Il click di troppo inquina troppo: è la fine dei resi online gratuiti?
I resi online sono più inquinanti di quanto immaginiamo. Ma qualcuno prova a correre ai ripari, introducendo il reso a pagamento, nella speranza di rendere lo shopping più consapevole
Lo sappiamo, hai comprato quel cappotto solo perché i siti ti hanno bombardato di sconti e ora te ne stai pentendo. E sappiamo anche cosa farai: un reso online. Un gesto semplice e veloce, così come è lo stato fare quell’acquisto impulsivo. Peccato che quei click pesino sull’ambiente molto più che sul tuo conto in banca.
Esatto, perché un’azione che per noi è gratuita ha in realtà un costo non più sostenibile. Quando noi restituiamo un prodotto, infatti, per i rivenditori si apre un processo costoso e inquinante. I capi – e gli oggetti – devono tornare nei magazzini. A questo punto devono essere valutati, ri-etichettati e poi rimessi in vendita. Una catena che oltre a generare perdite economiche per i brand, produce tonnellate di rifiuti e di CO2.
Come si legge in un report della piattaforma Optoro, i prodotti che acquistiamo e restituiamo generano in media 27 milioni di tonnellate di CO2 solo per il trasporto. Solo per darvi un’idea: negli USA, un reso viaggia in media 2000 km, circa come fare andata e ritorno tra Trento e Palermo. In più, molti produttori preferiscono spedire i resi direttamente in discarica, piuttosto che affrontare i costi necessari per renderlo di nuovo vendibile. L’ennesima conseguenza drammatica di uno shopping sbagliato: troppo fast e decisamente poco fashion.
Ma una buona notizia – almeno per il Pianeta – arriva proprio dai brand. Numerose piattaforme di e-commerce, infatti, hanno deciso di correre ai ripari. La soluzione? Dire stop ai resi online gratuiti, aggiungendo una tariffa per i consumatori che vogliono restituire i prodotti. Ci stanno provando negli Stati Uniti, nel Regno Unito e anche in Italia, dove il reso resta comunque sempre gratuito nei negozi fisici.
E se non abbiamo voglia di pagare? Ci sono sempre altre strade. I mercatini dell'usato, ad esempio, o la rivendita tra consumatori su app o ancora, le donazioni.
La speranza, però, resta quella di rendere lo shopping più consapevole, cambiando le abitudini alla base. Non lasciamoci prendere dalle tendenze del momento e freniamo quei click di troppo. Ne sarà felice il nostro portafogli, ma soprattutto ci ringrazierà il Pianeta.
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