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"La crisi per il coronavirus è stata meno grave del previsto": Ikea restituisce i soldi dei sussidi pubblici ai governi di 9 Paesi

Il gigante del mobile aveva previsto una contrazione del business del 70-80% allʼinizio della crisi, mentre ora, con la riapertura quasi totale dei negozi, "la domanda di articoli per la casa è maggiore del previsto"

Le conseguenze della crisi per il coronavirus sono state meno gravi di quanto previsto per Ikea, che quindi restituirà i sussidi ricevuti da otto Paesi europei e dagli Stati Uniti durante il picco della pandemia. Lo ha annunciato Tolga Oncu, retail operations manager di Ingka Group (che gestisce la maggior parte delle operazioni di vendita al dettaglio di Ikea), secondo la quale il gigante del mobile aveva previsto una contrazione del business del 70-80% all'inizio della crisi, mentre ora, con la riapertura quasi totale dei negozi, "la domanda di articoli per la casa è maggiore del previsto".

"Ora che ne sappiamo di più rispetto a febbraio o marzo, abbiamo deciso che la cosa giusta fosse dire: 'Grazie, ci avete aiutato in questo periodo difficile e ora vi rendiamo la cortesia'", ha dichiarato Oncu al Financial Times.

 

A fare eco a Oncu anche Olivia Ross-Wilson, direttore della comunicazione di Ingka Group, che  su LinkedIn ha scritto: "Nei mesi scorsi abbiamo dovuto affrontare varie sfide, cercando di trovare il giusto compromesso tra ciò che è meglio per le persone e la società e ciò che è meglio per il business. Per questo ora siamo molto orgogliosi di aver avviato il processo per restituire ai governi il supporto salariale che abbiamo ricevuto durante i momenti peggiori della pandemia. E anche se non ci sono procedure codificate per farlo, troveremo il modo come sempre".

 

I Paesi da cui l'azienda ha ricevuto aiuti sono Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Irlanda, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna e Stati Uniti. Alcuni sono già stati rimborsati, ha detto una portavoce di Ingka all'Afp, senza specificare quali, né le somme o le modalità.

 

Nel pieno dell'emergenza sanitaria, il 90% dei negozi Ikea nel mondo aveva dovuto chiudere. Tuttavia, ha precisato Öncu "quando la nebbia ha iniziato a diradarsi abbiamo visto che la crisi non è stata così grave come temevamo e che non sarebbe durata tanto a lungo quanto avevamo preventivato”. Per questo restituire i sussidi "era la cosa giusta da fare. È importante per noi mantenere buone relazioni con le società e le comunità alle quali siamo vicini".

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