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#Addicted, ecco come la tecnologia ci ha reso dipendenti da web e smartphone

Il saggio della giornalista Gea Scancarello racconta come la tecnologia persuasiva stia modificando il nostro cervello, i nostri comportamenti e le nostre abitudini

A nostra insaputa, la tecnologia pensata per essere al servizio dell’uomo ha finito per renderci dipendenti da smartphone, social network, applicazioni e videogame. L'autrice di "#Addicted. Viaggio dentro le manipolazioni della tecnologia" è la giornalista Gea Scancarello: il volume edito da Hoepli (disponibile in versione ebook-epub a 9,99 euro e cartacea a 14,90 euro) affronta la relazione patologica che abbiamo con i nostri dispositivi e rovescia la prospettiva comune, denunciando la responsabilità dell’industria più potente e meno trasparente al mondo, i signori della Silicon Valley. Un libro per chi pensa al futuro e alle trasformazioni in corso. Per chi si pone domande di tipo pratico, ma anche etico sul perché a un certo punto ci siamo ritrovati tutti addicted ai nostri dispositivi. 

Un saggio che racconta attraverso solide evidenze scientifiche come la cosiddetta tecnologia persuasiva stia modificando il nostro cervello, i nostri comportamenti e le nostre abitudini, rendendoci addicted.

 

Come ci ricorda l'autrice nell'introduzione, "sono passati 12 anni da quando il primo iPhone è comparso sulla scena  - prendiamolo come riferimento di un’intera categoria di “dispositivi intelligenti” – e siamo assolutamente persi senza il navigatore GPS che contiene, senza i numeri che non conosciamo più a memoria, senza la possibilità di mandare a chiunque un messaggio in tempo reale, senza poter controllare sull’agenda digitale gli impegni della giornata, senza la possibilità di cercare su Google l’informazione che non ricordiamo o di ripescare nelle e-mail i dati che ci servono [...] Esiste però un altro tipo di dipendenza, non solo dallo smart-phone ma più genericamente da Internet e da ciò che Internet ha reso possibile, ed è quella che proviamo a indagare in questo libro. Una dipendenza meno codificabile, benché manifesta. Si tratta del nostro chattare costantemente, del tempo che trascorriamo sui social network senza volerlo davvero, dell’importanza che hanno mi piace e cuori, della tendenza ad assorbire passivamente i video che YouTube e altre piattaforme ci propongono, del controllare la posta elettronica in piena notte, dello scattare a ogni notifica". 

 

 

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