Coronavirus, ok della Ue all'Italia per tenere le spese straordinarie fuori dal deficit
Intanto il governo si appresta a varare il secondo decreto con le misure di sostegno economico
Il governo ha ottenuto il via libera della Ue a tenere le spese una tantum contro il coronavirus fuori dal deficit strutturale, e si appresta a varare, nei prossimi giorni, il secondo decreto di misure economiche. Questo prevede da un lato una garanzia rafforzata per le Pmi e un migliore accesso al credito, e dall'altro, per i dipendenti, l'estensione della Cassa integrazione in deroga a quelli non coperti e congedi straordinari aggiuntivi.
Dopo la lettera inviata il 5 marzo dal ministero dell'economia Roberto Gualtieri per informare Bruxelles dell'aumento dal 2,2 al 2,5% nel 2020 del deficit per finanziare le spese di emergenza, il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni hanno dato l'assenso alla mossa italiana aprendo anche a ulteriori spazi: "l'obiettivo potrebbe ancora cambiare, in particolare in merito all'impatto macroeconomico". In settimana è previsto così il voto in Parlamento dello scostamento di bilancio.
Da Bruxelles vengono lodati gli sforzi del nostro Paese e si spiega come nell'analisi del programma di stabilita' 2020 "si terrà conto della necessità di adottare misure urgenti per salvaguardare la salute e il benessere dei cittadini e mitigare gli effetti negativi del coronavirus sull'economia, che vanno considerate compatibili con le regole europee".
Intanto l'ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, che annuncia una donazione di 100 milioni di euro "per progetti specifici" raccogliendo un vasto plauso da politici e amministratori locali per il gesto che si spera venga seguito da altri, chiede una garanzia pubblica per aumentare l'efficacia dei 5 miliardi di finanziamenti stanziati dal gruppo. E proprio in queste ore Abi, imprese e strutture tecniche del governo lavorano per aumentare l'efficacia del Fondo di Garanzia alle Pmi, attraverso dei cambiamenti nella sua operativita' che consentano alle aziende nuova finanza e un aumento della quota garantita. Il ricorso a uno strumento rodato come il Fondo, consentirà maggiore velocità e, con nuova risorse, anche una magnitudo maggiore.
Istituti di credito e associazioni di impresa hanno comunque rinnovato l'accordo quadro sulla moratoria del credito estendendolo dai finanziamenti erogati fino a novembre 2018 fino a quelli al 31 gennaio 2020. Le pmi stanno iniziando ad avere seri problemi di liquidità con il rischio di tornare a generare, a cascata, crediti deteriorati nei bilanci delle banche. Anche per questo il comparto finanziario italiano sta premendo sulle autorità nazionali ed europee per rivedere le regole sul trattamento dei crediti in sofferenza e l'estensione dell'emergenza a livello continentale dovrebbe convincere anche i partner europei. Come spiega il docente della Bocconi Andrea Restu "va alleggerita la regolamentazione: riconoscere la situazione creata dal coronavirus e lasciare alle banche di gestire in maniera autonoma gli insoluti e gli accantonamenti".
Ma nei piani dell'esecutivo ci sono anche interventi a favore dei dipendenti. Come emerso negli ultimi giorni si punta a estendere a tutto il territorio nazionale la cassa in deroga, prevedere un congedo parentale straordinario, semplificare l'accesso al fondo di integrazione salariale.
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