Roberta Vitanza Gioielli Custodi. Gioielli artigianali che custodiscono emozioni preziose
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
La jewelry designer Roberta Vitanza firma la collezione Ciatu: un respiro di Sicilia racchiuso in ogni creazione
di Elena MisericordiaRoberta Vitanza è la designer e fondatrice del brand Roberta Vitanza Gioielli Custodi, marchio indipendente, che esprime una visione poetica e, al tempo stesso, tecnica del gioiello. Le sue creazioni infatti uniscono tecnologia, tradizione e sensibilità artistica, realizzando una sintesi autentica e personale tra design e storytelling. Ogni pezzo è concepito come un microcosmo da indossare, un frammento di bellezza agita e vissuta, una pagina scritta in una grammatica visiva di metallo e sentimento: esso racchiude un racconto e una preziosa eredità di valori.
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
I gioielli non sono solo accessori da sfoggiare ma “parole da portare”, custodi silenziosi di emozioni, memorie e momenti del vivere quotidiano. Essi proteggono ciò che nelle nostre esistenze è prezioso, fragile e transitorio, trasformandolo in un segno permanente da indossare.
L’ispirazione arriva da un intimo intreccio tra l’esperienza personale della designer, la passione per l’antiquariato, l’arte e il gioiello d’epoca.
Nel 2023 ha preso forma Ciatu, la prima capsule collection firmata da Roberta Vitanza, omaggio lirico e sensoriale alla Sicilia, sua amata terra di origine. Il nome in dialetto locale significa “respiro”: una carezza dell’anima che rivolge un pensiero affettuoso e sincero alle persone amate. La collezione è un viaggio intimo e collettivo nella memoria, nei paesaggi e nelle atmosfere dell’isola. Ogni pezzo racchiude l’eco della nobiltà decadente, della luce mediterranea, del profumo dei gelsomini, delle fronde d’ulivo e della bouganville. Le forme e i colori si ispirano alla natura, all’arte rinascimentale e barocca, alla gioielleria borbonica dell’Ottocento.
Tutti i gioielli sono ideati da Roberta con l’ausilio di tecnologie 3D e forgiati a mano da artigiani italiani, in serie limitata o su ordinazione, secondo le tecniche dell’alta gioielleria: miniature, saldature a fuoco, incassature senza colla. Ciascuna creazione è priva di nichel e rifinita con cura attraverso la tecnica dello smalto a freddo, abbinata a una doratura 18kt su base in bronzo, argento 925 o, su richiesta, in oro massiccio.
Chi è Roberta Vitanza? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?
Sono nata in Sicilia, a Messina, città che – per motivi di studio e di lavoro – ho lasciato presto per trasferirmi a Roma, dove mi sono laureata in storia dell’arte e specializzata in didattica museale e storia della grafica italiana in età moderna. Ho lavorato nel settore della ricerca storico-artistica, dell'antiquariato e del gioiello d’epoca. È stato allora che ho compreso il mio desiderio di diventare, a mio modo, parte attiva dei processi creativi oggetto dei miei studi, ascoltando finalmente il richiamo del grande amore per i gioielli che mi ha accompagnata fin da piccola, insieme alla passione per il disegno. Ho capito che progettare gioielli sarebbe stata la forma espressiva più adatta, autentica, personale e terapeutica con cui poter intervenire sulla realtà, plasmandola con la bellezza, anche quando quella stessa realtà mi deludeva. Ho iniziato a seguire, a Roma, alcuni corsi di oreficeria e manipolazione di metalli non preziosi e a realizzare a mano i primi bijoux, molto diversi dai miei gioielli attuali. Sognavo di diventare un’artigiana orafa, ma l’acuirsi di un problema alle mani non me lo ha consentito. Pur di non abbandonare la strada che sentivo mia, ho iniziato a ricercare metodi alternativi per disegnare i miei gioielli e ho scoperto il mondo dei software 3D; alla fine del 2015 mi sono trasferita a Milano per specializzarmi in Design del Gioiello al Politecnico, affinare le mie conoscenze nel settore della modellazione 3D e frequentare ulteriori corsi di formazione alla Scuola Orafa Ambrosiana. Da allora ho lavorato come designer 3D di gioielli e product developer per alcuni marchi e operatori italiani di settore.
Quando e com’è nato il brand Roberta Vitanza Gioielli Custodi?
