Alessandra Baldini, Country Medical Affairs Director di Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia, si racconta ai lettori di Tgcom24
di Carlotta Tenneriello© Ufficio stampa
Alessandra, una solida preparazione maturata anche all’estero e una formazione internazionale. Sono curiosa di saperne di più.
La mia passione per la scienza nasce da bambina, stimolata da una profonda curiosità verso ciò che è invisibile agli occhi, ma essenziale per la vita. Questo interesse mi ha portata a scegliere un percorso STEM, culminato con una laurea sperimentale in Biologia all’Università di Parma e poi con un’esperienza di ricerca negli Stati Uniti, al Cardiovascular Research Institute del New York Medical College a Valhalla, New York. Lì ho avuto la possibilità di confrontarmi con un ambiente competitivo e altamente internazionale, dove ho imparato che per crescere serve prima di tutto ascoltare. Ascoltare davvero per capire il contesto, le persone, i bisogni non espressi. Nel 2009 sono entrata in J&J Innovative Medicine, spostandomi tra Europa, Middle East e Asia e ricoprendo ruoli di crescente responsabilità. Vivere e lavorare in un’azienda come questa, e in città come Parigi, New York, Dubai e Singapore, mi ha insegnato che il vero adattamento nasce dal riconoscere e valorizzare la ricchezza culturale. Ma, soprattutto, ho compreso che l’ascolto è la chiave di tutto. Perché ascoltare, in fondo, significa prendersi cura. Ed è proprio il prendersi cura, con responsabilità e integrità, che rappresenta il cuore del nostro Credo, il sistema di valori che da più 80 anni guida ogni azione all’interno di Johnson & Johnson. Un documento vivo, scritto nel 1943 da Robert Wood Johnson Jr., che ci ricorda ogni giorno che la nostra prima responsabilità è verso i pazienti, i medici, i caregiver, ma anche verso i nostri collaboratori e le comunità in cui viviamo e operiamo. Lavorare in un’azienda farmaceutica che “vive” questi valori fa la differenza, perché significa essere parte di un’organizzazione che considera l’ascolto non solo una competenza, ma anche e soprattutto un dovere etico. Ed è anche per questo che oggi, nel mio ruolo, porto avanti la mia attività con uno scopo chiaro: contribuire allo sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative che possano davvero continuare a cambiare la vita dei pazienti.
Come e in che modo sei arrivata in Johnson & Johnson?
Potrei dire che è stato il caso, ma in realtà credo che le connessioni umane trovino sempre il modo di tornare nel momento giusto. Mi trovavo a Parigi e proprio durante quel periodo ho ripreso i contatti con una collega francese con cui avevo lavorato anni prima. Ci siamo riviste e proprio lei mi ha parlato di un’opportunità in Johnson & Johnson Innovative Medicine. Oggi, guardandomi indietro, penso che quel semplice incontro a Parigi sia stato uno dei momenti più determinanti della mia vita.
Prendersi cura degli altri: una sfida e un impegno, ma anche grandi soddisfazioni, immagino.
Prendersi cura degli altri è esattamente il cuore del mio lavoro e della missione della mia azienda. Una grande sfida, certo, ma anche fonte di enormi soddisfazioni. Come J&J Innovative Medicine, siamo impegnati a trasformare la vita delle persone attraverso la ricerca di soluzioni terapeutiche innovative che consentano di trattare - e magari un giorno sconfiggere - alcune tra le malattie più devastanti al mondo, come ad esempio i tumori. Numeri alla mano, a livello globale abbiamo investito nel 2024 più di 17 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. Per me è davvero fondamentale continuare a portare innovazione nel Paese, soprattutto attraverso un incremento costante degli studi clinici. Solo nel 2023, abbiamo gestito 114 studi clinici, di cui oltre due terzi in onco-ematologia, collaborando con 993 centri di ricerca su tutto il territorio nazionale, consentendo a oltre 5.000 pazienti italiani di accedere precocemente alle terapie.
Come si traduce questo aspetto nella cura dei pazienti?
Questo si traduce in un accesso più rapido alle terapie innovative per migliaia di pazienti, con un impatto concreto sulle loro vite e su quelle delle loro famiglie. Le recenti previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ci ricordano, però, che entro il 2030 le nuove diagnosi di tumore potrebbero aumentare del 69%, e le morti oncologiche del 72%. Siamo convinti che questa sfida richieda un impegno ancora più deciso: investire risorse in ricerca, continuare a collaborare con tutti gli attori del sistema salute e mantenere un dialogo costante con i clinici, le associazioni di pazienti e le istituzioni. È un lavoro che ci coinvolge su molti fronti, perché crediamo che non possa esistere innovazione senza una ricerca rigorosa e senza uno spirito “pionieristico” – come amiamo dire in azienda, sentendoci una “startup di quasi 140 anni”.
