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Lo smart working fa bene all'ambiente, eppure sta calando

Un report dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha stimato che il lavoro da remoto da diminuendo, nonostante il suo impatto positivo sull’ambiente e sul portafogli

Lo smart working fa bene all’ambiente, eppure sta calando - foto 1
Pexels

I dilemmi del lavoratore post pandemia: meglio le comodità di casa o l’open space dell’ufficio? È peggio consumare benzina o piangere per la bolletta troppo alta? Una risposta ci arriva dall’ambiente. Optare per il lavoro da remoto può avere dei benefici anche ecologici: i consumi diminuiscono e con loro la CO2.

Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il “lavoro agile” è in calo nel nostro Paese. Lo scorso anno era praticato da quattro milioni di persone, oggi da tre. Eppure, rientrare in ufficio non è spiacevole solo per i lavoratori, bensì per il Pianeta. Avere negli uffici metà delle persone può portare a ridurre i consumi del 30%, ovviamente diminuendo le postazioni e ripensando gli spazi, oppure chiudendo delle aree a giorni alterni per non doverle riscaldare tutte. Dal lato delle persone, con quattro milioni e mezzo di lavoratori in smart working, lo scorso anno ci sono state 1,8 milioni di tonnellate in meno. Durante la pandemia, quando erano 6,5 milioni le persone a lavorare da remoto, sono state 2,5 milioni le tonnellate risparmiate. Secondo le stime, grazie alla digitalizzazione, tra cinque anni potrebbero essere quasi 10 milioni i lavoratori in smart working. Un bacino come questo permetterebbe di evitare una quantità di gas serra pari a quella emessa da una città come Milano.

Lo smart working fa bene all’ambiente, eppure sta calando - foto 2
Unsplash

Un vantaggio non solo per l’ambiente, ma anche per il conto in banca. Si tratterebbe infatti di 1000/1200 euro risparmiati all’anno, lavorando due o tre giorni da casa ed evitando le spese per il carburante, i pedaggi, i parcheggi e la manutenzione. Certo, aumenterebbero i costi dei consumi domestici (circa 400 euro all’anno), ma ci sarebbe comunque un risparmio complessivo (circa 600 euro). Per non parlare di quello per le aziende, che si tradurrebbe in circa 2500 euro a lavoratore.

Eppure, in Italia lo smart working sta rallentando, soprattutto nella pubblica amministrazione e nelle Pmi, dove la tendenza è quella della restaurazione. L’impressione è infatti che si stiano abbandonando tutte le soluzioni positive immaginate durante la pandemia: migliorare la qualità della vita, ridurre le emissioni e i costi, ripensare gli spazi cittadini in un’ottica di sostenibilità. Mentre il Pianeta ci chiede sempre più aiuto, scegliamo il passato invece del futuro.  

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