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Diodato: “Faccio rumore per tutte le persone che lottano ogni giorno”

Il vincitore della 70.esima edizione del Festival si racconta a Tgcom24 dopo la vittoria


 sanremo diodato
Ansa

Era tra i favoriti di questo Festival di Sanremo fin dalla vigilia, ma per Diodato non è stato comunque facile. Cantautore impegnato ma di nicchia, ha scalato il podio giorno dopo giorno. La sua “Fai rumore” è piaciuta a tutti, trasversalmente. “Mi sono messo a nudo - racconta a Tgcom24 - e quando ti racconti senza finzione arrivi alla gente”. A chi dedica la vittoria? “A tutte le persone che lottano... alla mia Taranto”.

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Diodato a chi dedichi questa vittoria?

Alla mia famiglia, che ha fatto tanto rumore nella mia vita e che in questi giorni ho sentito poco. Mi ha scioccato anche il rispetto che hanno avuto per la situazione. E lo dedico all’altra famiglia che si è creata, a quelli che hanno lavorato con me con delicatezza. Lo dedico alla mia città in cui bisogna fare rumore, a tutti quelli che lottano ogni giorno per una situazione insostenibile.

 

Non è stato facile per te farti conoscere...

C’è un movimento musicale che va rispettato e che lavora ogni giorno in maniera artigianale e che oggi comincia ad avere dei risultati. Oggi sto vivendo un sogno, credo fortemente ci sia musica importante nel nostro Paese è che vada fatta conoscere.

 

Cosa è arrivato della canzone?

Ho raccontato me stesso, delle mie intimità, sono andato a pescare nel mio vissuto... quando cerchi di dire la verità mettendoti a nudo, anche provando vergogna nel dire certe cose, ti connetti umanamente con qualcun altro, la cosa che mi ha colpito di più e che la gente mi dice “hai scritto la mia canzone”... succede solo quando tu racconti una tua intima verità. Qualcosa che "puzza" di te, è quello il momento in cui ci somigliamo tutti. Se riesci ad essere sincero con te stesso quella emotività arriva a chi ti ascolta.

 

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Passi dai club con centinaia di persone alla vittoria di Sanremo: come te lo spieghi?

Anche quando c’erano poche persone ad ascoltarmi ho sempre pensato di avere esattamente quello che mi merito. Il mio percorso musicale ha sempre ottenuto quello che meritavo. Prima mi esponevo fino a un cero punto, poi ho cominciato ad abbattere quel muro di incomunicabilità e sono riuscito ad avvicinarmi alla gente. Se oggi la gente si è avvicinata è perché io ho permesso loro di avvicinarsi. Voglio dedicare questo premio anche a quel bambino che sognava in quella stanza.

 

Andrai all’Eurovision?

Non ho niente da fare in quei giorni... ci vado! Battute a parte, sono felice di portare la musica italiana in giro nel mondo, si deve fare squadra, dobbiamo tornare ad essere esportatori di musica a livello Internazionale.. Abbiamo una forza che, come insegnava Domenico Modugno è molto riconoscibile, andrò sempre a lavorare all’estero ogni volta che me lo chiederanno...

 

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Questo successo aiuterà il Primo Maggio Tarantino che dirigi?

Userò sempre la mia forza per aiutare i miei amici di Taranto. Man mano che crescevo professionalmente ho invitato artisti sempre più importanti e userò sempre i miei amici per avere una grande cassa di risonanza per denunciare la situazione insostenibile di Taranto.

 

Il brano nasce da un dolore, dal male nasce il bene?

Non ho paura, sono arrivato qui continuando ad essere me stesso. Cosi condividerò questo momento con chi si vuole avvicinare alla mia musica. Arrivo qui dopo anni di gavette, piccoli locali, batoste... ho suonato in condizioni estreme e ho imparato a capire che anche 8 persone davanti a me andavano rispettate più di quelli che non c’erano. Suonerò per chi ha voglia di venire ai miei concerti. Ho imparato a sorridere, non è un caso che l’album si chiami "Che vita meravigliosa".

 

Cosa hai provato cantando sul palco di Sanremo?

L’ultima sera ho avuto una sensazione strana. Ho sentito una specie di presenza, come se si muovessero i capelli... non sentivo più la tensione della gara. C’era solo felicità.

 

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