Colleghi e sindacati a fianco del presentatore, epurato da Abc dopo alcuni commenti sull'omicidio di Charlie Kirk
Jimmy Kimmel © IPA
Dopo la sospensione del "Jimmy Kimmel Live!" a tempo indeterminato dalla Abc, molte celebrità di Hollywood hanno fatto quadrato intorno al presentatore. Il provvedimento è stato preso dal network in seguito ai commenti del conduttore riguardo all'omicidio di Charlie Kirk. "Abbiamo toccato il fondo con la gang Maga che cerca disperatamente di far passare questo ragazzo che ha ucciso Charlie Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro", aveva detto Kimmel durante il suo show.
Jimmy Kimmel da tempo era finito nel mirino di Donald Trump e del mondo Maga. Una crociata quella verso i network americani ritenuti nemici del presidente, che Brendan Carr (presidente della Federal Communications Commission) intende portare avanti. Carr ha detto che "non abbiamo ancora finito" con i cambiamenti nell'ecosistema dei media. "Non credo che questa sia l'ultima sorpresa. Si tratta di uno spostamento enorme che sta avvenendo nell'ecosistema mediatico, e le conseguenze continueranno a manifestarsi", ha assicurato. Ora sotto attacco ci sarebbe un altro programma di Abc, il talk show "The View".
Tra i colleghi che hanno levato gli scudi in difesa di Kimmel c'è la comica Sarah Silverman che lo ha descritto come "una voce che ha sempre detto la verità, anche quando faceva male". Il rivale televisivo Stephen Colbert, conduttore del Late Show su CBS e figura di spicco nella satira politica americana, ha affermato: "Licenziare Jimmy significa mandare un messaggio a tutti noi". Anche Seth Meyers, presentatore del "Late Night with Seth Meyers" su NBC ed ex volto di "Saturday Night Live", ha aggiunto: "Kimmel è il Tom Brady della Late Night. Se se ne va lui, è una perdita per tutti".
Anche la reazione del mondo del cinema non è tardata ad arrivare. Judd Apatow, regista e produttore di commedie cult come "Molto incinta" e "40 anni vergine", ha definito la decisione “una censura mascherata” e Mark Ruffalo, noto per il suo ruolo di Hulk e per il suo impegno ambientale e sociale, ha twittato: "La satira è parte della democrazia. Limitare lo spazio a chi la pratica è pericoloso". Rosie O'Donnell definito la situazione "inaccettabile" e ha criticato l'amministrazione attuale e i dirigenti aziendali che si piegano al "mostro arancione", affermando che "l'America non esiste più".
La Writers Guild of America (WGA), il sindacato che rappresenta sceneggiatori e autori televisivi e cinematografici, ha espresso preoccupazione. Fonti vicine all'associazione hanno parlato di "un segnale inquietante per la libertà creativa. Il suo licenziamento non è solo una questione personale, ma tocca il cuore del rapporto tra scrittura, satira e potere".