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Busseto luogo dell’anima, tra Verdi e Guareschi

Musei, statue, luoghi iconici, teatri come salotti: la città è dedicata al grande compositore

Luoghi dell’anima:  la bella Busseto, patria di Giuseppe Verdi

È un luogo dell’anima, Busseto (PR). Uno di quei posti, per usare una terminologia familiare ai territori della Food Valley, che giustificano il detto secondo cui nella botte piccola c’è il vino buono. 
 

Tutto a Busseto parla di Giuseppe Verdi, illustre cittadino nato il 10 ottobre del 1813 in una casa rurale della frazione Roncole affacciata sulla chiesa nella quale apprese i primi rudimenti d’organo e che oggi, è diventata il museo multimediale dal quale partire per andare alla scoperta del mondo verdiano.

Casa Barezzi - A Busseto, una bella statua del compositore veglia sulla piazza centrale e poco lontano ecco Casa Barezzi, oggi  museo verdiano ma un tempo dimora dell’imprenditore che scoprì il talento di quello che sarebbe diventato suo genero dopo aver sposato la figlia,  Margherita Barezzi. Queste stanze, che espongono cimeli, lettere autografe, ritratti, documenti e memorabilia, sono il laboratorio in cui vennero studiate e composte le sinfonie giovanili di Verdi, che nel Salone ottocentesco – allora sede della Filarmonica Bussetana e in seguito affidato alla cura dell’Associazione Amici di Verdi - tenne la sua prima esibizione pubblica. 

Il Teatro Verdi - Il più bel salotto cittadino è però il Teatro Giuseppe Verdi, ricavato all’interno della Rocca (già Castello dei Pallavicino) di fondazione duecentesca e inaugurato nel 1868 con una rappresentazione del Rigoletto disertata dal suo stesso autore che, per qualche motivo, mai mise piede nell’edificio a lui dedicato. Anche i più grandi possono sbagliare, perché il gioiello lirico di Busseto, con una capienza di 300 spettatori, è considerato un simbolo della melodrammatica verdiana, frequentato negli anni da leggende come Arturo ,Toscanini Franco Zeffirelli e Riccardo Muti

Dimore nobiliari - Alla mondanità delle esecuzioni in pompa magna, il Maestro avrebbe preferito probabilmente il silenzio del parco che circonda la cinquecentesca Villa Pallavicino, le sue sale affrescate da Evangelista Draghi, Ilario Spolverini e Pietro Rubini e decorate dagli stucchi di Carlo Bossi: anticamente denominata “Boffalora” e popolarmente Palazzo dei Marchesi, è tra le più splendide residenze nobiliari del Parmense, con pianta a cinque moduli a scacchiera che ricordano lo stemma dei Signori di Busseto.  Attraverso le riproduzioni delle scenografie originali di Casa Ricordi, le luci teatrali, i costumi delle eroine verdiane, il salotto, la sala della musica, la sala della Messa da Requiem e le audioguide in 4 lingue con testi di Philippe Daverio, il Museo Nazionale Giuseppe Verdi che qui ha sede racconta la vita e l’arte del compositore lirico più rappresentato al mondo, mentre le scuderie accolgono il Museo Renata Tebaldi.

Il ristorante museo - C’è poi un eccezionale figlio “adottivo” di Busseto: Giovannino Guareschi, che proprio a pochi passi dalla casa natale di Giuseppe Verdi, volle aprire nel 1964 un bar con annesso ristorante, che oggi è sede dell’esposizione permanente dedicata allo scrittore. Nell’ex sala da pranzo di Casa Guareschi a Roncole Verdi, Il Club dei Ventitré ha curato l’allestimento della Mostra antologica permanente “Giovannino nostro babbo”, che raccoglie libri, numeri del Candido e del Bertoldo, appunti, disegni, vignette, lettere e molto altro ancora sulla vita e le opere dello scrittore di Fontanelle, creatore, tra le altre cose, della saga di Don Camillo e Peppone.
 
Nel cuore della Food Valley
- Ma Busseto riluce anche per la sua  cultura enogastronomica, con i famosi insaccati, decantati peraltro dallo stesso Giuseppe Verdi, grande amante della cucina schietta e saporita, tipica di queste terre. C’è la tradizionale spongata, torta dalla forma piatta e rotonda, la cui ricetta – a base di pane abbrustolito, amaretti, noci, miele, zucchero, pinoli, uva sultanina, chiodi di garofano, noce moscata, cannella, scorza d’arancia, vino bianco – è documentata fin dal ‘300. 

Per maggiori informazioni: www.bussetolive.com  
 

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