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A tu per tu con Simone Rainer, il designer matematico

Le borse geometricamente perfette e i materiali che scaldano il cuore.

Simone Rainer, ragazzo gentile e genuino, dal cui sguardo traspare una vivace genialità, è un giovane designer altoatesino, ormai da tempo trapiantato a Milano.

Nel 2011 ha fondato il marchio che porta il suo nome, realizzando inimitabili borse dal fascino seducente e magnetico. Le sue creazioni conciliano due mondi apparentemente lontani e contrastanti: il pianeta del rigore scientifico-matematico e la realtà tutta italiana dell'artigianalità manuale. Nel suo percorso di vita affondano le radici di questa sapiente fusione, quasi attraverso una formula magica. Le sue borse talismano sprigionano un'energia ipnotizzante, imponendosi subito come oggetto del desiderio.

Simone, quali sono le tue origini e come hanno influenzato le tue scelte professionali?
Sono nato a Vipiteno, una cittadina alpina di seimila abitanti al confine con l'Austria, ai piedi del Monte Cavallo. Ho frequentato il liceo scientifico e sviluppato, sin dall'epoca delle scuole, una forte attrazione per la matematica e la chimica. Questa mia propensione innata verso i numeri e la materia si è da sempre intrecciata con le mie origini ambientali e familiari, intrise di manualità. La nonna sarta e il nonno fabbro mi hanno trasmesso la passione per i prodotti artigianali, realizzati a mano, attraverso il contatto diretto con la materia. Dopo il diploma mi sono trasferito a Milano. Ero inizialmente indirizzato verso studi matematici, ma ho poi deciso di iscrivermi ad un corso di sartoria e cartamodello. Ripercorrendo il ricordo delle mie estati di ragazzino, trascorse nella bottega di mia nonna a fare orli, è così iniziato il mio cammino nel mondo della moda.

Com'è nata l'idea della clutch a triangolo, iconico emblema delle tue collezioni?
L'idea è nata dal profilo seducente del Vulcano di Stromboli, oltre che dal mio legame di nascita con i paesaggi montuosi. Ho infatti trascorso diverse vacanze sull'isola, ospite di Nicoletta Fiorucci, nelle sue meravigliose residenze artistiche. Lì mi sono confrontato con personaggi e ambienti naturali fortemente stimolanti dal punto di vista creativo. Nel 2010, al termine di uno di questi soggiorni, mi è stato chiesto di lasciare una traccia del mio passaggio. Ho così realizzato la mia prima borsa a triangolo, traendo ispirazione da quell'imponente vulcano che si stagliava sul mare, proprio come una figura geometrica perfetta. La pelle nera acidata riproduceva la superficie vulcanica dell'isola, l'interno rosso simboleggiava il fuoco lavico, le finiture metalliche stavano a rappresentare i condotti magmatici.

Alla base delle collezioni Simone Rainer troviamo una ricerca di perfezione geometrico-estetica. Da dove deriva questa volontà di conciliare moda e rigore scientifico?
Tutte le mie borse sono concepite come oggetti perfetti dal punto di vista geometrico. Disegno sempre le mie collezioni in sezione aurea. Questa costante matematica viene spesso definita anche come proporzione divina, in quanto canone di bellezza suprema che possiamo ritrovare in svariati contesti naturali, come ad esempio nella conchiglia, nei petali di alcuni fiori, nelle spirali dei semi di girasole e nelle stesse proporzioni del corpo umano. L'armonia implicita, che deriva dal rispetto di questa unità di misura, conferisce alle mie creazioni quella forma estetica superiore, oggetto di desiderio e fascinazione per l'essere umano sin dall'antichità.

Per quali ragioni hai deciso di rivolgere la tua creatività esclusivamente agli accessori?
Nel mio percorso professionale mi sono ampiamente dedicato all'attività di consulenza, anche per grandi marchi del settore, come Louis Vuitton, Marc Jacobs, Missoni e Jill Sander. L'accessorio rappresenta il prodotto trainante per molti brand di lusso e ad esso ho dunque rivolto gran parte della mia esperienza formativa. Nel mondo della moda, è l'oggetto più affine al concetto puro di design. 
La scelta delle borse mi consente inoltre di avere quel contatto materico con la pelle che soddisfa la mia passione per la manualità. In questo particolare momento storico, dominato dalle realtà virtuali, il piacere tattile ci riconduce sulla terra. Non a caso alla base della mia creatività vi è una costante ricerca dei materiali; ho realizzato collezioni utilizzando pelle con polvere d'oro 18 carati, nappe termosensibili, pelle acidata dalle arricciature sempre differenti, che rendono ogni pezzo unico e irriproducibile. Mi affido al calore della materia per scaldare la freddezza dei numeri.


Quali sono i tuoi progetti in corso?
Ho realizzato di recente la capsule collection “Bohemian Rapsody”, presentata al Duca D'Aosta di Venezia, in collaborazione con un'antica azienda Boema produttrice di componenti in cristallo. La mia pochette triangolare, tradizionalmente pulita e rigorosa, è stata arricchita da applicazioni preziose, pur mantenendo intatta la propria geometrica essenzialità. Ho quindi dato avvio ad un co-branding con il marchio milanese “Marios”, legato al mondo street dell'abbigliamento casual. Nell'ideazione del brand abbiamo giocato con la intersezione tra la “M” del logo “Marios” e il mio leitmotiv del triangolo. Per il futuro ho il desiderio di consolidare la mia identità, magari rendendo il prodotto meno ermetico, in un cammino di continua ricerca verso la perfezione estetica.