CAMBIO DI ABITUDINI

"Io ballo da sola" conquista anche i dancefloor: ecco perché

Dopo la pandemia, la solitudine non fa più paura. È la nuova forma di libertà di una generazione che ha imparato a scegliere se stessa, anche nella folla

27 Ott 2025 - 07:00
 © Istockphoto

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Un tempo la solitudine era un segno di timidezza o isolamento. Oggi, è diventata sinonimo di libertà. Dopo la pandemia, la cultura del "fare da soli" - dai viaggi alle cene, fino ai concerti - ha conquistato anche i dancefloor. Negli ultimi anni, i "solo ravers" sono diventati una presenza costante nei grandi eventi musicali. Non si tratta di persone in cerca di compagnia, ma di individui che scelgono la libertà di ballare a modo proprio. Secondo un sondaggio di Ticketmaster, la percentuale di chi partecipa da solo a un evento musicale è passata dall'8% del 2019 al 29% di oggi. E i festival si sono adattati: a Reading e Leeds esistono aree campeggio dedicate ai "solo campers", mentre online si moltiplicano community come London Solo Ravers e chat di gruppo per chi sceglie di ballare senza amici al seguito.

La nuova rivoluzione della socialità

 Dietro questa scelta non c’è isolamento, ma curiosità. Secondo la ricercatrice Karenza Moore, esperta di club culture all'Università di Newcastle, la spinta principale è l'amore per un genere musicale specifico: "A volte ami un suono che nessun altro capisce e allora vai, anche da solo". Ma c’è anche una componente economica: tra crisi del costo della vita e agende sempre più disallineate, trovare amici con cui condividere passioni non è scontato. Così, chi non vuole rinunciare alla propria musica sceglie la via più semplice: esserci comunque.

Dallo stigma alla libertà

 Se prima l'idea di andare da soli a una serata poteva sembrare triste, oggi è quasi cool. Il post-pandemia ha riscritto le regole della socialità, aprendo la strada a eventi per sconosciuti, camminate di gruppo e serate "solo per uno". "Le persone si sono stancate di relazioni solo digitali - spiega Moore - Ora vogliono vivere esperienze autentiche, nel mondo reale. Molti "solo ravers" sono adulti che conoscono bene i propri limiti e l'ambiente in cui si muovono. La maggiore attenzione alla sicurezza e al benessere nei festival ha reso gli eventi dal vivo spazi più accoglienti e protetti. In molti raccontano di sentirsi più a loro agio ai rave che nei club perché lì la gente è per la musica, non per l’alcol o per rimorchiare.

Ballare con se stessi

 Per molti, la vera ricompensa è la sensazione di autosufficienza e nella curiosità di incontrare persone che si sa in partenza non si incontreranno più. E così, tra una cassa dritta e una melodia techno, si scopre che stare da soli non significa essere soli.