Sul Monte Bondone, in Trentino, una società che gestisce diversi impianti sciistici ha usato un elicottero per innervare alcune piste e garantire l’apertura nel weekend dell’Immacolata
di Redazione E-Planet© Getty
Negli ultimi giorni si sono accessi diversi riflettori sul Monte Bondone. Su una delle sue cime, infatti, la società Trento Funivie ha utilizzato un elicottero per trasportare della neve naturale su una delle piste più frequentate, quella del Palon.
È un’operazione quasi mai effettuata, ma a cui sono ricorsi perché le piste erano scoperte a causa del forte vento e le temperature erano troppo alte per produrre neve artificiale. Il presidente della società, Fulvio Rigotti, ha descritto la procedura come necessaria per rispettare degli obblighi contrattuali con diverse agenzie, che richiedevano l’apertura di almeno il 50% delle piste, e garantire il lavoro agli esercizi commerciali. Sempre secondo Trento Funivie, ci sarebbe stato il rischio di avere perdite tra i 300.000 e i 400.000 euro.
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Ma gli ambientalisti la pensano diversamente. Non solo il trasporto in elicottero della neve è costato 6.000 euro, ma ha anche emesso una tonnellata e mezzo di CO2. Emissioni evitabili in un momento storico critico per la salute della montagna.
A protestare sono stati diversi gruppi: Extinction Rebellion Trentino, WWF Trentino Alto Adige, Circolo di Trento di Legambiente, Rete Climatica Trentina, Italia Nostra - sezione trentina, LIPU sezione di Trento, Associazione per l'Ecologia, Yaku, L'Ortazzo, ENPA del Trentino sezione di Rovereto, Acque Trentine, Mountain Wilderness Italia.
Con un comunicato congiunto le associazioni hanno chiesto un cambio di rotta immediato:
“Venerdì 5 dicembre sul Monte Bondone si è svolta un’operazione che è il simbolo lampante di un modello che cerca di forzare la montagna oltre i suoi limiti naturali, ignorando il contesto climatico in cui ormai viviamo. […] Mentre il clima cambia sotto i nostri occhi (oggi lo zero termico ha toccato i 3500m), la risposta non può essere quella di bruciare carburante per trasportare neve artificiale su una montagna che, semplicemente, in quelle condizioni non può garantire ciò che garantiva un tempo".
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"La necessità di aprire almeno il 50% delle piste per non perdere clienti durante il ponte dell’Immacolata non può diventare un lasciapassare per interventi che ignorano ciò che la montagna ci insegna da sempre: la cultura del limite. Non tutte le condizioni meteorologiche possono essere compensate artificialmente, e non a qualsiasi costo. Per questo riteniamo l’operazione di venerdì inaccettabile. Per il suo impatto. Per ciò che rappresenta, parte di una continua aggressione al territorio. E perché apre la strada a una normalizzazione di pratiche che nulla hanno a che fare con la sostenibilità. […] La transizione ecologica non può limitarsi alle parole: deve manifestarsi attraverso scelte responsabili, soprattutto quando riguardano beni collettivi e fragili come la montagna”.