Il brand è nato nell’ottobre del 2022, da una parte come naturale prosecuzione di anni di riflessioni, elaborazioni, esperienze personali e professionali, dall’altra come manifestazione liberatoria di una precisa metodologia di lavoro e di gioiello, che andasse oltre i trend e le mode del momento. Volevo rappresentare la mia personale visione del bijoux come il racconto del modo in cui ci si muove nel mondo, la celebrazione della vita nei suoi momenti più fragili e preziosi, l’espressione di una particolare filosofia che da sempre identifica gli accessori come “custodi”. I Gioielli Custodi sono “parole da portare”, scrigni silenziosi di emozioni e ricordi, promemoria quotidiani di bellezza, a prescindere dalla preziosità del materiale. Ogni progetto che firmo vuole essere un diario personale che dialoga con i sentimenti, il tempo e la storia di chi lo sceglie e lo completa.
Come mai i gioielli? Cosa rappresentano per te questi accessori?
Il gioiello per me è un gesto, non un semplice oggetto; è connesso non solo all’identità e ad un profondo valore emotivo, ma soprattutto al “fare”: è un alleato della nostra storia quotidiana, è quel dettaglio che corona e approfondisce le nostre scelte e le nostre azioni, a partire dal nostro gesticolare. È quell’amore per il particolare che parla a noi stessi prima ancora che agli altri. Per questo, per me, è il simbolo esatto del concetto di bellezza agita più che soltanto contemplata, assorbita e rimessa in circolo ogni giorno attraverso il nostro modo di muoverci nel mondo. Inoltre, conservo nitido il ricordo della sensazione di mani adornate di anelli, che da piccola mi accarezzavano: il tintinnio delle dita di mia madre, delle mie nonne e delle mie zie, che vestivano i gioielli di famiglia o quelli scelti con cura quotidianamente prima di uscire, come fili d’amore che legano alle proprie radici e ai momenti più belli. Da qui il senso del gioiello come custode che protegge ciò che nel nostro vissuto è fragile, transitorio ma prezioso, e lo trasforma in segno da indossare per combattere cinismo e superficialità.
Quali sono le cifre stilistiche distintive delle tue creazioni?
Ogni mia creazione è un fitto dialogo con il corpo e con l’anima, nasce per ricordare chi si è e dove si desidera andare, nonostante tutto e tutti, in qualsiasi attimo; ogni scelta tecnica, dal materiale alla forma, dal colore degli smalti sino alla tipologia delle pietre, partecipa a questa missione e ha un significato. Gli elementi compositivi sono spesso sospesi in un continuo gioco di equilibri delicati da preservare. Il Gioiello Custode non ha occasione d’uso perché è pensato per accompagnare in ogni momento della vita con un’indossabilità confortevole e con attenzione meticolosa al particolare.
Nel 2023 hai firmato la tua prima capsule collection “Ciatu”. Come la descriveresti? Come mai la scelta di questo nome e cosa significa?
La mia prima collezione “Ciatu” ha visto ufficialmente la luce nel 2023, ma in realtà è nata nella mia mente e nel mio cuore già nel 2020, durante la pandemia, periodo per me di lontananza nella lontananza, in quanto amplificatore della distanza dalla mia famiglia d’origine e dalla mia terra. Il nome che ho scelto, infatti, non è casuale, dopo quel periodo di mancanza di ossigeno: “ciatu” è una parola del dialetto siciliano che letteralmente significa “fiato, respiro”. È anche il vezzeggiativo con cui affettuosamente si chiamano le persone che si amano, è un termine che sigilla i legami che accompagnano per tutta la vita, proprio come l’atto del respirare. Le forme e i colori della collezione sono un omaggio ai paesaggi siciliani, alla natura mediterranea, all’arte rinascimentale e barocca, studiata a lungo in passato, e alla gioielleria borbonica del Sud Italia. I gioielli, progettati da me con l’aiuto di software 3D e rifiniti a mano dagli artigiani italiani di mia fiducia, vengono realizzati in piccole quantità o su richiesta. Ciatu è un omaggio alla mia famiglia, alla nobiltà decadente della mia Isola, alla mia storia, alle radici. Ѐ il racconto di un incontro tra paure e sogni, di un mondo fragile, sospeso, malinconico, incantevole, che prende ispirazione dalla Sicilia, ma si rivolge a tutti coloro che sono lontani da casa propria, dai luoghi e dalle persone a cui sentono di “appartenere”, al di là dei chilometri che li separano. Uso questo termine per fare riferimento ad un’espressione siciliana, utilizzata nel paesino dei Nebrodi, di nome Naso, dove è nato il mio papà e dove tornavo spesso da bambina. Gli abitanti del posto, infatti, abituati a conoscersi tutti tra di loro, quando non riuscivano a identificare qualcuno, gli chiedevano in dialetto: “a chi appartieni?”, per intendere: “da dove provieni?”. Questa domanda mi ha sempre riecheggiato nel profondo.
