L’ex attrice bambina è morta a 57 anni a Colorado Springs. Soffriva di osteogenesi imperfetta, la malattia rara che aveva portato sullo schermo negli anni 80
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È morta a 57 anni Melanie Watson, l’attrice che da bambina aveva dato un volto alla dolce Kathy Gordon nella sitcom americana "Il mio amico Arnold". A renderlo noto è stato il fratello Robert, che ha spiegato come la donna fosse stata ricoverata d’urgenza a Colorado Springs per una grave emorragia interna. Le sue condizioni si sono aggravate rapidamente e, nonostante ogni tentativo dei medici, non c’è stato nulla da fare.
Il suo nome, per molti, resterà legato a una delle serie simbolo della tv anni 80, "Diff’rent Strokes", arrivata in Italia prima con il titolo "Harlem contro Manhattan" e poi "Il mio amico Arnold". Un piccolo fenomeno televisivo che seppe affrontare temi sociali con leggerezza e intelligenza. E tra quei volti, Kathy, la bambina con le ossa fragili, aveva lasciato un segno indelebile.
Melanie Watson interpretava Kathy Gordon, l’amica di Arnold Jackson, il personaggio reso celebre da Gary Coleman. Non un ruolo marginale: Kathy era una bambina affetta da osteogenesi imperfetta, la stessa malattia di cui soffriva l’attrice nella vita reale. Una scelta rivoluzionaria per l’epoca, quando la rappresentazione della disabilità in tv era praticamente inesistente. Watson apparve in quattro stagioni della serie, tra il 1981 e il 1986, portando sullo schermo un personaggio autentico e dolce, capace di educare lo spettatore senza mai cedere alla retorica. “Non volevo che la gente provasse pena - aveva raccontato anni dopo - ma che vedesse una bambina come le altre, solo un po’ più fragile”.
Nata a Dana Point, in California, Melanie aveva imparato presto a convivere con l’osteogenesi imperfetta, una condizione genetica che indebolisce le ossa rendendole estremamente vulnerabili. Una malattia rara che non le impedì di sognare e di affrontare la vita con coraggio. Dopo la parentesi televisiva, Watson non scomparve dalle scene: scelse solo un’altra forma di presenza. Fu tra le promotrici di Train Rite, un’organizzazione dedicata all’addestramento di cani provenienti da rifugi per assistere persone con disabilità. Un progetto concreto, silenzioso e coerente con la sua visione di solidarietà.
Con il tempo, Melanie era diventata una figura di riferimento nel mondo dell’attivismo per i diritti delle persone con disabilità. Continuò a partecipare a iniziative e conferenze, raccontando la sua esperienza con tono ironico e realista. “La mia fragilità è solo una parte di me - diceva - ma non mi definisce”. Sui social, molti l’hanno ricordata come una pioniera. “Ha aperto la strada agli attori con disabilità”, ha scritto un utente. E non è difficile crederlo: quando negli anni 80 la televisione tendeva a nascondere la diversità, Kathy Gordon, e con lei Melanie, la portavano in scena con naturalezza e orgoglio.
I medici, racconta il fratello Robert, si dicevano spesso stupiti della sua longevità, ma lei non amava sentirsi eccezionale. Preferiva concentrarsi su ciò che poteva fare, e lo faceva fino in fondo. “Melanie viveva ogni giorno come un’occasione per imparare qualcosa - ha detto il fratello - e per insegnarlo agli altri, senza mai perdere il sorriso”. La sua storia resta una lezione di forza e autenticità: non solo per chi ha amato la tv di quegli anni, ma per chiunque creda che la fragilità possa trasformarsi in coraggio.