LO DICE UNO STUDIO USA

Sui fondali marini c'è una "rete elettrica" vivente

Secondo uno studio della University of Southern California la rete sarebbe costituita da microrganismi mangia-metano. La scoperta potrebbe portare a strategie innovative contro i gas serra prodotti dalle attività umane

02 Set 2025 - 14:17
 © Azienda promozione turistica

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Sui fondali marini vivono microrganismi in grado di mangiare il metano, un gas serra molto più potente della CO2, e ora si è compreso come ci riescono: due microbi molto diversi tra loro lavorano insieme formando una rete elettrica vivente, capace di consumare questo gas che fuoriesce dal fondale prima che raggiunga l'atmosfera. 

Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Science Advances e guidato dalla University of Southern California, che potrebbe portare a strategie innovative anche contro i gas serra prodotti dalle attività umane. Nessun microrganismo da solo è in grado di consumare il metano, e infatti i ricercatori hanno scoperto che a fare il lavoro è una coppia inedita. Da un lato c'è un tipo di microbo appartenente agli Archea, uno dei tre grandi gruppi insieme a batteri ed eucarioti in cui sono divisi gli esseri viventi: questi scompongono il metano, ma il processo rilascia elettroni che, se non vengono presi in carico da un'altra molecola, bloccano tutta la reazione. Qui entrano in gioco i batteri, che non sono in grado di consumare il gas, ma aiutano gli Archea trasferendo gli elettroni alle loro molecole di solfato. L'intero processo funziona perché i due tipi di microrganismi si uniscono in una sorta di rete elettrica e gli autori dello studio sono riusciti per la prima volta a misurare in laboratorio lo scambio di elettroni grazie a campioni raccolti da diversi fondali, incluso quello del Mar Mediterraneo.

"Queste collaborazioni microbiche agiscono come sentinelle naturali, svolgendo un ruolo cruciale nel limitare il rilascio di metano nell’oceano e nell’atmosfera", dice Hang Yu, che ha guidato i ricercatori. "La scoperta evidenzia quanto abbiamo ancora da imparare sugli ecosistemi microbici da cui dipendiamo", aggiunge Victoria Orphan del California Institute of Technology e co-autrice della ricerca. 

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