UN TEMA SCOTTANTE

Cina: una sviluppatrice denuncia il sessismo nel settore dei videogiochi

Una concept artist rivela in un'intervista shock le discriminazioni a cui molte professioniste sono sottoposte nell'industria dei videogiochi cinese

24 Set 2020 - 09:07
 © IGN

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In qualità di concept artist di giochi con sede a Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale di Sichuan in Cina, Scor Mu sapeva che avere personaggi femminili "carini" e "sexy" è una regola tacita del settore videoludico. Ma la 28enne ha recentemente rivelato di aver ceduto al risentimento di fronte a una serie di istruzioni ricevute l'anno scorso in merito al design di un nuovo personaggio, sessualmente esplicite e discriminanti nei confronti delle donne.

"Deve invitare le persone a masturbarsi" si legge nel documento. Mu, pseudonimo con cui la sviluppatrice ha celato il suo vero nome, ha descritto in un'intervista lo shock subìto di fronte a tali parole. Nonostante le regole del settore fossero già profondamente discriminanti nei confronti delle professioniste in Cina, ha affermato quanto imbarazzante fosse stato aver ricevuto istruzioni scritte in un linguaggio così esplicito.

Ma questo è solo un assaggio del sessismo dilagante che ancora regna apertamente nell'industria dei giochi cinese, in genere senza denuncia. Quando le è stato chiesto se avesse intenzione di presentare reclamo formale alla sua azienda, Mu ha fatto intuire quanto tale gesto sarebbe stato vano. "È proprio così che funziona", ha prontamente sottolineato "e non c'è altro modo per andare avanti che essere pazienti e fare il proprio lavoro".

La concept artist non è purtroppo l'unica donna a dover sottostare a tali vessazioni nel suo paese. Nonostante il numero sempre crescente di giocatrici, i videogiochi continuano a essere prevalentemente creati da uomini e sono dunque le loro preferenze e i loro gusti a determinare ciò che gli utenti consumano.

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La questione è giunta al culmine il mese scorso, quando molte gamer hanno espresso indignazione per i commenti sessualmente espliciti pubblicati da Feng Ji, amministratore delegato dello studio indipendente Game Science, a seguito del lancio del trailer del videogioco Black Myth: Wukong.

Anche se le sue osservazioni non menzionavano apertamente il genere femminile, hanno scatenato un violento dibattito sul maltrattamento delle donne da parte di numerosi addetti nell'industria dei videogiochi, così come successo recentemente in diversi paesi occidentali. Molto hanno promesso di boicottare il gioco d'azione, mentre altri hanno purtroppo accusato le donne di femminismo radicale e di voler solo provocare la loro controparte maschile.

Nel 2019, la Cina contava 300milioni di donne gamer, il 46,2% di tutti i giocatori del paese, secondo un rapporto dell'associazione dell'industria dei giochi gestita dal governo nazionale. Questi dati demografici potrebbero a un primo sguardo stonare con gli stereotipi del paese, ma le donne che spendono in videogame rappresentano in realtà meno di un quarto delle entrate derivanti dall'industria videoludica in Cina.

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Questo tipo di discriminazione di genere è comune per diversi profili professionali presso molte delle principali software house in Cina. Secondo Tingting Liu, docente associata presso la Scuola di giornalismo e comunicazione dell'Università di Jinan, in genere sono gli uomini a sviluppare i videogiochi, mentre le donne lavorano principalmente in pubblicità e nel servizio clienti. "Il marketing erotizzato ha anche a che fare con questo tipo di struttura", ha detto Liu, "E poiché la maggior parte dei consumatori di giochi sono uomini, considerano principalmente i loro bisogni come genere maschile".

In un recente studio che esamina l'esperienza di gioco delle donne cinesi, Liu e un altro ricercatore hanno intervistato 11 giocatrici e cinque giocatori di sesso maschile. Hanno scoperto che gli uomini credono comunemente che le abilità necessarie per ottenere un punteggio elevato nel gioco siano esclusive dei maschi. Lo studio ha inoltre rivelato che le donne sono costantemente sminuite e sottoposte a insulti di genere. Alcune giocatrici, infatti, finiscono per essere relegate al ruolo di "accompagnatrici" dei loro compagni di sesso maschile e considerate esclusivamente come un "divertente piacere per gli occhi".

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