Son circa 6 mila i casi l'anno, di cui 4.800 già in fase avanzata. La prof.ssa Fagotti: “L’IA è alleata della diagnosi precoce”
In occasione della 13ª Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, il Ministero della Salute ha scelto un gesto simbolico per sensibilizzare l’opinione pubblica: la sede centrale sul Lungotevere Ripa, a Roma, si è illuminata di azzurro tiffany, il colore simbolo della lotta contro questa patologia. L’iniziativa è nata dall’invito dell’associazione Loto Odv, impegnata da oltre un decennio nella sensibilizzazione e nel supporto alla ricerca su una malattia che colpisce ogni anno più di 6.000 donne in Italia. Il gesto ha anche un significato commemorativo: è un omaggio al professor Giovanni Scambia, pioniere della ginecologia oncologica italiana, recentemente scomparso, che ha dedicato la sua carriera alla cura delle donne affette da tumori ginecologici.
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Un tumore silenzioso e letale: “Più attenzione alla diagnosi precoce”
Il tumore ovarico è una delle forme di cancro femminile più subdole e meno conosciute. I sintomi iniziali - gonfiore addominale, meteorismo, bisogno frequente di urinare - sono spesso vaghi e sottovalutati, rendendo difficile una diagnosi precoce. Il risultato è che la maggior parte dei casi viene scoperta in fase avanzata, quando le possibilità di sopravvivenza si riducono drasticamente: secondo i dati AIRTUM e AIOM, la sopravvivenza a 5 anni è ferma attorno al 43%. Tuttavia, gli sforzi della comunità scientifica internazionale stanno iniziando a dare i primi frutti. I tassi di mortalità sono in lenta ma costante diminuzione, grazie a strategie terapeutiche sempre più personalizzate e all’utilizzo di nuove tecnologie in ambito diagnostico e chirurgico.
L’8 maggio, un fronte globale per cambiare la storia della malattia
A livello internazionale, oltre 200 organizzazioni riunite nella World Ovarian Cancer Coalition hanno unito le forze l’8 maggio per chiedere maggiore attenzione alla patologia da parte della comunità sanitaria globale. La previsione, se nulla cambierà, è drammatica: entro il 2050, 12 milioni di donne riceveranno una diagnosi di tumore ovarico e 8 milioni perderanno la vita.
In Italia, accanto all’illuminazione del Ministero, sono stati numerosi gli eventi di approfondimento scientifico. Tra questi, lo spot televisivo con Serena Autieri, testimonial di Loto Odv, in onda sulle reti Mediaset, e convegni di rilievo come lo Spring Break 2025 – Keep blooming di GSK e l’annuale Convegno Nazionale sul Tumore Ovarico di Bologna, dove si sono riuniti esperti da tutta Italia per discutere diagnosi, trattamenti e strategie future.
Tecnologia e ricerca: l’IA come alleata contro il tumore
Un elemento di svolta nella battaglia contro il tumore ovarico è rappresentato dall’introduzione dell’intelligenza artificiale nei processi diagnostici e terapeutici. La prof.ssa Anna Fagotti, ginecologa oncologa del Policlinico Gemelli e presidente della ESGO, sottolinea come le nuove tecnologie stiano migliorando la capacità di identificare precocemente la malattia e di personalizzare i trattamenti. “La chirurgia continua a essere il pilastro del trattamento, ma oggi abbiamo strumenti innovativi come la chirurgia robotica, le tecniche di fluorescenza intraoperatoria e l’analisi genetica del tumore per orientare le scelte terapeutiche in modo mirato - spiega la prof.ssa Fagotti - L’IA permette inoltre di analizzare enormi quantità di dati clinici e immagini radiologiche, aumentando la precisione della diagnosi e aiutando a prevedere la risposta ai trattamenti”.
L’importanza dei centri specializzati: “Curarsi dove si trattano più casi”
Non tutte le strutture sanitarie offrono lo stesso livello di esperienza nella gestione di tumori rari e complessi come quello ovarico. Per questo Sandra Balboni, presidente di Loto Odv, lancia un appello chiaro: “È fondamentale rivolgersi a centri di riferimento ad alto volume di casi, dove operano équipe multidisciplinari di ginecologi, oncologi, radiologi, anatomo-patologi ed esperti di terapie di supporto”. In Italia, purtroppo, molte pazienti si affidano ancora a strutture di prossimità, non sempre attrezzate per trattare efficacemente questa malattia. “La scelta del centro può fare la differenza tra la vita e la morte" avverte Balboni, ricordando che i centri specializzati registrano i tassi di sopravvivenza più alti.
Una battaglia che riguarda tutti: informare per salvare vite
Ogni gesto di sensibilizzazione, ogni iniziativa scientifica e ogni testimonianza contribuiscono a portare alla luce una patologia ancora troppo ignorata. Il colore tiffany che ha illuminato il Ministero della Salute è un simbolo, ma anche un impegno: quello di rompere il silenzio sul tumore ovarico, sostenere la ricerca e accompagnare le donne lungo il percorso più difficile della loro vita.
Per informazioni e supporto: www.lotoonlus.org