Che importanza assumono (e come si conciliano) artigianalità Made in Italy e tecnologia 3D nell’ambito della tua produzione?
Sono basilari. Sono convinta che, se si sceglie di lavorare nel massimo rispetto dell’apporto umano, il progresso può intersecarsi con la tradizione e creare degli ibridi interessanti, in cui ciascuna delle parti viene valorizzata e riletta sotto una nuova luce, senza perdere di qualità. La tecnologia mi ha salvata perché mi ha consentito di sostituire in parte le mie mani, che non posso più utilizzare per la realizzazione autonoma dei gioielli. Senza i software 3D non potrei fare questo lavoro. Mi piace definirmi una “artigiana di nuova generazione”: sono, cioè, una designer che, con l’approccio mentale di un’artigiana tradizionale, interviene direttamente nei processi produttivi attraverso mani “virtuali”. Non mi limito a realizzare un disegno e ad affidarlo ai maestri orafi perché siano loro a studiare il modo di concretizzarlo, individuando le fasi tecniche più adatte per raggiungere il risultato, ma scolpisco virtualmente l’oggetto e la materia, avendo già in mente le esatte proporzioni e le tecniche necessarie per trasformare l’idea in prodotto finale. In tal modo, rendo il processo creativo “disciplinato” e fornisco precise indicazioni agli artigiani perché rifiniscano a mano il gioiello, arricchendolo con le loro insostituibili competenze. Nel corso di oltre dieci anni di attività, ho costruito una rete di lavoro composta interamente da artigiani e fornitori italiani di cui vado fiera. È fondamentale che il mio brand sostenga questi professionisti di rara qualità e che contribuisca a custodire e tramandare la memoria e le competenze dell’alto artigianato orafo italiano: in assenza di un’adeguata opera di valorizzazione, alcune specifiche capacità manuali rischiano ad oggi l’estinzione.
Come si manifesta l’impegno concreto del brand verso il tema della sostenibilità ambientale?
Cerco nel mio piccolo di agire nel rispetto del mondo che ci ospita e che ci è stato dato in prestito, optando per produzioni che non siano industriali, ma rispondano alle richieste effettive in modo da evitare alti quantitativi di invenduto da smaltire, specie nel caso di metalli non nobili e placcati che, a differenza dei preziosi come oro o argento, non possono essere riciclati. Ho optato per l’utilizzo di un packaging che non prevede l’impiego di plastica ma di carta riciclata e non trattata con agenti chimici, così da proteggere sia il gioiello che il pianeta. La sostenibilità ambientale per me deve accompagnarsi anche a una decisa sostenibilità sociale: uno degli obiettivi cardine del brand è il rispetto per i fornitori, per la loro capacità produttiva, per i loro tempi di lavoro. I Gioielli Custodi vengono rifiniti con le stesse tecniche impiegate nell’alta gioielleria e questo implica competenze di alto livello, che devono essere correttamente riconosciute anche sotto il profilo economico. Le mie creazioni vogliono essere il risultato di un sistema di lavoro sano, trasparente e umano.
A quale donna si rivolgono i tuoi gioielli?
Ad ogni donna che sappia guardare oltre e interpretare il gioiello come un modo di raccontarsi, di muoversi, di interagire con sé e con gli altri. I Gioielli Custodi sono dedicati alla donna che sceglie di ornarsi in modo consapevole, indossando accessori che rappresentino la sua persona, i suoi valori, il suo modo di vivere il mondo, in piena autonomia e determinazione, non per adeguarsi o farsi accettare.
Progetti e sogni per il futuro?
Il mio sogno è quello di restituire attraverso il mio lavoro l’amore che ho avuto la grazia di ricevere sino ad oggi: auguro alla me stessa del futuro di non perdere mai la capacità di individuare la bellezza che ci circonda anche quando sembra nascondersi.
Quanto ai miei progetti, mi piacerebbe ampliare gradualmente la mia attività, offrendo un lavoro a quanti combattono ogni giorno in questo Paese per trovare una collocazione professionale dignitosa, magari iniziando con l’espansione in Sicilia della mia rete di collaboratori e artigiani. In questo modo, mi sembrerebbe di fare ritorno nella mia Isola Madre, dalla quale non dimentico mai di essere partita.