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Il governo delle imprese? Un gioco in cui sono fondamentali le regole

È un'analisi “out of the box” quella di Matteo Bonelli: senza fermarsi ai modelli standard, prende in considerazione anche aspetti psicologici e irrazionali, per aver un quadro organico e mai dogmatico

Spesso, quando si parla del funzionamento degli organi della governance, teoria e pratica restano distanti. Molti saggi si limitano ad analizzare un “modello standard”, che risulta però difficile da applicare nei contesti attuali, in cui è fondamentale invece considerare diverse variabili. È proprio per scartare da questo tipo di impostazione che nasce “Le scatole dei giochi di governance. Algoritmi e sistemi operativi delle organizzazioni” di Matteo Bonelli (Giappichelli, 336 pagine a 31,35 euro o ebook a 28,99). L’autore ha infatti visto la necessità di esplorare nuovi territori, legati alla psicologia, in cui siano inclusi anche comportamenti irrazionali e una serie di “giochi” che sfuggono ai modelli tradizionali.

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Il metodo d’analisi seguito dall’autore vuole confutare alcuni dogmi delle teorie standard, “a cominciare dal pregiudizio che il funzionamento di un’organizzazione dipenda (solo) dal funzionamento dei suoi organi di governo e controllo, e non (anche) dall’insieme dei giochi del suo sistema di relazioni”. L’obiettivo è quello di assumere una prospettiva da “non iniziato e fuori dalle regole”, o per dirla in inglese “out of the box”, “fuori dalla scatola”, da cui il titolo del libro. "Questo testo vuole essere un vademecum per persone che si pongono dei problemi organizzativi, per spingerli a farsi le domande giuste e auspicabilmente trovare le risposte", spiega a Tgcomlab l'avvocato Matteo Bonelli, "Il lettore di riferimento può essere un manager che vuole migliorare il funzionamento della sua organizzazione, un economista che deve inquadrare le dinamiche dell’organizzazione, un giurista, uno statista che abbia l’obiettivo del bene comune". 

 

Il saggio è diviso in tre sezioni: la prima è dedicata alle basi teoriche dei ragionamenti e ai campi di gioco; con la seconda si entra nel vivo della questione, osservando i contenuti delle “scatole” dei giochi; nell’ultima sezione invece si analizzano alcune ipotesi per ottimizzare i giochi, sia in generale, sia in relazione ad alcuni tipi specifici di organizzazione. Il filo conduttore è l’idea che sia necessario mettersi in una prospettiva diversa: secondo Bonelli, “abbondano le opere divulgative dedicate alla crescita personale, al self-help, all’autostima, al successo [...]. Alcune di queste si possono trovare perfino sugli scaffali di autogrill e supermercati. Come se il successo fosse (solo) una questione individuale e non organizzativa”. 

 

Uno sguardo inedito riguarda anche un aspetto che permea continuamente le nostre vite e che a volte viviamo con insofferenza: le regole. “Personalmente ritengo che le regole siano la ragione principale, se non ultima, della prosperità o del declino di ogni organizzazione, privata o pubblica. Fino al punto di ritenere che, per usare le parole di Nassim Taleb, ‘con le giuste regole una manica di idioti produce un mercato efficiente’. Non tutti saranno d’accordo, ma forse potrebbero concordare che una maggiore fiducia nelle regole ci aiuterebbe ad affrontare più costruttivamente la rassegnazione in cui siamo piombati”.

 

Ma trovare buone regole non è per niente facile, anche perché tutte le regole interagiscono e si condizionano reciprocamente. Una nuova regola, insomma, è come una nuova specie di essere vivente: i suoi effetti sull’ecosistema dipendono dalla sua interazione, spesso imprevedibile, con un sistema complesso. "Un ecosistema però si autoregola - continua Bonelli - se a un certo punto ci sono troppi esemplari di una specie, il loro cibo inizierà a scarseggiare e i numeri si ridurranno. In un sistema di regole invece è necessario un intervento esterno, che elimini le ridondanze e le norme inutili o dannose. Purtroppo spesso questo non accade, e perfino il 'decreto semplificazione' di turno è difficile da interpretare". 

 

 

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