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Barbara Cavicchia: "Essere una leader gentile non è debolezza, ma un valore aggiunto"

Barbara Cavicchia, General Manager Nutrition di Unilever Italia, si racconta a Tgcom24

Barbara Cavicchia, General Manager Nutrition di Unilever Italia

Barbara, come nasce la tua passione per i numeri?
La matematica per me è creativa e rappresenta anche l’incontro perfetto tra i miei due genitori: papà ingegnere e mamma artista, razionalità e creatività insieme. Nella matematica alla fine di un’equazione c’è un risultato, ma il processo, i modi in cui si può arrivare a quella soluzione, sono molteplici. Questo è qualcosa che mi ha sempre affascinata, le tante possibilità. Inoltre, la matematica aiuta a semplificare la complessità, a comprendere le sfumature delle cose. Trovo che sia uno strumento per decodificare la realtà e ciò che ci circonda: per questo all’università ho scelto di studiarla. Non avevo un piano, volevo soddisfare la mia curiosità e passione. 

 

Dagli studi universitari al mondo del lavoro il passo è stato breve.
Dopo essermi laureata con una tesi su reti neurali e IA, per un anno e mezzo ho portato avanti progetti di ricerca a La Sapienza e in alcune università straniere. Nell’estate del ‘99 inizia il mio percorso in Unilever Italia, che non si è mai interrotto. In principio ero stata chiamata a insegnare ai dipendenti un nuovo sistema volto alla digitalizzazione dei processi interni. Dopo qualche mese, però, mi viene proposto un ruolo diverso e quindi l’opportunità di entrare a far parte della divisione marketing Frozen Food. Non era qualcosa per cui avevo studiato, ma colsi la sfida perché mi dava l’opportunità di lavorare con tante persone e di comprendere i bisogni del consumatore, migliorarne la vita soddisfacendone i desideri. Mi sono messa in gioco e da lì è iniziato il mio amore per il marketing, che continua ancora oggi. 

 

Da sempre ricopri incarichi spesso ritenuti prettamente maschili.
Nell’area marketing non è una differenza così marcata, forse più nel ruolo che ricopro oggi. Il marketing è un coordinamento multifunzionale, deve portarsi dietro una logica più olistica che dà accesso a una leadership più completa. Credo comunque che negli anni il modello di leadership sia cambiato tantissimo. Per essere leader non serve diventare qualcuno che non si è, assumere comportamenti a noi estranei. Una donna per essere leader può restare fedele a se stessa, autentica, senza doversi snaturare. Io, personalmente, non mi sono mai sentita limitata dal mio essere donna, forse perché ho sempre assecondato le mie inclinazioni e seguito le mie passioni, sia in Italia che fuori. Per me essere definita una leader gentile non è una debolezza, ma un valore aggiunto. Ho il piacere di notare, poi, che c’è un cambiamento in atto: anche coloro che abbracciano uno stile di leadership più tradizionale, quando vedono che successi e risultati possono essere raggiunti con un approccio diverso, più gentile, pian piano si adattano. Ormai poi - fortunatamente- queste categorizzazioni si stanno affievolendo. 

 

Una carriera rapidissima la tua, che però non ti ha impedito di avere una famiglia.
La famiglia ricopre un ruolo fondamentale nella mia vita, come per molti, del resto. Nè la mia carriera, né i miei familiari mi hanno mai impedito di coltivare l’una o l’altra cosa. Quando mi sono trasferita a Londra nel 2013 per il ruolo di Global Director di Cornetto Algida sono stata raggiunta da mio marito e dai miei figli, decisione presa tutti insieme. Abbiamo voluto sostenerci a vicenda nei nostri percorsi professionali e dare ai nostri ragazzi l’opportunità di vivere e crescere in un contesto dinamico e multiculturale. Non è stato così complesso come si può pensare, la voglia di mettersi in gioco ci ha permesso di superare anche le situazioni meno semplici, e ci siamo riusciti restando uniti e cercando di prendere il meglio da questa occasione. É stata sicuramente una delle più belle tra le esperienze professionali, che consiglio a tutti, fondamentale per aprirsi al mondo, crescere e immergersi in contesti sempre più sfidanti. 

 

All’interno di Unilever hai avuto modo di lavorare per brand globali. Mi vuoi raccontare di quel periodo?
Si, a Londra ho avuto modo di lavorare nel marketing global di prodotti iconici come il Cornetto Algida. É stata un’esperienza fantastica e arricchente perché vissuta totalmente a livello globale, avevo un team multiculturale e multifunzionale con background diversi. Con il global marketing bisogna trovare il minimo comun denominatore, una visione comune, valorizzando le diversità e i diversi punti di vista. È proprio così, insieme e con tanta fiducia reciproca, che si superano le sfide e si cresce insieme come team e nel business. 

