Il saggio di Franco De Masi presentato a Milano con Mauro Crippa, direttore generale Informazione e Comunicazione di Mediaset
di Santo PirrottaUn libro baciato dall’attualità: "No Smartphone" dello psicanalista Franco De Masi arriva in libreria contemporaneamente alla proposta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di vietare l'uso del cellulare anche nelle scuole superiori. Una guida per tutti: genitori, insegnanti e ragazzi, che aiuta a capire i rischi reali che l’abuso dei mezzi informatici può avere sulla vita relazionale. Il saggio (Piemme Edizioni) è stato presentato alla libreria Rizzoli di Milano con Mauro Crippa, direttore generale Informazione e Comunicazione di Mediaset e Teresa Summa, docente di Italiano e Latino al Liceo Classico Parini di Milano. L’incontro è stato moderato dalla giornalista e scrittrice Francesca Barra.
"C’è molta letteratura sul tema che cito nel libro - ha spiegato l’autore Franco De Masi - ho scritto questo saggio perché la mente umana è suscettibile, l'immagine ha un potere ipnotico sulla mente, possiamo costruire un mondo alternativo di fantasia sensoriale in cui possiamo rifugiarci sempre. In passato questo mondo era rappresentato dalla televisione, con lo smartphone però si fa un passo in avanti: non siamo più passivi ma diventiamo attivi, possiamo partecipare, diventiamo protagonisti e questo cattura sempre di più la mente".
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Come psicanalista, De Masi negli ultimi 15 anni ha visto sempre di più bambini e adolescenti entrare in una sorta di ritiro sensoriale: "Ho studiato molto le patologie psichiche, questo strumento permette alle persone di vivere un ritiro sensoriale, premendo semplicemente un tasto. Bisogna naturalmente distinguere anche tra l'uso e l’abuso dello strumento. Il problema si è aggravato con l’introduzione dei social, prima si poteva parlare e conoscersi, con i social si sono introdotte forme perverse di visione, c’è stata la sessualizzazione della Rete, i ragazzi apprendono come si fa sesso dalla chat, non con l'innamoramento della ragazzina del primo banco, viene così meno l’esperienza. Non si conosce la vita attraverso l’emozione ma tramite l’immagine, si impara a fare sesso con i film pornografici. Una ricerca americana che cito nel libro dice che il 20 per cento dei ragazzi intervistati sul tema crede che quando si fa sesso sia necessario e utile picchiare il partner, hanno evidentemente sbagliato indirizzo e sono andati su siti sadomasochistici".
La connessione tra social e tv è evidente, come sottolinea il direttore generale Informazione e Comunicazione di Mediaset Mauro Crippa: "Il sistema è circolare, dentro un cellulare si trova un universo, l’intelligenza artificiale ad esempio viene consultata dai ragazzini anche come assistenza psicologica e sentimentale. La tv è profondamente connessa perché la logica è la stessa, ovvero quella di catturare l’attenzione dello spettatore attraverso una storia, tenendolo inchiodato, lo spettatore non se ne deve andare se sta guardando una serie o uno spettacolo. La mia generazione passava interi pomeriggi a seguire delle serie, ma erano storie che poi potevamo raccontare. Una su tutte 'La freccia nera' con Loretta Goggi, era di una lentezza strepitosa, ma i ragazzi della mia età sono cresciuti con quei ritmi. Ricordo ancora che quando ci fu un referendum per abolire la pubblicità in tv si diceva 'si interrompe una emozione'. Ora siamo agli antipodi, sui social si deve continuamente interrompere una emozione sostituendola con una più forte. Non solo. Se il ragazzo non ha i social guarda Youtube dove viene distribuito TikTok, quindi bisogna stare attenti alla tv utilizzata con internet…".
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Sempre più difficile si fa il ruolo degli insegnanti e della scuola, come spiega Teresa Summa, docente di Italiano e Latino al Liceo Classico Parini di Milano: "E' richiesto un cambiamento di paradigma enorme alla scuola, l’insegnante ha davanti un gruppo di ragazzi che hanno una dipendenza in corso e che non sanno attingere a quel sapere profondo, a quella riflessione per la quale ci vuole la pazienza cognitiva, per arrivare a conoscere un testo e comprendere te stesso attraverso la letteratura. Ci vorrebbero investimenti sulla formazione degli insegnanti, dal lockdown in avanti la lezione frontale non è più proponibile, ci vuole una interazione continua perché i ragazzi sono molto narcisisti e la lezione va sezionata alternando momenti di studio e momenti di interazione che fanno intravedere che, attraverso questo patto, rinunciare al cellulare più permettere loro di accedere a un sapere più elettrizzante".
A tal proposito, De Masi cita l'esperienza fatta a Verbania di cui parla nel libro "No smartphone": "Hanno fatto dei corsi agli insegnanti e poi hanno coinvolto i genitori degli studenti che hanno dato vita a una serie di iniziative per dare il patentino ai ragazzi per l’uso dello smartphone. Autorizzandoli a usare i cellulari senza eccedere. Una esperienza eccezionale che ha coinvolto genitori e insegnati che hanno studiato e capito lo strumento. Se il bambino non sta ai patti la scuola gli ritira il cellulare...".
La moderatrice Francesca Barra, mamma di 4 figli, negli ultimi due decenni ha analizzato il fenomeno: "Capire lo strumento oltre alla repressione è fondamentale, per anni i genitori hanno pensato che per capire i giovani si dovesse parlare come loro invece che con loro, ed è stato un grande errore… quando anni fa ho visto il film 'The social network' ho capito che ci si stava concentrando sul problema sbagliato, si parlava della manipolazione dei social network sui giovanissimi ma si eludeva il problema vero, la responsabilità individuale. Perché il cellulare un'arma carica in mano ai nostri figli".
Il saggista Franco De Masi Franco De Masi è membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, è stato segretario della sezione milanese dell’Istituto Nazionale di Training e presidente del Centro Milanese di Psicoanalisi. Un suo particolare interesse è la comprensione psicoanalitica e la terapia dei pazienti gravi.