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Sindrome da burnout: quando lo stress diventa estremo

Come riconoscere ed evitare questa spiacevole situazione di esaurimento totale

Sindrome da burnout: quando lo stress diventa estremo - foto 1
Istockphoto

Se ne sente parlare spesso, per indicare la sensazione di affaticamento estremo e persistenze che ci lascia del tutto prosciugati: il burnout non è la comune stanchezza che si prova al termine di una giornata particolarmente faticosa, ma uno stato di esaurimento totale delle energie, fisiche e interiori, associato di solito a una situazione lavorativa viziata, nella quale lo stress e l’insoddisfazione sono cronici e raggiungono livelli insopportabili.

CHE COS’E’ IL BURNOUT – La parola inglese burnout significa “bruciato”, “esaurito” o anche “scoppiato”. Per estensione indica un complesso di sintomi, ragion per cui si parla di “sindrome da burnout”, tra cui stato estremo di stanchezza, esaurimento delle energie, insoddisfazione e prostrazione estrema, tanto da avere la sensazione di “non farcela più”. A tutto questo si associano sensazioni di delusione e prostrazione da cui derivano disinteresse per la propria attività professionale e improduttività. Non si tratta quindi di un malessere generico, destinato a passare da solo in pochi giorni, tanto da essere riconosciuta anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che associa il disturbo proprio allo stress cronico che deriva dalle situazioni lavorative altamente logoranti. Non si può parlare quindi di burnout se lo stress deriva da situazioni diverse da quelle lavorative, ad esempio dall’ambito familiare. Al contrario della comune stanchezza, che si risolve con un periodo di riposo e di vacanza, il burnout è più difficile da risolvere e non va comunque sottovalutato perché può sfociare nella depressione e in malattie più complesse da affrontare e curare. 

 

DA CHE COSA DIPENDE – La causa di questa sindrome è dunque strettamente legata all’ambito lavorativo, nel quale viene percepito uno squilibrio tra quello che viene richiesto o preteso e le risorse disponibili. Il burnout è stato studiato inizialmente a partire dal disagio vissuto da chi lavora nell’ambito delle “professioni di aiuto” come medici, infermieri, assistenti sociali, ma anche insegnanti, vigili del fuoco e forze dell’ordine, che pur avendo obiettivi lavorativi diversi dall'assistenza, sono continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza. Successivamente si è scoperto che la stessa sindrome colpisce anche lavoratori di ambiti differenti che però vivono situazioni, vere o percepite, di carichi di lavoro eccessivi e continuativi, fino a un progressivo logoramento fisico ed emotivo delle facoltà della persona che culmina con l’esaurimento delle risorse psico fisiche della persona. Su questa condizione di partenza si innestano molte variabili individuali: le donne, ad esempio, sembrano più esposte al burnout rispetto agli uomini; lo stesso vale per chi è single rispetto a chi invece ha famiglia. Anche le predisposizioni caratteriali hanno un loro peso, con una maggiore fragilità davanti alla sindrome da parte di chi tende a porsi obiettivi troppo ambiziosi, con poca propensione al lavoro in team, o l’insoddisfazione davanti a un’attività che si considera non commensurata alla propria professionalità e alle proprie aspettative. 

 

COME RICONOSCERLO – Nei casi di burnout, il totale esaurimento di ogni risorsa fisica ed emotiva si accompagna al peggioramento delle prestazioni professionali. Chi ne è colpito ha la sensazione di essere completamente risucchiato dal proprio lavoro, fino all’annullamento di sé. Di solito, in queste condizioni, si tende ad isolarsi di fronte ai propri colleghi e si assiste al diminuire dell’efficacia delle proprie azioni lavorative. Possono manifestarsi anche un distacco psicologico sempre maggiore rispetto alle proprie attività, mancanza di iniziativa, difficoltà crescente nel portare a termine i propri compiti e perfino resistenza nel recarsi al lavoro. Lo stress può anche essere somatizzato in modo importante, con insonnia, disturbi gastro intestinali, crisi di ansia. 

 

COME REAGIRE – Per uscire da una situazione di questo genere occorre intervenire a più livelli. Innanzi tutto, occorre acquisire la consapevolezza del problema e individuare in modo obiettivo i fattori di maggiore stress all’interno della propria vita lavorativa: la soluzione sta, ovviamente, negli interventi che puntano a mitigarli e rimuoverli, oppure nel modificare i propri comportamenti davanti alle situazioni stressanti, per non restarne schiacciati. Sul luogo di lavoro si può chiedere aiuto al proprio responsabile per una diversa ripartizione dei carichi di lavoro, o ai colleghi, per un sostegno pratico e psicologico; può essere utile anche il supporto della famiglia o degli amici per riequilibrare il rapporto tra vita persona le e vita privata.  Uno stile di vita sano è un ottimo: una sana alimentazione e una corretta attività fisica sono un buon modo per decomprimere lo stress e distrarre la mente, liberando nuove energie. Un supporto importante può venire dalla psicologia comportamentale, utile strumento per riconoscere gli elementi critici nella vita professionale e per imparare metodi di gestione dello stress e di reazione costruttiva belle situazioni più critiche. 

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