Colapesce, prima mostra fotografica "Doppia Uso Singola"
© Lorenzo Urciullo Courtesy Galleria Patricia Armocida
© Lorenzo Urciullo Courtesy Galleria Patricia Armocida
Alla galleria Patricia Armocida fino al 27 giugno "Doppia Uso Singola", una selezione di 200 scatti divisi in tre sezioni. Il racconto a Tgcom24
di Luca Freddi© Zavvo Nicolosi
Non si contano le direzioni artistiche di Colapesce. Cantautore solista, in duo come Colapesce DiMartino, interprete e sceneggiatore al cinema ("La primavera della mia vita"), autore di una graphic novel (“La distanza” con Alessandro Baronciani) e autore di colonne sonore (l'ultima è per "Iddu"). Ora è arrivato il momento della sua prima mostra personale “Doppia Uso Singola” ospitata dalla galleria Patricia Armocida a Milano. Una selezione di 200 scatti fotografici in mostra fino al 27 giugno. Ultimo in ordine di tempo dei punti da congiungere lungo un fil rouge che dalla musica alle fotografie scattate negli ultimi 15 anni raccontano un artista che si muove tra intimità, terra natia, introspezione, malinconia e ironia. Lorenzo Urciullo ha raccontato a Tgcom24 l'esposizione, che è divisa in tre nuclei: D.U.S., acronimo del titolo, che documenta una catalogazione di arredi e oggetti all’interno di camere di alberghi in cui ha soggiornato durante i viaggi della sua carriera; Teresa e Anna, nonna e prozia di Lorenzo, che racconta la relazione simbiotica tra due sorelle; Giorni sfiniti, che è legata alla Sicilia e ai suoi paradossi e alle visioni introspettive dell’artista.
© Lorenzo Urciullo Courtesy Galleria Patricia Armocida
© Lorenzo Urciullo Courtesy Galleria Patricia Armocida
In tutto il tuo percorso artistico fino a qui ci sono degli elementi che ritornano, la malinconia, l'ironia e anche la stranezza della normalità. Come è nata questa mostra?
Se dovessi individuare un tema, sono appassionato del dettaglio in generale. Questa mostra fotografica è nata anche grazie a Patricia Armocida che mi ha spinto a tirare fuori tutto il materiale che non avrei mai avuto la volontà, essendo anche un po' anche pigro, di sbobinare 15 anni di foto e circa 2000 scatti. Quando ho visto il totale quando abbiamo fatto la selezione mi sono reso conto che poi alla fine faccio sempre le stesse cose. Sono un abitudinario anche nella fotografia e quindi si sono create automaticamente delle sezioni. Quindi nel caso dei phon erano 200 ed erano fotografati più o meno quasi tutti allo stesso modo. La mostra è piena di dettagli come cestini, telecomandi dentro il cellophane nel periodo del Covid. Mi appassiona perché ognuno ha una storia. Sono anche foto disturbanti e qualcuno potrebbe chiedere: ma perché stai fotografando un rattoppo con l'asfalto? Perché racconta l'uomo, in qualche modo. Non vedi direttamente l'uomo nella mostra. Volutamente non ci sono figure umane a parte la sezione di mia nonna e mia zia che anche lì però sono quasi come sculture, sono trattate come dei monumenti. Mi piaceva l'idea di far vedere l'uomo attraverso le azioni. "Giorni sfiniti" racconta molto della natura umana e siciliana. C'è la sezione delle muffe, che sono una mia passione. Questi organismi si appropriano dello spazio e lo mangiano che è un po' anche una metafora per la Sicilia della turistificazione eccessiva che c'è negli ultimi anni.
Quando, come e dove nasce la tua passione per la fotografia?
Nasce un po' per caso quando avevo circa 14-15 anni e nel mio paesino facevano un corso di fotografiaUn mio amico più grande ovviamente di me all'epoca fece questo corso di fotografia analogica quindi mi fece prestare questa macchina fotografica, una Yashica. Cominciai a fotografare, apprendere le prime nozioni basilari e facevamo queste uscite insieme con questo gruppo di 7-8 persone varie età in giro per il paese. Poi me la sono trascinata un po' dietro questa passione ma in maniera silente. Ho comprato una bella macchina fotografica qualche anno fa e me la porto sempre dietro. Però volutamente per quanto riguarda questa mostra abbiamo utilizzato solo foto scattate con lo smartphone. Primo per una questione di coerenza perché la camera d'albergo erano solo fotografata non con iphone quindi per mantenere una coerenza di formati. E poi perché mi sembrava proprio affascinante questo formato quadrato perché poi pazzesco quando l'abbiamo stampata, è venuto fuori un'altra anima della foto rispetto allo schermo.
