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Istat: cresce il benessere, ma peggiorano le relazioni sociali

Il rapporto Bes 2018 prende in considerazione 12 indicatori che vanno dalla salute allʼistruzione, dalla tutela dellʼambiente alla fiducia nella politica e nelle istituzioni

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istockphoto

Migliora il benessere in Italia, ma non la fiducia nelle relazioni sociali, nella politica e nelle istituzioni pubbliche.

E' lo scenario delineato dall'Istat, che nel rapporto Bes 2018 analizza una serie di indicatori che vanno dalla salute al lavoro, dalla tutela dell'ambiente e del paesaggio al benessere economico. La maggior parte dei parametri registra valutazioni positive, compresi gli ambiti dell'istruzione e della sicurezza personale.

Nell'ultimo anno, quasi il 40% dei 12 indicatori mostrano una variazione positiva sull'anno precedente (43 su 110), mentre ammontano al 31,8% i parametri in peggioramento e al 29,1% del totale quelli che rimangono sostanzialmente stabili. I domini che esprimono la maggiore diffusione degli andamenti positivi sono "innovazione, ricerca e creatività" (86% di indicatori con variazione positiva), "benessere economico" (80%) e "lavoro e conciliazione dei tempi di vita" (67%). Il dominio "relazioni sociali", con oltre un terzo degli indicatori in peggioramento, è quello che mostra l'andamento più problematico nel breve periodo.

Italiani insoddisfatti - Tuttavia, dopo il sensibile miglioramento osservato nel 2016, la soddisfazione per la propria vita presenta una nuova flessione nel 2017. Sono meno soddisfatte le donne (38,6% contro 40,6% degli uomini) e gli anziani (33,9% delle persone di 75 anni e più, 52,8% tra i 14 e i 19 anni).

Cala la fiducia nei partiti, "bocciati" con una media di voto a 2,4 - Secondo l'istituto di statistica, la fiducia che i cittadini ripongono nei partiti politici in Italia cala a una media di 2,4 su dieci nel 2017. Poco più alta è la fiducia nel Parlamento (a 3,4) e sistema giudiziario (4,2). Sono valutate in maniera più positiva le istituzioni che svolgono attività di vigilanza, di soccorso e di difesa civile, come le forze dell'ordine e i vigili del fuoco (7,3).

Partecipazione politica al minimo - Tocca "un nuovo minimo" la partecipazione politica degli italiani nel 2017. Il 59,4% del campione, secondo il rapporto Bes 2018, afferma di "parlare di politica, informarsi e partecipare online" (il 3,4% in meno rispetto al 2016). Si tratta del valore più basso dal 2011. Rimane stabile solo la partecipazione attraverso il web all'11,5%, mentre diminuisce "sensibilmente" la quota di persone che, almeno una volta alla settimana, parlano di politica (dal 36,7% al 33,4%) e si informano (dal 58,2% al 54,1%).

Cresce l'abbandono scolastico, Neet un giovane su 4 - Nel 2017 i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, sono quasi uno su quattro (il 24,1% del totale), stabili rispetto all'anno precedente. Aumentano inoltre le uscite precoci dal sistema scolastico per la prima volta dopo dieci anni di ininterrotta diminuzione. Nel 2017 i giovani tra i 18 e i 24 anni con la licenza media, che non sono inseriti in un percorso di istruzione o formazione, sono il 14% (erano il 13,8% nel 2016).

Il reddito disponibile recupera il livello del 2010 - Sempre nel 2017 torna ai livelli del 2010-2011 il reddito aggiustato lordo delle famiglie, che ammonta a 21.804 euro espresso in parità del potere d'acquisto. Un valore che risulta inferiore dell'1,7% alla media europea e del 7,8% alla media dell'area euro. Peggiora però l'incidenza di povertà assoluta, basata sulla spesa per consumi, che riguarda il 6,9% delle famiglie (da 6,3% nel 2016) e l'8,4% degli individui (da 7,9%).

I livelli di occupazione dei 20-64enni (62,3%) aumentano, ma a un ritmo più lento rispetto alla media europea (72,2%), con un divario più ampio per le donne. Le condizioni del Mezzogiorno rimangono comunque difficili: in Sicilia la quota di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il 40,8%, un valore dieci volte maggiore rispetto a quello registrato nella Provincia autonoma di Bolzano.