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Open 336: un palazzo a zero emissioni

A Milano, nel quartiere Bicocca, è stato realizzato il primo palazzo “net carbon zero” della città, un complesso destinato a ospitare uffici realizzato con materiali ecosostenibili e uno speciale filtro cattura CO2

Open 336: un palazzo a zero emissioni - foto 1
sito ufficiale

Se la natura fatica ad entrare in città, allora deve essere la città a diventare natura. Così anche l’architettura si adatta alle nuove esigenze, imparando a replicare le capacità delle piante per fare da scudo contro l’inquinamento.

Questa filosofia ha preso forma a Milano, in un nuovo edificio realizzato nel quartiere Bicocca: Open 336, il primo palazzo “net carbon zero” della città. Un complesso firmato dallo studio di architettura Park Associati e voluto dalla società di investimento americana Barings Real Estate, con il supporto tecnologico del Gruppo Fervo.

Open 336 lancia un ponte verso il futuro, affrontando con tecniche innovative alcuni dei problemi più urgenti: ridurre l’anidride carbonica e abbattere i consumi e l’impatto ambientale. In che modo? Trasformando l’edificio in un vero e proprio albero.

 

Open 336: un palazzo a zero emissioni - foto 2
sito ufficiale

Tra le diverse scelte progettuali, come l’impianto fotovoltaico, ce n’è infatti una che rende il palazzo davvero a zero impatto: un filtro cattura CO2, realizzato con materiali biodegradabili. Il sistema permette a Open 336 di assorbire l’anidride presente nell’atmosfera esterna, immettendo poi all’interno aria pulita. Quanto accumulato viene inoltre recuperato e riutilizzato in altri processi, mentre il filtro può essere svuotato e usato per altri sette anni. E non finisce qui. L’impianto è collegato a una piattaforma che, attraverso alcuni sensori, legge i parametri di consumi e funzionamento segnalando eventuali anomalie e prevedendo i guasti in modo da agire in tempo.

Il palazzo, così, lavora come una vera e propria pianta, diventando il simbolo di un nuovo concetto di architettura. 10 kg del materiale che compone il filtro hanno una capacità di assorbimento della CO2 dalle 10 alle 15 volte superiore a quella di una magnolia o di un pino. Un modo innovativo per affrontare il problema dell’inquinamento e trasformare una criticità in una risorsa.

Come ha spiegato l'architetto Michele Rossi, Founding Partner di Park Associati: "Come architetti abbiamo una grande responsabilità. Ormai sappiamo che l’industria delle costruzioni è responsabile quasi del 70% delle emissioni di CO2 e quindi noi come studio abbiamo sempre cercato di creare un’architettura che coniughi qualità e sostenibilità. Chiaramente non possiamo risolvere tutti i problemi, ma ogni progetto deve cercare di andare nella direzione della mitigazione, limitando il più possibile l’impatto che la costruzione di un nuovo edificio può avere sull’ambiente".

Ridisegnare le città è possibile, se al centro di ogni progetto resta un unico grande concetto: preservare il nostro Pianeta.

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