking. Questo insieme permette a chi gioca agli sparatutto di essere più reattivo a discriminare informazioni importanti.

 

I ricercatori hanno stilato una sorta di vademecum di cui i genitori dovrebbero tener conto durante l’interazione videoludica con i propri figli, in cui il cardine è rappresentato dalla conoscenza attiva dei giochi, con gli adulti che dovrebbero comprendere se si tratti di contenuti adatti all'età dei figli e agire con un’attività di "parental control" in cui essi stessi partecipano al gioco insieme ai propri bambini, ad esempio creando un account familiare in cui poter condividere delle sessioni di gioco.

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