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Martina Cozzoni: "Bisogna buttarsi, le ali spunteranno dopo aver preso il volo"

Martina Cozzoni, CEO di Carry Consulting, si racconta ai lettori di Tgcom24

Martina Cozzoni, CEO di Carry Consulting

Martina, così giovane eppure tanto determinata: una caratteristica che ti accompagna da sempre.
Ho sempre amato contare. Da bambina ero alla cassa nel bar della mia famiglia ed amavo farlo ordinando le monetine, poi ho continuato, nel bene e nel male, con tutto ciò che mi ha attraversato. Contare è stata un’ossessione, un calmante naturale per il mio bisogno di essere all’altezza. Ho contato le calorie, ho contato i giorni, ho contato i passi lungo il mio cammino. Ho sempre suddiviso le mie attività in pezzetti più piccoli che contavo come le monetine di quando ero bambina ed ho plasmato la mia mente cercando di dare una regola numerica anche a ciò che non aveva quantità. Mi ha aiutato? Non sempre, ma nel lavoro si.

 

L’idea di inserirti nel mondo aziendale ti ha sempre affascinato
Ho una cultura imprenditoriale vissuta sulla mia pelle sin da quando ancora acerba. Ho vissuto e sofferto le difficoltà imprenditoriali delle persone a me vicinissime ma ho successivamente ne sono stata anche felice quando ho appurato che è sempre possibile superarle. Una dinamica, questa, che ho fatto mia e che ha alimentato quello spirito imprenditoriale che, credo, sia insito in ognuno di noi e che non andrebbe mai soffocata o anestetizzata con sicurezze talvolta traditrici.

 

Dall’Università al mondo del lavoro, è stato un passaggio velocissimo.
L'università mi ha indicato la strada, ma a percorrerla ogni giorno sono stata io... 120 km al giorno su una macchina poco sicura! La mia prima esperienza lavorativa è stato un tirocinio formativo con un rimborso spese e la stessa domanda costante “ma ne vale la pena?”. La risposta è stata sempre affermativa e in questo mi ha aiutato lo judo: ore ed ore passate ad inseguire la perfezione di un gesto e poi una sola occasione per essere all’altezza di farlo su un tatami in gara. Una disciplina che mi ha insegnato a rimandare il “premio”, la medaglia: non ho mai lavorato per i soldi, ma poi posso dire che alla lunga è una conseguenza naturale quando l’abnegazione incrocia l’opportunità. Oggi se potessi incontrare le mille Martina poco più che ventenni direi loro di buttarsi perché le ali spunteranno dopo aver preso il volo.

 

Essere una donna giovane in un contesto professionale competitivo, a volte non è facile.
Non lo nego. Talvolta ho avuto la sensazione di dover dimostrare più di quanto fosse necessario e ho trasformato questa condizione in un’opportunità di crescita. Il perfezionismo potrebbe essere un male, ma la ricerca del “perfettibile” mi ha reso una lavoratrice migliore di ciò che avrei potuto essere. Detto ciò, ho avuto mentori uomini e contrasti con colleghe donne e viceversa, ma a ognuno di loro devo un pezzo di quella che sono. Di fatto non è una questione di genere o di età, è una questione di competenza e adeguatezza.

 

Carry Consulting è una bella avventura imprenditoriale: mi racconti com’è andata?
Carry è uno degli obiettivi raggiunti. È diventata nel corso degli anni tra le più accreditate società di consulenza nell’ambito della supply chain e della logistica integrata, in tutti i settori, ma con particolare riferimento al settore farmaceutico e diagnostico. Ho iniziato il mio percorso lavorativo in un’azienda leader del settore, dove ho creato le basi di quello che sarebbe stato il mio futuro imprenditoriale, fino ad arrivare ad avere direttamente la fiducia dell’industria committente, che oggi si fa assistere nei propri progetti logistici, e delle associazioni di settore.


Qual è la chiave del vostro successo?
Il successo dei nostri clienti. La nostra missione è dare voce ai numeri aziedali come fattore critico di successo per vincere le sfide di mercato. È proprio il loro successo ad averli fidelizzati e ad aver generato il virtuoso passaparola che ci ha garantito una costante crescita nel tempo; la maggiore profittabilità sostenibile è l’obiettivo che ci unisce nel percorso che ci vede lavorare insieme.


So che ti dedichi al volontariato, un’esperienza importante.
È forse il primo grande insegnamento che vorrei trasmettere alla mia bambina, Alice: fare del bene agli altri ogni giorno è ciò che più arricchisce. Supporto personalmente alcune iniziative, ma amo donare anche ciò di più prezioso noi tutti abbiamo, il tempo a progetti, tra cui Banco Farmaceutico e Banco Alimentare, e lo facciamo anche aziendalmente, in quanto parte degli utili viene destinata a iniziative benefiche.


Un tuo suggerimento alle ragazze che intendono fare un percorso di carriera in azienda.
Condivido due frasi celebri che mi accompagnano da sempre: “Nulla al mondo può prendere il posto della perseveranza. Solo la perseveranza e la determinazione sono onnipotenti” e anche “nessun filo spinato può rallentare il vento”. Sacrificio, passione, dedizione, perseveranza devono essere il pane quotidiano. Mia mamma e mio fratello me lo hanno insegnato, creando dal nulla in un piccolo paese del Molise, con un team di sole donne, una significativa realtà nel mondo del second hand di lusso, Vivovintage, uno dei miei più grandi orgogli.


Qualcosa su di te che hai voglia di condividere con i nostri lettori?
Mi piacerebbe essere l’esempio per alcune donne che si trovano di fronte ad un bivio nella vita fra la scelta di una carriera e quello di diventare madre. Sono una neo mamma e sebbene sia difficile conciliare le cose, io di fronte a quel bivio ho tracciato una terza strada, la mia. Fatta di zoom mentre allatto, viaggi in aereo con la mia Alice e un ufficio che sa trasformarsi in un posto accogliente per la mia piccolina e l’ora dopo essere il luogo che accoglie importanti CDA di aziende. Se posso dare un consiglio è quello di non indossare vestiti preconfezionati che la vita vuole scegliere per noi, ma puntare su qualcosa di unico e su misura. Certo, qualcuno storcerà il naso, ma alla fine ad indossare i nostri panni siamo sempre e solo noi.

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