L'intelligenza artificiale entra in Call of Duty: Black Ops 7 e apre il dibattito su profitti e posti di lavoro, raggiungendo persino la scena politica
© Ufficio stampa
L'uso dell'intelligenza artificiale generativa all'interno di Call of Duty: Black Ops 7 ha scatenato un'ondata di polemiche nel settore dei videogiochi, al punto da far intervenire persino un deputato del Congresso statunitense. Al centro del caso ci sono alcune immagini utilizzate per la personalizzazione estetica del profilo utente, che molti ritengono siano state create dall'IA e non dagli artisti di Activision.
Sui social si sono moltiplicati i messaggi che segnalano illustrazioni dall'aspetto "sintetico" e che, secondo diversi utenti, richiamerebbero in modo evidente lo stile delle opere dello Studio Ghibli, storica azienda d'animazione giapponese. Il tutto si inserisce nella fase in cui le immagini "in stile Studio Ghibli" prodotte dall'IA hanno fatto il giro della rete, diventando virali soprattutto nella prima parte dell'anno.
Di fronte alle critiche, Activision ha rilasciato una dichiarazione alla stampa specializzata in cui non ha negato di usare l'intelligenza artificiale, cercando tuttavia di ridimensionarne il peso nel processo produttivo: l'azienda afferma di impiegare "una varietà di strumenti digitali, compresi strumenti basati sull'intelligenza artificiale" presentati come supporto per i team di sviluppo, sottolineando a ogni modo che il processo creativo sarebbe "guidato dai talentuosi professionisti negli studi".
Un dettaglio che non è passato inosservato è la dichiarazione di limitazione della responsabilità sulla pagina Steam di Call of Duty: Black Ops 7. Lo studio dichiara espressamente di fare uso di "strumenti di IA generativa per contribuire allo sviluppo di alcune risorse di gioco": una formula giudicata da molti poco trasparente, soprattutto alla luce delle polemiche degli ultimi giorni e del prezzo di vendita del gioco, creato da uno degli studi più importanti e ricchi del settore dei videogiochi e non certo da un piccolo team indipendente.
Non è la prima volta che la serie di Call of Duty si trova al centro di contestazioni simili. Già lo scorso febbraio, infatti, Activision aveva ammesso di aver usato l'IA generativa nello sviluppo di Black Ops 6, tra cui una schermata di caricamento con una versione di Babbo Natale a tema zombi che, ben presto, era stata bollata da una parte della community come "sbobba artificiale".
La discussione ha ora superato i confini dell'industria dei videogiochi. Il deputato democratico Ro Khanna, figura molto attiva nel dibattito sulla regolamentazione dell'IA, è intervenuto sui social network commentando il caso Call of Duty: secondo Khanna, sono necessarie delle norme che impediscano alle aziende di usare l'intelligenza artificiale per eliminare posti di lavoro al solo scopo di aumentare i profitti, mentre gli artisti impiegati in queste realtà dovrebbero inoltre avere voce in capitolo su come la tecnologia viene utilizzata e condividere parte dei guadagni generati.
Il parlamentare propone anche una tassa sui casi in cui si verifica una "sostituzione di massa" della forza lavoro per favorire gli strumenti basati sull'intelligenza artificiale: da tempo, Khanna chiede regolazioni più dure per un settore che assorbe una quota sempre maggiore degli investimenti e della crescita economica statunitense.
Il caso Call of Duty diventa dunque un esempio concreto di come la tecnologia stia trasformando non solo la produzione industriale tradizionale ma anche i settori culturali e creativi, come nel caso dell'intrattenimento digitale e di conseguenza dei videogiochi.
Al di là di Activision, l'uso dell'IA generativa si sta diffondendo a macchia d'olio nel settore dei videogiochi: Square Enix ha annunciato di voler automatizzare una fetta consistente delle attività di controllo qualità grazie all'intelligenza artificiale, mentre vari sondaggi indicano che tanti studi, in particolare nel territorio nipponico, abbiano già integrato questi strumenti nel proprio flusso di lavoro.
Guardando al mercato occidentale, colossi come Embracer e Microsoft parlano ormai apertamente di IA come leva per "ottimizzare" i tempi e i costi di sviluppo dei propri videogiochi, continuando a operare licenziamenti su licenziamenti nel tentativo di ridurre i costi, massimizzando così i profitti.