La sedicesima edizione della rassegna lungo cinque weekend con oltre venti mostre
© ©Loay Ayyoub
Prende il via il Festival della Fotografia Etica di Lodi che continua a offrire uno sguardo sulla complessità del mondo e della vita che lo attraversa. In programma fino al 26 ottobre la sedicesima edizione propone in vari luoghi della città oltre 20 mostre, quasi 150 fotografi da 40 Paesi e cinque continenti, e quasi un migliaio di immagini. Non è soltanto una celebrazione della fotografia, ma anche un'occasione collettiva di confronto, premettono gli organizzatori. Come ha sottolineato Alberto Prina, Direttore del Festival, “attraverso le immagini si raccontano questioni sociali spesso dimenticate, che qui trovano spazio e voce. Il linguaggio visivo ha la capacità di scuotere le coscienze e generare dialogo, creando ponti tra culture diverse. Così il pubblico non è solo spettatore, ma parte attiva di una riflessione più ampia che riguarda diritti, dignità, ambiente e memoria. È in questo intreccio tra arte e impegno civile che il Festival trova la sua vera forza e il suo senso più profondo”.
Come ogni anno, le tematiche che vengono affrontate e proposte allo sguardo e alla riflessione dei visitatori sono davvero molte. Dalla realtà sudamericana a Gaza, attraversando la penisola araba e il Mediterraneo fino a risalire al cuore dell’Europa dell’est. Quest'anno un capitolo particolare e delicato è dedicato alla Jugoslavia e ai 30 anni dal genocidio di Srebrenica. "È la prima mondiale di questo progetto fatta insieme alla Fondazione VII dei fotografi autori degli scatti, finiti all'epoca sulle copertine di tante riviste. Abbiamo voluto fare questo richiamo con l'attualità perché è uno dei genocidi riconosciuti a livello internazionale e collegare le guerre contemporanee con una visione storica e più prolungata dei conflitti".
Il cuore pulsante resta il World Report Award - Documenting Humanity. Nella categoria Master spicca Federico Ríos con "Paths of Desperate Hope", reportage che segue le sofferenze e le speranze di coloro che attraversano il Darién per tentare di raggiungere gli Stati Uniti. Menzione speciale per la fotografa romana Cinzia Canneri con "Women's Bodies as Battlefields" ("I corpi delle donne come campi di battaglia"), che racconta l'esodo e le violenze vissute dalle donne eritree e tigrine, inizialmente fuggite dalla dittatura eritrea e poi coinvolte nella guerra nel Tigray. Uno spazio importante sarà riservato anche ai tre anni di guerra in Ucraina con il resoconto crudo di Diego Fedele, "In The Shadow of a Deadly Sky", premiato per la categoria Spotlight.
La sezione Uno Sguardo sul Mondo propone due mostre: "The Dark Side of Fast Fashion" di Magnus Wennmann, che smaschera i falsi miti del riciclo e mostra il costo ambientale e umano della moda veloce; e "Sudan Under Siege" di Giles Clarke, che rivela gli effetti drammatici della guerra e la lenta erosione di identità, memoria e giustizia. Lo Spazio Outdoor, nei giardini pubblici, accoglierà il lavoro del fotografo del National Geographic Ronan Donovan che dal 2014 approfondisce la relazione tra i lupi selvatici e gli esseri umani, con l’obiettivo di comprendere più a fondo questi animali e le cause del persistente conflitto uomo-lupo.
Anche quest'anno Lodi ospita l'unica tappa lombarda del World Press Photo, la mostra internazionale itinerante che da quasi 70 anni racconta il mondo attraverso la fotografia documentaria. L'edizione 2025 raccoglie oltre 150 scatti provenienti dai cinque continenti, firmati da autori che collaborano con prestigiose testate internazionali come The New York Times, Associated Press, TIME, Agence France Presse e NPR.