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Monte Argentario: costa toscana chic e selvaggia

Borghi marinari, fortezze imponenti, mare cristallino: dove approdò anche Caravaggio

Monte Argentario: costa toscana chic e selvaggia

Un tratto affascinante e trendy della costa toscana

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Poche zone eguagliano il fascino dell’Argentario con le sue sfaccettature chic, talora snob, ma pure selvagge, permeate di storia intrigante e geologia spettacolare.

La Costa d’Argento, che prende nome da Argentario forse per la presenza di cristalli luccicanti o per l’attività svolta qui dagli “argentarii” in epoca romana, è il tratto di litorale maremmano sotto Grosseto che si affaccia sulla parte meridionale della splendida costa toscana.

Il nostro viaggiatore raggiunge il promontorio dell’Argentario, una ex isola che sporge dalla Toscana verso il mare aperto; nel corso del tempo, a causa dell’accumulo di sabbia e detriti, si è unito alla costa attraverso due lunghissime lingue di sabbia, il Tombolo della Gianella e quello della Feniglia. Percorrendo una strada che sembra affondare nella laguna di Orbetello il viaggiatore fa l’ingresso a Porto Santo Stefano, il capoluogo del comune di Monte Argentario, al cui porto ci sono gli imbarchi per le isole del Giglio e di Giannutri. Nel pomeriggio di solito rientrano i pescatori con il pesce fresco, un appuntamento immancabile per chi voglia poi cimentarsi ai fornelli in ricette locali. A dominare l’abitato si erge la Fortezza Spagnola, a cui si arriva salendo per le ripide stradine del borgo, costruita tra la fine del XVI e gli inizi del XVII. Furono infatti gli Spagnoli nel 1500 ad occupare la zona e a costruire la serie di fortificazioni costiere.

 

Dalla parte opposta del promontorio, verso sud, sorge Porto Ercole, un borgo antico con un pittoresco porticciolo. Proprio qui arrivò nel 1610 Caravaggio in fuga per l’accusa di omicidio; ed è qui che pare siano conservate le sue spoglie, perché qui morì, come scrisse il suo biografo Giovanni Pietro Bellori: "agitato miseramente da affanno e da cordoglio, scorrendo il lido al più caldo del sole estivo, giunto a Porto Ercole si abbandonò, e sorpreso da febbre maligna morì in pochi giorni” il 18 luglio 1610. Addentrandosi nel centro storico attraverso la Porta Pisana (in Via Ricasoli) percorrendo i vicoli si incontrano il Palazzo del Governatore e l’antica chiesa di Sant’Erasmo, mentre seguendo con lo sguardo la cinta muraria si vede la Rocca. Non l’unica fortezza dei dintorni: ci sono Forte San Filippo, Forte Santa Caterina ed il Forte Stella.

 

Non si può fare a meno di tuffarsi nelle acque limpide dell’Argentario: se il nostro viaggiatore ama la spiaggia sabbiosa sicuramente la sistemazione più semplice e comoda è ai tomboli, la Feniglia a sud, dove si trovano stabilimenti attrezzati e comodi parcheggi e la Gianella a nord di Orbetello. Indescrivibile la bellezza dei tramonti che si godono in religioso silenzio nelle parti più selvagge di queste spiagge, quando i bagnanti se ne vanno e lasciano spazio all’espressione della natura.


A Porto Ercole ci si può fermare a fare un bagno alla piccola spiaggia di Cala Galera, proprio accanto al porto omonimo; ai piedi del Forte Stella ci sono invece la spiaggia della Piletta e la Spiaggia Lunga, facilmente raggiungibili dalla strada panoramica; proseguendo verso sud si trova la Grotta Azzurra. Da Porto Santo Stefano invece le spiagge più comode da raggiungere sono la Baia d’Argento, La Cantoniera e la Cala Grande che ha un panorama magnifico. Se si scende lungo la costa occidentale si trova una delle spiagge più belle di tutto l’Argentario, la Cala del Gesso, poi Cala Moresca e Cala Piccola (privata), poi Le Cannelle e Cala Mar Morto, una spiaggia con scogli, protetta dal mare da una barriera naturale, ideale per un bagno in totale relax.

 

Rimettiamoci in viaggio verso sud lungo il tracciato dell’antica via consolare Aurelia, sulla quale, ad Ansedonia, si trova una delle poche stazioni di posta rimaste, una locanda per l’antico viaggiatore a cavallo o in carrozza, dove il moderno viaggiatore oltre che al soggiorno si abbandona al piacere gastronomico con la miglior bistecca della zona. La Locanda di Ansedonia (www.locandadiansedonia.com), è segnalata fra i migliori ristoranti nella guida “Braciamiancora” di Michele Ruschioni, bibbia delle steakhouse e macellerie d’Italia, e spicca per la passione che viene dedicata al menù della carne. 


In questa zona non si può perdere la meraviglia della Tagliata Etrusca e dello Spacco della Regina: ai piedi della collina di Ansedonia, laddove sorgeva il porto della città di Cosa, nei pressi della spiaggia nera - per la presenza di ferro e pomice - si nota una grande parete rocciosa, alla cui base si trovano i resti di un sistema idraulico dell'epoca romana (non etrusca, a dispetto del nome) costruito per far defluire le acque ed evitare l'insabbiamento dell'antico porto. E’ un sistema di canali che si apprezza meglio dall’alto, salendo sul fianco del promontorio. Si può vedere come fosse nel momento del suo massimo splendore guardando la fedele ricostruzione conservata nel museo di Ansedonia, all'interno del parco archeologico della città di Cosa. Non distante il nostro viaggiatore si cimenta in un percorso non adatto a tutti, ma che vale la pena per quell’opera della natura chiamata Spacco della Regina, una grotta a cui è bene accedere con torcia e scarpette adatte. Un luogo magico, senza dimensione; prima tutto nero, poi zone di luce e ombra, poi un fascio di luce filtrata da una fenditura nella roccia; ancora buio fra le pareti strette e infine ecco aprirsi l’antro ben illuminato dall’alto grazie ad uno squarcio suggestivo che si slancia verso l’alto tanto da lasciar passare i raggi del sole. La leggenda narra che la regina etrusca Ansedonia amasse farci il bagno, lontana da occhi indiscreti; probabilmente fu tempio per riti religiosi o magici; qualcuno racconta che la regina, rapita dai pirati turchi, fosse riuscita a scappare trovando rifugio proprio qui, dove avrebbe nascosto anche il suo prezioso tesoro mai rinvenuto. Più realisticamente lo Spacco della Regina è un tratto di Tagliata franato.

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