La crisi del gruppo

Benetton, l'addio del fondatore Luciano e l'allarme dei sindacati: "Buco atteso ma non così grande"

L'imprenditore in un'intervista ha parlato della profonda crisi del gruppo. "Buco da 100 milioni di euro, tradito dai manager. Mi sono fidato e ho sbagliato"

26 Mag 2024 - 13:36

Il mancato raggiungimento da parte del gruppo Benetton degli obiettivi prefissati al 2023 dal piano industriale "era previsto, ma non certo delle dimensioni indicate da Luciano Benetton", cioè 100 milioni di euro. È questa la reazione delle organizzazioni sindacali di Treviso alle affermazioni rilasciate dal fondatore del gruppo tessile che ha annunciato il suo addio. I sindacati riferiscono che, causa l'andamento non corrispondente alle aspettative, era già stato loro comunicato che non sarebbero stati distribuiti i premi di risultato previsti nel contratto integrativo. I dati 2023, comunque, non sono ancora stati resi noti.

© Tgcom24

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Cosa ha detto Benetton

 "Mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola - ha raccontato Luciano Benetton in una lunga intervista al Corriere della Sera -. Qualche mese fa ho capito che c'era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale", ha spiegato nel ricordare che "per fortuna avevamo deciso di ritirare da tempo dalla Borsa la Benetton. E quindi i rischi imprenditoriali erano e sono tutti in capo alla famiglia".

"Solo il 23 settembre del '23 viene accennato a qualche problema ma in modo tenue. E sembrava tutto sotto controllo", ha proseguito Benetton. Poi "in uno dei consigli dei mesi successivi scoppia la bomba, di questo si tratta. Presentano d'improvviso un buco di bilancio drammatico, uno shock che ci lascia senza fiato, saremo attorno ai 100 milioni". E "adesso occorre guardare avanti, nei prossimi mesi sarà fatto un piano per il futuro, abbiamo perso quattro anni e questo rende tutto più difficile non avendo la bacchetta magica. Purtroppo ci saranno sacrifici da fare".

"Sono uscito dall'azienda nel 2012 con la società in salute, con un fatturato di 2 miliardi e in utile, anche se la logica dice che si può sempre fare meglio. Solo dopo una forte insistenza da parte di mio fratello Gilberto ho deciso di rientrare nel 2018, poco prima della sua scomparsa. Edizione non era riuscita - ha detto ancora - a trovare una compagine manageriale di qualità. La società perdeva parecchio. Appena rientrato cerco di risolvere gli errori più evidenti, verso la fine del 2019 mi suggeriscono una candidatura per il ruolo di amministratore delegato. "La scelta cade su un candidato che viene dalla montagna, mi fa simpatia, mi dico 'scarpe grosse cervello fino', si presenta con apparente volontà di capire e farsi carico dei problemi, compresa la compagine manageriale da integrare". Anche se qualche preoccupazione sorge quando "vengo avvertito da una telefonata accorata di un conoscente di non proseguire con questa persona perché la definisce assolutamente non idonea a un incarico così complesso. Il consulente che lo aveva proposto mi tranquillizza insistendo che la persona è ambiziosa e molto adatta a crescere professionalmente", ha detto ancora Benetton assumendosi "la responsabilità di aver sbagliato la scelta".

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