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Istat: rincari record per gli alimentari, +25% dal 2021

L’aumento dei costi dell’energia tra il 2022 e il 2023 ha spinto in alto i prezzi dei beni alimentari, che hanno superato di quasi otto punti percentuali il tasso medio d’inflazione.

12 Nov 2025 - 11:58
 © ansa

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In cinque anni il costo dei prodotti alimentari in Italia è aumentato di quasi il 25%, un incremento ben superiore al tasso medio dell’inflazione. A rilevarlo è l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia, che evidenzia l’impatto del forte rialzo dei listini energetici registrato tra il 2022 e il 2023. Secondo l’Istituto di statistica, tra ottobre 2021 e ottobre 2025 i beni alimentari hanno segnato un rincaro complessivo del 24,9%, vale a dire circa otto punti percentuali in più rispetto alla crescita dell’indice generale dei prezzi al consumo armonizzato, aumentato nello stesso periodo del 17,3%.

L’Istat attribuisce la spinta principale a quello che definisce uno “shock” sui prezzi dell’energia, che ha contribuito a far lievitare in modo significativo i costi di produzione e distribuzione dei generi alimentari.

"Le cause dell'eccezionale crescita dei prezzi dei prodotti alimentari in Italia sono individuabili in una combinazione di fattori, di natura soprattutto esterna, che hanno determinato forti aumenti soprattutto nei prezzi internazionali degli input produttivi del settore alimentare. I fattori interni hanno invece agito in misura più limitata e, in particolare negli anni più recenti", spiega l'Istat. A partire dalla seconda metà del 2021, sono iniziate a manifestarsi pressioni al rialzo dei prezzi internazionali delle materie prime alimentari dovute alla fase di ripresa economica post pandemica.

In tale contesto, in presenza di una domanda crescente e di frizioni nell'approvvigionamento dovute ai riassestamenti delle catene globali dopo la pandemia, si è verificata una contrazione dell'offerta mondiale determinata anche da eventi meteorologici avversi nei principali paesi esportatori. A partire da febbraio 2022, l'invasione dell'Ucraina e le conseguenti sanzioni sulla Russia hanno determinato forti pressioni inflattive sul gas e sui beni energetici; nello stesso periodo hanno continuato a crescere i prezzi delle materie prime alimentari. L'Istat segnala che in Italia il prezzo al consumo dei beni energetici è aumentato da ottobre 2021 a novembre 2022 del 76%,

Nel dettaglio, gli alimentari freschi (o non lavorati) sono aumentati più di quelli lavorati (+26,2% e +24,3% rispettivamente); il prezzo del cibo, a settembre 2025, è cresciuto del 26,8% rispetto a ottobre 2021, con incrementi più ampi per i prodotti vegetali (+32,7%), latte, formaggi e uova (+28,1%) e pane e cereali (+25,5%). Il fenomeno non ha riguardato solo l'Italia ma è stato diffuso e ha colpito altri Paesi europei anche con maggiore intensità.

I prezzi del cibo sono infatti aumentati, nel periodo in esame, del 29% per l'area euro (+32,3 nella Ue27), del 32,8% in Germania, del 29,5% in Spagna. La Francia ha registrato incrementi leggermente inferiori (23,9%) a quelli rilevati in Italia.

Unc: prezzi alimentari alle stelle, fare la spesa è un lusso

 L'inflazione delle spese obbligate come quelle alimentari supera l'indice generale e i prezzi del cibo sono orami alle stelle. A ottobre, mentre l'inflazione mensile scendeva dello 0,3%, i prodotti alimentari e delle bevande analcoliche salivano dello 0,2%. Su base annua, poi, il rialzo è stato del 2,7%, che tradotto in soldoni significa che per mangiare e bere una coppia con 2 figli paga su base annua ben 250 euro in più, una coppia con 1 figlio 219 euro, 173 per una famiglia media". Lo afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori, commentando il focus dell'Istat.

"In appena un mese il cioccolato è rincarato del 2,7%, i gelati costano il +2,6% in più, il cacao e il cioccolato in polvere il +2,1%. Rispetto a ottobre 2024, il cacao e cioccolato in polvere lo paghiamo il 21,8% in più, il caffè il 21,1%, il cioccolato il 10,2%, la carne bovina il 7,9%, le uova il 7,2%, il burro il 6,7%, la carne ovina e il pollame il 5,3%, il latte conservato il 5%, il riso il 4,6%. Insomma, andare a fare la spesa è diventato oramai un lusso" conclude Dona.

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