Frutta esotica, con il cambiamento climatico diventa un business italiano
L'emergenza clima in atto ha fatto sì che queste coltivazioni trovino terreno fertile nel Mezzogiorno, dove la produzione è raddoppiata negli ultimi tre anni
Dall'avocado alla papaya, i frutti tropicali diventano sempre più italiani, a chilometro zero.
Perché, sì, il caldo sempre più intenso dell'ultimo periodo ha rivoluzionato il mondo dell'agricoltura, tanto che nel Mezzogiorno negli ultimi tre anni ne è proprio raddoppiata la produzione. Insomma, i frutti che fino a qualche tempo fa trovavamo sugli scaffali dei prodotti importati, ormai vengono dai nostri campi.
Una realtà che Coldiretti ha confermato all'Ansa e che stima a oggi circa mille ettari dedicati a queste colture tra Puglia, Sicilia e Calabria. Al Sud ci sono vere e proprie piantagioni di frutta originaria dell'Asia e dell'America Latina, complici le temperature quasi compatibili. A parte i "soliti noti" ci sono lo zapote nero che sa di cioccolato, l'annona dal sapore acidulo-dolciastro, la feijoa simile ad prugna, il casimiroa che ricorda la pesca, fino al litchi. E tutto questo per un consumo totale di oltre 900mila tonnellate a livello nazionale.
Tra le Regioni del sud dove la coltivazione dei frutti esotici è più diffusa spicca la Puglia. Lì la Coldiretti segnala 500 ettari dedicati alla frutta tropicale. A Castellaneta, in provincia di Taranto, sono state piantumate altre 32mila piante di avocado, mentre in Salento in provincia di Lecce sono oltre 100mila e 8mila quelle di mango e altrettante di lime. Un paesaggio, quello pugliese, che si rigenera dopo i danni causati dal batterio Xylella. In provincia di Catania sono gettonate banane, mango e avocado. Ormai il 61 per cento di italiani, secondo Coldiretti, acquisterebbero più tropicali italiani rispetto a quelli stranieri, con il 71 per cento disposto a pagare di più per avere la sicurezza dell'origine.
Tahiti: venti tiepidi, mare cristallino, coralli e frutta tropicale
L'avocado il più gettonato - A guidare la classifica dei frutti esotici preferiti c'è l'avocado (41 per cento), seguito dal mango e dalla papaya. Un business destinato a modificare i consumi nei prossimi anni e quindi ad orientare le scelte produttive delle aziende visto il clima
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