Il formato delle fotografie sono 20x20 cm, una dimensione che nasce per Instagram ed è anche lo stesso delle cementine (le piastrelle della pavimentazione siciliana)
Sì è un formato che nasce quasi da Instagram però poi scattando tanto quadrato mi sono affezionato. E Anche con la mia macchina fotografica spessissimo scatto in formato quadrato: è come se l'occhio si sia settato ormai sul formato quadrato. E' un formato inusuale per una fotografia stampata.
Ci sono fotografi che ti interessano o che ti hanno ispirato?
Uno dei fotografi che mi piace ma per il lavoro che ha fatto con Herzog, che è uno dei miei registi preferiti, è Beat Presser, che è il suo fotografo di scena. Ci sono delle sue foto iconiche soprattutto per "Fitzcarraldo", che è uno dei miei film preferiti in assoluto: lui ha sempre un occhio discreto nel documentare. Non mi avvicino minimamente alla bravura di quel tipo di fotografi. Seguo tantissimi fotografi anche molto diversi. Ad esempio Gregory Crewdson che mi piace moltissimo. L'ho scoperto quando avevo circa 18 anni perché fece lo scatto per la copertina del disco degli Yo La Tengo, "And Then Nothing Turned Itself Inside Out". Lui praticamente crea delle scenografie gigantesche per scattare le foto e lì sembra quasi un rapimento alieno dove c'è tutto il buio intorno al blu e c'è questa figura che guarda il cielo e un faro che lo illumina. Tra gli italiani, Luigi Ghirri è uno dei miei preferiti, per la sua delicatezza, e come racconta anche lui, in parte, la solitudine. Poi Cesare Monti, è un altro fotografo più legato alla musica che ha scattato tutte le foto di copertina di Battisti e anche di tantissimi altri dischi italiani. Anche lui ha uno sguardo surreale che mi ha sempre piaciuto. Lanthimos, che è un regista, ma ha fatto un libro di fotografia stupendo, e Gardin, che è un altro gigante. Non ho velleità da fotografo. Ho il mio modo di fotografare che non riesco ad associare a qualcuno.
Molte volte quando vado a delle mostre fotografiche penso a che musica ci starebbe bene. Volevo sapere se avevi pensato a della musica per accompagnare questa tua mostra
Se avessi avuto più tempo, sì. In realtà avevo già cominciato a lavorare a un'unica traccia lunga di mezz'ora perché credo molto nella musica ambient. Credo che può creare uno scenario suggestivo nella visione della mostra. Brian Eno è stato un protagonista di quest'arte.
Due serie della mostra sono legate alla Sicilia, e una alle camere d'albergo durante i viaggi, quindi anche lontano dalla Sicilia. Come vivi questa dicotomia nella tua vita tra la tua terra d'origine e la lontananza continuando la tua attività artistica ad esempio al nord?
Il siciliano per antonomasia soffre come ogni isolano e ti senti sempre un pendolare. Mi ricordo la prima volta che andavo a suonare fuori dalla Sicilia: per noi è un vero viaggio, devi attraversare il mare soprattutto se hai la strumentazione. Ma questa condizione da pendolare la vivo ancora oggi. L'anno scorso ho fatto un resoconto e ho preso 63 voli. Tutte le volte che torno in Sicilia divento figlio quindi decade la mia attività. Torno alle origini e quindi le dinamiche cambiano con la gestione del tempo e dello spazio. Questi anni sono stati molto frenetici. Ho staccato per la prima volta a gennaio e non mi fermavo da 4 anni. Sono rimasto in Sicilia e ancora mi devono ambientare. Lì mi annullo e divento anche più pigro.
Dopo il successo in coppia con Dimartino, hai fatto la colonna sonora di "Iddu". Adesso stai lavorando a qualcos'altro o hai qualcosa in programma?
Mi sono fermato da così poco tempo e al momento non ho programmato e progettato niente. Voglio che la musica arrivi da me. Non voglio mai sentirmi schiavo per il mercato discografico e dover pubblicare qualcosa per forza. Verrà naturale. Ho tantissimo materiale però sono molto cauto con la musica, infatti alla fine nella mia carriera da solista ho pubblicato solo tre dischi in meno di 15 anni. Con Antonio abbiamo fatto due dischi e una colonna sonora in poco tempo e siamo stati anche travolti dagli impegni. Il mio ultimo disco è uscito 7 anni fa, e potrebbe essere che tra uno o due anni pubblicherò qualcosa. Però con molta calma Per al momento mi dedicherà a collaborare con altri artisti o come feat, o a lavorare come autore.