Secondo il report Challenger, Gray & Christmas, ottobre segna il peggior mese per tagli di personale dal 2003. Dall’inizio dell’anno oltre un milione di posti cancellati, soprattutto nel settore tecnologico
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Le aziende statunitensi hanno annunciato 153.074 licenziamenti nel solo mese di ottobre, segnando un aumento del 183% rispetto a settembre e del 175% rispetto allo stesso periodo del 2024. Lo rivela il report mensile della società di consulenza Challenger, Gray & Christmas, che definisce quello appena trascorso il peggior ottobre dal 2003. I tagli, concentrati in larga parte nel comparto tecnologico, rappresentano un segnale di correzione dopo il boom di assunzioni post-pandemia e riflettono il nuovo scenario determinato dall'adozione su larga scala dell'intelligenza artificiale, insieme a un generale calo della spesa e all'aumento dei costi operativi.
Secondo Challenger, i licenziamenti annunciati in ottobre sono quasi triplicati rispetto al mese precedente, passando dai 54.064 di settembre ai 153.074 di ottobre. L'incremento, pari al 183%, segna un ritorno ai livelli di vent'anni fa, quando nel 2003 furono registrati 171.874 tagli. Su base annua, il confronto con l'ottobre 2024 evidenzia un aumento del 175%, mentre il totale da gennaio a ottobre 2025 supera 1.099.500 posti di lavoro persi, il livello più alto dalla pandemia.
“Il ritmo dei tagli di posti di lavoro nel mese di ottobre è stato molto più elevato rispetto alla media mensile”, ha spiegato Andy Challenger, chief revenue officer della società. “Alcuni settori stanno subendo una correzione dopo il boom delle assunzioni causato dalla pandemia, una correzione dovuta all'adozione dell'intelligenza artificiale, al calo della spesa e all'aumento dei costi che spingono le imprese a congelare le assunzioni o ridurre il personale”. Gli analisti sottolineano come l'attuale fase di contrazione rifletta un equilibrio nuovo tra automazione, produttività e occupazione.
Il comparto tecnologico è tra i più colpiti: in ottobre ha registrato oltre 33.000 tagli, quasi sei volte il numero del mese precedente. L'adozione crescente dell'intelligenza artificiale, secondo Challenger, sta modificando la struttura stessa delle aziende digitali, riducendo la domanda di alcune figure professionali e accelerando i processi di automazione interna. Le società coinvolte non vengono nominate nel dettaglio, ma il fenomeno interessa in modo trasversale grandi gruppi informatici e realtà specializzate nei servizi online. Il timore della perdita del posto di lavoro arriva però anche in Italia, una recente analisi spiega come l'intelligenza artificiale stia cambiando il lavoro e le competenze richieste.
Il dato sui licenziamenti assume particolare rilievo anche perché, a causa della sospensione temporanea dei report governativi sull'occupazione, gli analisti e la Federal Reserve si affidano in questa fase alle statistiche del settore privato. L'aumento dei tagli rappresenta per molti osservatori un segnale d'allarme sul possibile rallentamento della domanda interna e sulla necessità di mantenere una politica monetaria prudente. Un mercato del lavoro più debole, sottolineano gli esperti, potrebbe spingere la banca centrale a valutare con cautela futuri interventi sui tassi di interesse.
Dall'inizio dell'anno, secondo i dati raccolti da Challenger, Gray & Christmas, le aziende statunitensi hanno tagliato oltre un milione di posti di lavoro, con un aumento del 65% rispetto ai primi dieci mesi del 2024 e del 44% rispetto all'intero anno precedente. La tendenza indica una fase di riassetto strutturale che, pur contenuta rispetto ai livelli di crisi del 2020, segnala un cambio di paradigma nel mercato del lavoro americano. Ma non sono solo ombre sull'Ai: ci sono molti nuovi mestieri legati a questa rivoluzione e sono tanti i ruoli professionali legati all'intelligenza artificiale, segno di una trasformazione ancora in corso.
L'ondata di licenziamenti che ha interessato gli Stati Uniti nel mese di ottobre ha colpito in modo trasversale diversi comparti produttivi. Secondo il report Challenger, i tagli più consistenti si sono registrati nella tecnologia, con oltre 33.000 posti persi, seguiti dal settore manifatturiero, dall'editoria e dai servizi di telecomunicazione. Anche la vendita al dettaglio ha subito un ridimensionamento, dovuto in parte alle acquisizioni societarie e alla ristrutturazione dei punti vendita fisici. Nel complesso, la distribuzione geografica mostra un impatto più marcato sulla costa ovest, dove si concentrano le principali aziende tecnologiche.
L'introduzione massiva dell'intelligenza artificiale nei processi aziendali sta ridefinendo i modelli di impiego negli Stati Uniti. Secondo gli esperti, la tecnologia sta accelerando l'automazione di funzioni ripetitive e a basso valore aggiunto, spingendo le imprese a ridurre il personale in alcune aree e a investire nella formazione di nuove figure professionali. Tuttavia, la transizione non è immediata: molti lavoratori licenziati faticano a ricollocarsi rapidamente, evidenziando un divario tra le competenze disponibili e quelle richieste dal mercato digitale.
Le grandi società tecnologiche statunitensi stanno avviando programmi di ristrutturazione interna per adattarsi alla nuova fase di mercato. L'obiettivo è contenere i costi e allo stesso tempo rafforzare la competitività, anche attraverso l'integrazione dell'intelligenza artificiale in prodotti e servizi. Le imprese più attive nel campo dell'automazione, dell'e-commerce e del software stanno rivedendo le proprie priorità, riducendo le funzioni ridondanti e puntando su innovazione e ricerca. L'orientamento generale è quello di sostituire posizioni amministrative o operative con profili tecnici specializzati nella gestione dei sistemi di AI.
Il rapporto Challenger non elenca in modo dettagliato le aziende coinvolte, ma diverse testate economiche americane, tra cui il Wall Street Journal e Reuters, segnalano che la maggior parte dei licenziamenti riguarda imprese tecnologiche di grandi dimensioni. Tra queste figurano società attive nei settori del cloud computing, delle piattaforme digitali e dei servizi di telecomunicazione. I tagli hanno riguardato anche startup innovative e aziende di medie dimensioni, costrette a ridurre organici per allinearsi alle nuove esigenze produttive e ai costi derivanti dall'integrazione delle soluzioni basate su intelligenza artificiale.