Ricopri un ruolo apicale in Johnson & Johnson: essere donna è mai stato un impedimento nel percorso di carriera?
Lavoro in un’azienda che premia il merito, la dedizione, la capacità di portare risultati. J&J Innovative Medicine è un ecosistema che valorizza il talento e le performance, indipendentemente da chi sei o da dove vieni. Personalmente, non ho mai guardato le barriere come ostacoli insormontabili, ma come elementi da superare e “da saltare”. Spesso, ci costruiamo da soli dei “confini”, per proteggerci o per paura di fallire. Ecco, io credo che il segreto stia proprio lì, nel non lasciarsi definire da quei limiti.
Quale è la chiave del successo della tua divisione e quale quello dell’azienda?
La chiave del successo della mia divisione, il Medical Affairs, risiede innanzitutto nella capacità di valorizzare i talenti e la passione e la dedizione di ogni membro del team a servire al meglio e instancabilmente i pazienti che utilizzano i nostri trattamenti innovativi. Ogni giorno cerco di ispirare chi lavora con me a sperimentare e a osare, a inoltrarsi in territori non definiti per trovare soluzioni davvero innovative. Sono convinta che le sfide più complesse conducano ai risultati più interessanti, specialmente quando le affrontiamo con uno spirito di condivisione. Sul piano aziendale, il fattore vincente è l’investimento continuo in ricerca e sviluppo, unito alla capacità di stringere partnership strategiche in aree terapeutiche dove il bisogno di soluzioni innovative è ancora elevato, come l’onco-ematologia. Adottiamo una strategia che combina la ricerca interna con acquisizioni e collaborazioni esterne, mantenendo sempre al centro l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti. Guardiamo inoltre con grande interesse ai modelli di identificazione precoce delle patologie, per anticipare l’insorgenza dei tumori e offrire terapie sempre più mirate ed efficaci. Johnson & Johnson è l’azienda farmaceutica leader a livello mondiale, con una politica di gestione dei talenti fortemente meritocratica, che ci consente di attrarre e far crescere persone di altissimo profilo. Questo connubio tra ricerca di frontiera, partnership strategiche e valorizzazione del merito rappresenta, a mio avviso, la vera forza dell’azienda.
Worklife balance: la tua esperienza.
Mi piace parlare più di integrazione che di equilibrio tra vita personale e lavoro. Spesso ci si immagina queste due sfere come compartimenti stagni, ma nella realtà l’aspetto professionale e quello personale si intrecciano costantemente. Per me, trovare una buona integrazione tra i due mondi è la vera chiave. Grazie a una solida capacità organizzativa e a una disciplina che mi aiutano a gestire le priorità, senza mai perdere la passione e la motivazione. Sono proprio queste ultime a dare senso e vigore alle sfide quotidiane, consentendomi di dedicare energie ed entusiasmo sia al lavoro, sia alla mia vita fuori dall’ufficio. In definitiva, più che cercare un equilibrio fatto di confini rigidi, ho scelto di coltivare un’armonia che mi permetta di esprimermi pienamente in ogni ambito.
Prossimi obiettivi?
Per me gli obiettivi non sono mai qualcosa da raggiungere una volta per tutte, ma un impegno quotidiano. Come diceva Michelangelo all’età di 89 “Ancora imparo”, continuare a coltivare un’ambizione di crescita culturale, scientifica ed emotiva. La vera sfida è avere ogni giorno la capacità e la volontà di fare la differenza, restando fedeli ai propri valori.
Tempo libero: cosa ti senti di condividere con i nostri lettori?
Nel mio tempo libero cerco di riconnettermi con ciò che mi fa stare bene e per me questo significa anche tornare alla natura. Viviamo in un contesto frenetico, dinamico, ma credo che ristabilire un contatto autentico con la natura sia fondamentale per ritrovare quell’equilibrio corpo-mente che ci dà energia. Sono convinta che la felicità si trovi spesso nelle pratiche più semplici: camminare all’aria aperta, fare sport, dedicarsi a qualcosa che ci nutre dentro come ad esempio la lettura. Sono gesti che ci aiutano a riscoprire chi siamo davvero e ci preparano meglio ad affrontare anche le sfide più complesse della vita e del lavoro. Infine, mi sento di condividere con i lettori – e le nuove generazioni in particolare - un invito a non lasciarsi bloccare dalla paura. Spesso sono proprio le nostre insicurezze a trattenerci, ma ho imparato, anche nella mia vita personale, che affrontarle è il primo passo per trasformarle in forza. Le paure, quando le attraversi, possono diventare opportunità concrete, nuove realtà meravigliose.