Solo sei degli eredi sono nati da relazioni ufficiali, gli altri tramite donazione di sperma: "Ma per me sono tutti uguali", ha detto l'imprenditore quarantenne che da giovane ha vissuto anche in Italia
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Pavel Durov non si è accontentato di essere solo il papà del "Facebook russo" VK e della popolare app di messaggistica Telegram. Il "Mark Zuckerberg di San Pietroburgo" ha infatti dato i natali anche a molto altro, anzi a molti altri: alla soglia dei quarantanni è lui stesso a confermare come ci siano più di 100 suoi figli disseminati per il globo, professandosi oltretutto molto orgoglioso di questa carica dei 106 eredi. Solo sei di questi sono stati avuti da relazioni ufficiali, mentre la maggioranza è il risultato di un concepimento tramite donazione di sperma. Non che per Durov questo faccia poi troppa differenza: "Sono tutti figli miei e avranno tutti gli stessi diritti! Non voglio che si distruggano a vicenda dopo la mia morte", ha detto in un'intervista al magazine francese Le Point, in cui ha parlato anche del suo testamento.
L'imprenditore ha assicurato di aver già messo nero su bianco le sue ultime volontà, disponendo la divisione del suo astronomico patrimonio per tutti i numerosi eredi. Unica condizione: potranno riscuotere l'eredità solo a trent'anni dall'uscita dell'articolo in cui ha annunciato la sua decisione: "Voglio che crescano come persone comuni, che si costruiscano da soli, che imparino a fidarsi di loro stessi, che non dipendano da un conto in banca", ha spiegato il magnate.
Ma a quanto ammontano le ricchezze di Durov? Nel 2022 Forbes lo aveva inserito al 115º posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato di 15,1 miliardi di dollari. Da allora qualcuno giura addirittura che il tycoon del tech abbia visto lievitare ancora il suo conto in banca, tenendo presente anche quanto sia difficile quantificare il valore effettivo di realtà come Telegram.
Da parte sua, l'interessato ha sempre glissato sull'argomento: "Le mie liquidità sono molto inferiori a quanto dicono e non derivano da Telegram, quanto piuttosto dagli investimenti in bitcoin che ho fatto nel 2013", ha detto nell'intervista in cui ha raccontato la storia della sua famiglia decisamente allargata. Durov ha iniziato a donare sperma in una clinica suggeritagli da un amico ormai quindici anni fa e da allora, stando ai suoi calcoli, avrebbe contribuito alla nascita di un centinaio di bambini in ben 12 Paesi diversi.
Anche per questo Pavel si considera cittadino del mondo. D'altra parte da quando è nato il 10 ottobre 1984 non ha mai vissuto troppo a lungo in un posto. Dopo aver visto la luce in quella che al tempo si chiamava ancora Leningrado, Durov ha presto lasciato la Russia con il resto della famiglia per seguire il padre professore universitario di filologia classica. Tra i 4 e gli 8 anni ha anche vissuto in Italia a Torino, un periodo di cui gli è rimasto un bel ricordo: "Ogni volta che sento qualcuno che parla italiano, mi emoziono", ha raccontato.
In età adulta ha continuato a far fatica a trovare stabilità in un posto. Nel 2016 lasciò di nuovo la Russia dopo essersi rifiutato di condividere con il governo i dati degli utenti del social network che aveva fondato, VK (molto popolare a quelle latitudini). Si rifugiò in Francia, dove però lo inseguirono anche i guai. Ad agosto 2024 Durov è stato accusato di complicità nelle attività criminali che si svolgevano su Telegram, fra cui traffico di droghe e diffusione di materiale pedopornografico, per via delle mancanze nelle regole di moderazione della piattaforma.
Accuse da lui sempre rigettate con un'equazione piuttosto immediata e forse semplicistica: "Il fatto che dei criminali usino il nostro servizio — come tanti altri — non significa che chi lo gestisce lo sia a sua volta".
Oggi, dopo essersi trasferito ancora, stavolta a Dubai (dove c'è anche la sede di Telegram) sembra più sereno. Ha anche ricevuto la cittadinanza degli Emirati Arabi, la sua terza dopo quella russa e quella francese. Ma, nonostante tutto, si sente ancora in fondo in costante pericolo: "Il mio lavoro comporta dei rischi: mi sono fatto molti nemici per difendere le libertà di parola, anche persone molto potenti", ha detto a "Le Point" per giustificare il suo precoce testamento.
La paura di Durov è quella che possa lasciare questo mondo senza essere riuscito a garantire un futuro alla sua numerosa prole e al suo "figlio tecnologico "Telegram". Come Elon Musk sembra che il russo sia ossessionato dal suo lascito e in generale dal fare figli, una questione che sta a cuore anche al co-fondatore di Skype Jaan Talliin. Tanti però assimilano spesso l'esuberante Durov soprattutto a Musk, per quanto il primo non sia proprio convinto dell'accostamento: "Siamo molto diversi. Elon dirige diverse società, mentre io solo una. Elon può essere molto emotivo, mentre io cerco di pensare molto prima di agire. Ma questa può anche essere l’origine della sua forza", ha detto Durov.
Verrebbe da chiedersi cosa nascerebbe dall'unione tra un figlio di Mister Telegram con uno di quelli del patron di Tesla. Forse non lo sapremo mai anche se, considerando quanti figli entrambi i miliardari hanno disseminato per il mondo, non è del tutto da escludere un matrimonio futuro tra due dei tanti eredi.