 

Un team internazionale il tuo: diversità e inclusione sono parole d’ordine.
Una delle peculiarità di lavorare in una multinazionale è indubbiamente la possibilità di entrare in contatto con persone che arrivano da diverse parti del mondo, con background e storie diverse. Ciò, ho avuto modo di apprezzare negli anni, è sempre stata una delle grandi forze di ogni team che ho guidato. Le idee creative, le strategie e il loro successo, trovano linfa vitale proprio nelle persone, quindi è importante investirci.


Dal marketing globale al general management in Italia. Mi racconti come è andata? 
Nel 2018 sono tornata in Italia per assumere il ruolo di Food & Beverages Director Italy, momento in cui sono entrata a far parte del Board di Unilever Italia. Dal 2022 sono General Manager Nutrition Italy e parte del Leadership Team di Southern Europe Nutrition. Il mio ruolo oggi è guidare strategia e implementazione della divisione Nutrition Italia in tutti gli aspetti: marketing, strategia di categoria, supply chain, vendite e trade, coordinando tutte queste funzioni e avendo la responsabilità del Profit and Loss end to end. Per me questi passaggi hanno rappresentato un’ulteriore sfida a livello professionale e personale: non mi occupavo più solo dei processi di marketing, ma di tutto il ciclo di vita del prodotto, dalla coltivazione del singolo ingrediente all’arrivo sullo scaffale. Sono molto orgogliosa di poter dire che con il team abbiamo portato la Business Unit di Nutrition Italia ad essere considerata una best practice a livello europeo e globale.


In Unilever c’è anche una importante componente femminile
In Unilever diversità e inclusione sono qualcosa all’ordine del giorno. Anche in Italia l'empowerment e la leadership femminile sono tra i punti su cui ci impegniamo maggiormente e su cui abbiamo già raggiunto importanti risultati, come dimostrano anche il nostro Board, prevalentemente composto da donne, e la parità che abbiamo raggiunto nei livelli manageriali. 

 

Anche l’attenzione all’ambiente è una tua priorità.
Assolutamente. Come responsabile di categorie e di brand che hanno un impatto su così tante persone nel mondo, Io sento la responsabilità di dover fare qualcosa che migliori la vita delle persone e l’impatto dei nostri prodotti sul pianeta. Con Knorr stiamo portando avanti nelle risaie pavesi uno dei progetti di agricoltura rigenerativa di Unilever. Il programma punta al miglioramento della qualità dell’acqua e del suolo, a un aumento della biodiversità e a una riduzione delle emissioni di gas serra. Questo impegno comune ci permetterà di contribuire a un'ampia diffusione dell'agricoltura rigenerativa nella catena di fornitura di Unilever. A livello globale puntiamo, infatti, ad attivare più di 50 programmi di agricoltura rigenerativa entro il 2030, per ripristinare e rigenerare 1,5 milioni di ettari di terra, oceani e foreste e per raggiungere l’obiettivo Net zero entro il 2039.

 

Worklife balance, a volte è una sfida.
Da anni Unilever investe nell’attenzione alle persone e al giusto bilanciamento tra lavoro e sfera privata, con numerose iniziative volte al loro benessere. C’è un concreto interesse per i dipendenti e il rispetto delle loro esigenze, per questo crediamo nella flessibilità e in una serie di altre misure di supporto ai lavoratori, dal servizio di supporto psicologico gratuito per dipendenti e loro famigliari, al life-long learning, fino ai corsi per acquisire gli strumenti utili ad aiutare gli altri a tirare fuori il loro potenziale, come quello che feci e poi coordinai io a Londra. 

 

Qualcosa di cui non puoi proprio fare a meno?
Il contatto con le persone. Sono curiosa di conoscerle tutte, più o meno forti, introverse ed estroverse, con caratteri e stili diversi, in quanto molto spesso nascondono grandi potenzialità. Il mio scopo personale è proprio quello di tirare fuori il meglio da ciascuno. Se vedo anche una piccola lucina, cerco di farla crescere e se si trova il punto di contatto giusto, anche le persone più chiuse riescono a far uscire il meglio da se stesse. Insieme, così, si è in grado di affrontare nuove sfide trasformandole in belle opportunità. Con Unilever - e di questo sono molto felice - ho avuto modo di cogliere importanti sfide e incoraggio tutti a fare lo stesso, a dare sempre il meglio, ad aprirsi a nuove opportunità e avventure, sempre però rimanendo fedeli e autentici al proprio stile personale. Alla fine, la somma delle parti fa sempre più della somma tra le unità.

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