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Crisi Pernigotti, Tajani: contatterò personalmente il governo turco

Il presidente del Parlamento europeo: "Ho già dato mandato al mio gabinetto di disporre un tavolo con il premier Conte". Anche Di Maio conferma il vertice

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"Ho già dato mandato al mio gabinetto di contattare il governo turco affinché la proprietà venga al tavolo con il premier Conte".

Lo ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a Novi Ligure (Alessandria) in visita al presidio dei lavoratori della Pernigotti. Luigi Di Maio conferma: "Il primo ministro incontrerà la proprietà la prossima settmana".

"Prima di tutto - ha aggiunto Tajani - è importante salvaguardare il futuro dei lavoratori. È indispensabile trasformare la cassa integrazione per cessata attività in ristrutturazione aziendale". Ad accompagnare il presidente del Parlamento europeo a Novi c'erano l'eurodeputato Alberto Ciro, il senatore Massimo Berutti e il presidente della Provincia Gianfranco Baldi. "Se vogliono investire qui bene, ma la delocalizzazione fuori dall'Unione europea non è accettabile. Non si può portare via il saper fare italiano - prosegue Tajani - La Turchia sostiene la volontà di tenere buoni rapporti istituzionali con l'Europa. Dobbiamo guadagnare tempo per convincerli a investire qui o per trovare qualcuno che compri l'azienda e la mantenga a Novi Ligure. La priorità adesso è tutelare 350 lavoratori e le loro famiglie. Lo stabilimento è importante. Il cioccolato è importante. Il torrone è importante. Ma la priorità sono le persone e il lavoro. Perchè senza lavoro non c'è libertà. Senza lavoro non c'è dignità".

Sul tema è tornato a parlare anche il vicepremier Luigi di Maio, che, arrivato a Milano al festival del vino cooperativo, ha affermato che "il primo ministro Conte incontrerà la proprietà turca la prossima settimana".

Il caso Dopo la decisione della nuova proprietà turca dei fratelli Toksoz di chiudere lo stabilimento di Novi Ligure e di trasferirne la produzione all'estero, i lavoratori continuano a scioperare. Venerdì 16 novembre, cinquanta dei 230 dipendenti (100 diretti e 130 interinali) che rischiano di perdere il posto, hanno manifestato di fronte al ministero dello Sviluppo economico (Mise). I sindacati chiedono due anni di cassa integrazione straordinaria per i lavoratori, anche se per gli interinali, ex stagionali, questa opzione rischia di non essere possibile. Durante la mediazione l'azienda aveva proposto di esternalizzare in Italia le produzioni dolciarie, che però avrebbero comunque smesso di essere prodotte a Novi. Una prospettiva bocciata da lavoratori e istituzioni.

La Regione, presente al tavolo di crisi al Mise con il governatore Sergio Chiamparino, affiancato dal sindaco di Novi, Rocchino Muliere, e i sindacati nazionali di categoria, sta valutando l'opzione di acquisire il marchio Pernigotti, insieme ai suoi brevetti e allo stabilimento di Novi Ligure. I fratelli Toksoz, subentrati come proprietari dell'azienda agli Averna nel 2013, hanno evitato il confronto, inviando in Italia loro legali, il direttore finanziario e il direttore delle risorse umane. Ma non presentandosi direttamente al tavolo governativo. In un comunicato l'azienda ha spiegato che la decisione di chiudere gli stabilimenti nasce dall'incidenza troppo alta dei costi di produzione in relazione al rallentamento delle vendite.