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Rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche, l'accordo nel decreto crescita

Superati i nodi dei malumori europei e i problemi amministrativi. Il premier ottimista sul provvedimento, al vaglio del Consiglio dei ministri

Rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche, l'accordo nel decreto crescita - foto 1
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Il decreto attuativo, previsto dalla legge di Bilancio per rimborsare i risparmiatori truffati dalle banche, è pronto.

Fino ad ora a bloccarlo i malumori europei e i problemi amministrativi su chi debba erogare i rimborsi. Sembra però che l'accordo sia stato trovato e il provvedimento inserito nel decreto crescita, al vaglio del Consiglio dei ministri di giovedì pomeriggio. E, se non tutti i nodi sono stati sciolti, il premier Giuseppe Conte è ottimista.

Ed è sicuro che la norma passerà. "Stiamo lavorando per il Paese", commenta.

"Scudo" per i funzionari - Se fino ad ora non venivano identificati con chiarezza i soggetti per l'erogazione dei rimborsi, mettendo i funzionari a rischio di contestazione per danno erariale, ora invece ci sarà una sorta di "scudo" che metterà appunto al riparo i funzionari.

La novità dovrebbe essere stata inserita proprio nel decreto Crescita, almeno secondo l'intenzione del ministero dell'Economia. Anche se non si cambierebbe molto la norma originaria. La sostanza rimane immutata, tanto che il ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro afferma che "non ci saranno nuove norme".

"Il governo - dice - intende risarcire i truffati delle banche e per questo ha stanziato un miliardo e mezzo di euro. Si affronterà il tema dei decreti attuativi con l'obiettivo di approvarli nel più breve tempo possibile. E' un nostro impegno fondamentale e lo porteremo a termine".

Il ruolo della Consap - Di fatto si punterebbe comunque a definire meglio alcuni aspetti delle misure per il Fondo indennizzo risparmiatori, alimentato con 525 milioni per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021. La prima novità servirebbe ad indicare con chiarezza la Consap - una delle società del Tesoro - come ente erogatore. Sarebbe uno "scudo" per funzionari che decideranno il pagamento degli indennizzi, perché chi opera i rimborsi lo farebbe in forza di legge. Difficile così che possa quindi scattare l'accusa di danno erariale, temuta da qualcuno. La seconda modifica ipotizzata inserisce tra i requisiti dei componenti della commissione tecnica per l'esame e l'ammissione delle domande di indennizzo, anche quello dell'indipendenza, una novità che consente anche in questo caso di rafforzare il ruolo di chi decide.

Si è valutato nei giorni passati anche l'inserimento di una soglia - fissata a 35mila euro di reddito e con un massimo di 100mila euro di patrimonio, come spartiacque all'accelerazione delle erogazioni. Avrebbe favorito il confronto con i guardiani di Bruxelles. Ma la norma non piace al Movimento 5 Stelle e, soprattutto, non troverebbe riscontro nella direttiva Mifid che regola il settore finanziario. Si sarebbe anche ipotizzato l'inserimento di un arbitrato, che però limiterebbe la ratio semi automatica prevista per i rimborsi dalla legge di Bilancio.

Sia M5s sia Lega hanno fatto del tema dei rimborsi ai truffati delle banche una battaglia politica. La norma originale prevede rimborsi differenziati tra azionisti e obbligazionisti subordinati: per i primi la percentuale dell'indennizzo è del 30% fino a un tetto di 100mila euro per ciascun risparmiatore, per i secondi del 95% del costo di acquisto sempre fino ad un tetto di 100mila euro. Alcune norme hanno già permesso in passato il rimborso per gli obbligazionisti, tramite il fondo interbancario, ma per una quota fino all'80%.