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"Bisogna seguire la propria strada senza risparmiarsi, puntando a esprimere se stesse"

Affascinata dal mondo imprenditoriale, ama poter sviluppare progetti: Federica Ronchi, Country Manager Italia di Pagantis, si racconta a Tgcom24

Attratta dalla poesia e dalla letteratura, ha affontato il suo percorso professionale con determinazione ed entusiasmo: Federica Ronchi, Country Manager Italia di Pagantis, racconta la sua storia. 

Federica Ronchi, Country manager Italia di Pagantis

Ciao Federica, facciamo questa chiacchierata nella fase di ripartenza….
Si tratta di un momento molto particolare, che segue a un periodo di grandi sofferenze e anche di grandi scoperte. Io vivo a Milano e la città, durante il lockdown, sembrava essere quella di un film. Si è trattato di un elemento emotivo forte, che mi ha dato però l’opportunità di fare anche riflessioni sia a livello personale, che professionale. Quanto al lavoro, Pagantis è una fintech, in altri termini una realtà già molto tecnologica dove la cultura digitale in remoto è radicata e la distanza con i clienti non è mai stata un problema. In ogni caso, l’Italia si sta muovendo pian piano, un passo dietro l’altro, con calma perché il Paese deve imparare di nuovo a camminare, diciamo così.
 
Smart working e socialità.
Ammetto che la distanza sociale non è il massimo, ma io e il mio team non abbiamo mai smesso di tenerci in contatto, ritagliandoci dei momenti per stare insieme. Per esempio, abbiamo il “caffè virtuale”: dopo pranzo, tutti i giorni un quarto d’ora di chiacchiere e di buona compagnia per salvaguardare l’aspetto umano, sempre molto importante.
 
Smart working e famiglia.
Stare a casa mi ha consentito di essere molto più vicino a mio figlio Edoardo, che ora ha 13 anni. Assisterlo nei compiti, condividere un po’ le sue ansie e le difficoltà mi piace, mi aiuta a conoscerlo meglio. Inoltre, ho scoperto una nuova gestione del tempo e dello spazio, perfetti anche per salvaguardare il matrimonio: io e mio marito non abbiamo avuto alcun problema nello stare tanto insieme, tutt’altro.
 
Coronavirus e business: che mi dici?
E’ fondamentale l’apertura verso nuovi modelli di business, soprattutto per quanto concerne il commercio. Si tratta di un settore che è sempre stato un po’ restio al cambiamento, ma che ora, dopo questo shock, si deve necessariamente reinventare, affiancando alla fisicità del contatto col cliente l’e-commerce, che diventa complementare nella vendita. D’altra parte, la domanda del consumatore è sempre più avanti dell’offerta, in questo caso i negozianti: si tratta di una fonte di stimolo per una modalità più matura e fiduciosa di fare business.
 
Veniamo a te, vorrei conoscerti meglio.
Da ragazzina ero attratta dalla poesia, dalla letteratura, dalla filosofia e mi sarebbe piaciuto diventare giornalista. Tuttavia, al termine del liceo scientifico sentivo di voler dare una sorta di continuità all’attività imprenditoriale di famiglia – sono di origini brianzole e ci siamo sempre occupati di arredo e design – per cui mi iscrissi alla facoltà di economia aziendale all’università Bocconi. Mi piaceva l’idea di capire meglio come funzionassero le piccole e medie imprese, comprenderle da ogni punto di vista: l’azienda è un organismo, un ecosistema: bisogna lavorare in sinergia per arrivare al successo.
 
 
Dalla laurea al mondo del lavoro il passo è stato breve.
Dopo l’università accettai un lavoro presso un’azienda che si occupava di distribuzione di prodotti di tecnologia ed elettronica. Fu l’inizio di un cammino durato molti anni, che mi portò a salire i gradini della carriera, arrivando a diventare il direttore generale di un importante e-commerce italiano nel settore dell'elettronica di consumo.
 
Quando hai deciso di cambiare? 
Dopo dodici anni e un cambio radicale nella proprietà dell'azienda, sentivo di voler affrontare nuove sfide: per questo accettai una proposta da parte di un’azienda di e-commerce internazionale sempre occupandomi del settore informatica ed elettronica su diversi Paesi, oltre all’Italia. L'esperienza internazionale fu fondamentale perchè mi permise di conoscere i meccanismi ed i processi di una realtà molto più ampia e complessa rispetto alle dinamiche locali, tuttavia mi mancava la dimensione della "start up", del progetto da sviluppare partendo dalle fondamenta, dalla definizione della strategia, alla costruzione del team.
 

Poi finalmente sei arrivata in Pagantis.
Si tratta di un’avventura recente, visto che ho iniziato qui da meno di un anno. In Pagantis, società spagnola, cercavano un Country Manager per il mercato italiano e ho risposto con entusiasmo alla loro proposta: in questo ruolo posso mettere a frutto tutto quello che ho appreso negli anni aggiungendo creatività, innovazione e grande autonomia decisionale, sempre lavorando nell’e-commerce.
 
Donne e carriera.
Quello dell’informatica e della tecnologia è un settore molto maschile, tuttavia per quello che mi riguarda non ho mai sperimentato discriminazioni di sorta, né da parte dei miei capi – sempre uomini! -, né da parte dei colleghi: hanno sempre prevalso i risultati ottenuti, che mi hanno fatto guadagnare la fiducia delle aziende e anche dei clienti, che hanno superato la diffidenza iniziale dovuta, soprattutto all’inizio, alla mia giovane età.
 
Maternità e lavoro: difficile conciliare?
Per quanto mi riguarda, la maternità è stato un capitolo fondamentale e fantastico della mia vita. La nascita di mio figlio mi ha fatto abbracciare una sfera emotiva che nemmeno pensavo di avere, un’esperienza straordinaria. Quanto alla professione, ho avuto la fortuna di portare avanti una gravidanza senza problemi, per cui ho lavorato fino all’ultimo e poi sono rientrata prestissimo, quando Edoardo aveva solo quattro mesi, quindi non sono mai stata lontana dall’ufficio. D’altra parte, per me il lavoro è fondamentale, mi sono sempre sentita felice e appagata facendo le cose che mi fanno essere contenta e mio marito in questo mi ha sempre sostenuto. Io e lui abbiamo una grande complicità, anche professionale: per me lui è il mio punto fermo, una roccia e la concretezza della quale ho bisogno.
 
Tempo libero: cosa mi dici?
Dedico a mio figlio tutto il mio tempo libero e in questo momento sto anche cercando di aiutare mio marito nella sua attività imprenditoriale: anche lui si occupa di arredo, quindi sto provando a dare un mio contributo mettendoci tutta la sensibilità femminile della quale sono capace per organizzare le esposizioni e le proposte di arredo.
 
Un suggerimento alle donne che intendono fare un percorso aziendale?
Bisogna intraprendere la strada che si vuole seguire, senza risparmiarsi, Dedicarsi alla propria formazione con sacrificio e determinazione, senza pensare al fatto di essere donne, ma puntando a esprimere sé stesse come persone e come professioniste. 
 
Qualcosa di curioso che vuoi condividere con i lettori?
Per lavoro ho sempre vestito in tailleur, giacca e pantalone nero perché smagriscono e sono molto formali; oggi mi piace concedermi qualche stravaganza, per esempio puntare su abiti colorati senza sentirmi più a disagio: è bello permettersi uno sfizio ogni tanto!

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