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Il fenomeno "archeogioco": studiare i mondi virtuali dei videogiochi per ricostruire la storia

Esperti e archeologi sono impegnati in alcuni studi accademici per analizzare i mondi virtuali, al fine di ricreare siti storici reali o di fantasia

Il fenomeno "archeogioco": studiare i mondi virtuali dei videogiochi per ricostruire la storia - foto 1
Ufficio stampa

Ricorrere ai videogiochi per studiare elementi della realtà non è più un caso raro.

Sono centinaia, infatti, gli studi che riportano incredibili risultati o traguardi raggiunti in diversi ambiti proprio grazie all’uso dei mondi virtuali: tra questi spicca quello dell’archeologia, che sta traendo enorme giovamento dai videogame grazie a ricostruzioni storiche accurate presenti nella trama di molti titoli di successo.

È il caso di Alex e Pat, nomi fittizi di due scienziati che, durante il lockdown del 2020, hanno giocato insieme ai videogiochi per poter restare in contatto ed evadere dalla clausura forzata causata dalla pandemia.

 

Lʼestetica deviata di Bloodborne

 

Un'esperienza, questa, che ha permesso ai due di scoprire gli enormi progressi raggiunti dai videogame nella creazione di scenari e storie avvincenti, al punto da spingerli a dedicare molte ore al di fuori del lavoro per studiare i mondi che esploravano virtualmente e documentare le loro scoperte su YouTube. I franchise che più hanno catturato l’attenzione dei due esperti sono stati quelli prodotti da From Software, studio giapponese famoso per giochi come Dark Souls, Bloodborne ed Elden Ring: titoli ambientati in mondi fantasy dall'aspetto medievale, con combattimenti difficili e spettacolari boss fight che vantano un'immensa aura di mistero voluta dagli autori per non rovinare l’esperienza di gioco ai propri utenti.

 

"Il 95% della storia di queste cose è stata cancellata dai documenti, proprio come nella storia reale", ha dichiarato Alex, cresciuto ad Atene e dunque abituato a vedere rovine di antiche civiltà messe lì senza troppe spiegazioni. "Le rovine non sono lì perché tu le possa interpretarle e comprenderle", racconta lo scienziato. "Nonostante tutto, tu ti trovi lì. Non tutto è pensato per te".

 

 

Elden Ring, ultima creatura dello studio diretto da Hidetaka Miyazaki, è pieno di elementi architettonici unici come un'enorme città sotterranea, ma se i giocatori vogliono sapere come sono nati questi luoghi, l'unico modo è di ricostruirli. I due esperti hanno dovuto lavorare molto per mettere insieme una teoria che arrivasse a spiegare i dettagli di nascita e sviluppo dei mondi di FromSoftware al fine di documentarle su YouTube, dove fanno parte di una community interessata a una disciplina accademica relativamente nuova chiamata "archeogioco".

 

Tale termine è stato coniato dall'archeologo Andrew Reinhard ispirandosi alle domande che si poneva giocando a World of Warcraft dieci anni fa. "Giravi per le sue ambientazioni, e all'improvviso sbucava fuori un tempio in rovina. Come è arrivato lì?", si interrogava Reinhard, che si è talmente interessato a questi mondi fantastici da svolgere la tesi di dottorato su studi archeologici di giochi amatissimi come The Elder Scrolls V: Skyrim e No Man's Sky, arrivando persino a studiare anche Fortnite, interessante per i suoi continui cambiamenti.

 

 

"Mio figlio vi dirà che sono diventato un giocatore incallito di Fortnite per poter sopravvivere", sostiene Reinhard, il quale confida di voler capire e documentare la cultura umana. "Gli spazi digitali hanno questo tipo di risonanza emotiva e di connessione attraverso le generazioni e i confini geografici", sostiene l'archeologo, che sottolinea come molte persone ricordino ancora i mondi delle serie di Super Mario o The Legend of Zelda. "Come archeologo, si prova una sorta di brivido nel vedere tutto ciò svolgersi in tempo reale".

 

Lo studio dei mondi virtuali non è ancora del tutto diffuso tra i suoi colleghi archeologi, ma si tratta di un campo in crescita che vede altri colleghi utilizzare tali universi per comprendere meglio la storia e ricrearla nel mondo reale. L'archeologa Kaitlyn Kingsland, della University of South Florida, ha studiato un'antica villa in Sicilia in cui i visitatori devono stare in piedi su piattaforme rialzate e guardare in basso gli intricati mosaici sul pavimento per proteggerli. Sta lavorando con un team per dar vita a un videogioco utilizzando i dati 3D esistenti, in modo che le persone possano camminare virtualmente sui pavimenti a mosaico come facevano i Romani.

 

 

Colleen Morgan, archeologa del Regno Unito che lavora all'Università di York, non solo ha ricreato virtualmente mondi antichi ma cerca anche di capire se l'interazione con avatar virtuali di personaggi storici cambierà il punto di vista delle persone, che stando alle sue parole compaiono al momento come "blob senza volto". Morgan ha collaborato con alcuni ricercatori e creatori di videogiochi a un esperimento in cui è emerso che, dopo che i visitatori di un museo avevano trascorso dieci minuti in realtà virtuale con due personaggi storici dell'epoca romana, hanno seguito con maggiore attenzione le mostre a loro dedicate.

 

I ricercatori cercano di creare rappresentazioni storiche accurate in ambienti virtuali. Per i due archeologi Pat e Alex, amanti dei giochi di From Software, il divertimento sta tutto nel fatto che ciò che cercano di capire riguarda opere di fantasia. "Poter contare su una simile diversità di interpretazioni per un gioco è fantastico, mentre cimentarsi in interpretazioni troppo fantasiose per la storia reale risulta un po' più problematico", confidano i due. "Alcune interpretazioni sono giuste, altre errate oppure consequenziali. È come se ci trovassimo in una sorta di 'sandbox' per le persone reali interessate ad approfondire la storia attraverso il mondo virtuale".

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