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Super batteri per bonificare i fondali di Bagnoli

Il progetto Life SEDREMED potrebbe utilizzare dei microorganismi allevati nel Nord Europa in grado di degradare gli inquinanti presenti nella baia

Super batteri per bonificare i fondali di Bagnoli - foto 1
Pixabay

Quando si tratta di inquinamento, anche un aiuto microscopico può fare la differenza. E non è una frase fatta, perché stiamo parlando proprio di microorganismi.

Potrebbe succedere a Napoli, dove per bonificare i fondali della Baia di Bagnoli, a nord della città, il progetto Life SEDREMED utilizzerà dei batteri allevati nel Nord Europa. L’area è infatti pesantemente compromessa dalle attività dell’acciaieria Ilva/Italsider, dismessa alla fine degli anni Ottanta. 

L’innovativa e curiosa opzione di biorisanamento permetterebbe di evitare la rimozione diretta degli strati sottomarini del fondale, un’operazione decisamente meno sostenibile. La soluzione prevede infatti l’uso di batteri allevati nel Nord Europa che dovrebbero ridimensionare le sostanze inquinanti, aiutati da una tecnologia complementare che prevede la trasmissione di corrente elettrica per accelerare la degradazione e la fissazione dei contaminanti presenti.

Ripulire i fondali senza toccarli materialmente, questo l’obiettivo. Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, è portato avanti dalla startup Nisida Environment, fondata da due biologi campani dopo un periodo di studio negli Stati Uniti e in Belgio, e ha il coordinamento scientifico della Stazione Zoologica Anton Dohrn.

 

Super batteri per bonificare i fondali di Bagnoli - foto 2
Unsplash

Tre chilometri della Baia di Bagnoli purtroppo non sono balneabili, a causa delle alte concentrazioni di idrocarburi alifatici (IPA), policlorobifenili (PCB), diossine (PCDD), residui di amianto e metalli pesanti come arsenico, piombo, zinco, cadmio e mercurio. I batteri che dovrebbero essere utilizzati arrivano da realtà nordeuropee. Questi microorganismi sono in grado di degradare i contaminanti organici come gli idrocarburi e di accumulare sul supporto minerale su cui sono fissati i metalli pesanti, come hanno spiegato Donatella De Pascale, direttrice del Dipartimento di biotecnologie marine ecosostenibili dell'Anton Dohrn, e Chiara Melchiorre, project manager di LIFE SEDREMED.

Per nutrirsi, questi batteri producono degli 'eso-enzimi', che suddividono lunghe catene di carbonio in catene sempre più piccole. I componenti degradati diventano abbastanza piccoli da poter essere ingeriti dai batteri: qui altri tipi di enzimi, detti "endo-enzimi", degradano i componenti assimilati e li utilizzano per il corretto funzionamento del metabolismo. Un processo alla fine del quale la materia organica viene trasformata in CO2 e H20. In questi mesi c’è stata la fase sperimentale in laboratorio in Belgio, dove sono stati analizzati i sedimenti prelevati nella baia napoletana. Se i risultati dovessero essere positivi, si procederà con la bonifica.

Un evento che potrebbe davvero segnare una svolta per Bagnoli, dove l’inquinamento non ha avuto pietà, spazzando via quasi tutta la biodiversità

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